Gender
L’ambasciata USA in Vaticano espone la bandiera LGBT
L’ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede ha esposto la bandiera arcobalenata LGBT fuori dalle proprie finestre in onore del «Pride Month», il mese – giugno – in cui il mondo moderno celebra l’orgoglio dell’omosessualità.
Lo rivela la stessa ambasciata statunitense con un post su Twitter.
Nel tweet, è possibile vedere la grande bandiera omosessualista pendere fuori dall’antico palazzo.
Today is the start of #Pride Month. The United States respects and promotes the equality and human dignity of all people including the LGBTQIA+ community. #PrideMonth #AllInclusive #Pride2022 pic.twitter.com/6VgN9R8c3J
— U.S. in Holy See (@USinHolySee) June 1, 2022
L’ambasciata USA si trova in territorio italiano, in via Sallustiana, non lontano dall’imponente Ambasciata USA presso l’Italia di Via Veneto.
Ci chiediamo se la diplomazia dell’amministrazione Biden abbia fatto lo stesso presso l’ambasciata di Riyadh, dei Paesi Africani o anche solo di Pechino – o in una qualsiasi nazione islamica: come lì la diplomazia sta celebrando il mese di orgoglio omosessualista?
Come riportato da Renovatio 21, il fenomeno si era ripetuto due anni fa a Mosca, e fu causa di derisione da parte di Vladimir Putin. Quando al presidente russo fu comunicato durante una videoconferenza televisiva che l’ambasciata degli Stati Uniti aveva una bandiera dell’orgoglio appesa davanti al suo edificio per celebrare il mese del Gay Pride di giugno, egli ha domandato: «Chi lavora in questo edificio?».
«Americani», gli fu risposto. «Lasciateli festeggiare» replicò infine il presidente. «Hanno mostrato qualcosa sulle persone che lavorano lì».
La festa del Pride Month ha origine violente: l’intero mese (si sono allargati) celebra la rivolta avvenuta la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 quando gli omosessuali di un locale gay – lo Stonewall Inn – reagì ad un’ispezione della Polizia scatenando una vera e propria rivolta violenta. Una squadra della Tactical Police Force della Polizia di Nuova York fu mandata a salvare gli agenti intrappolati nel locale. Una falange di agenti antisommossa brigò fino alle 4 del mattino per sedare il moto LGBT (all’epoca, ovviamente, tale acronimo non esisteva). A commemorazione della violenza omosessuale, il presidente Obama dichiarò il locale monumento nazionale nel 2016.
Riguardo all’opportunità di un simile gesto diplomatico in faccia alla Santa Sede – centrale mondiale della religione che vede nell’Orgoglio un peccato grave: è il peccato di Satana – bisogna abbracciare una visione realista: quanto del personale ecclesiastico in Vaticano è (sempre meno segretamente) omosessuale?
Quanti sacerdoti, vescovi, parteciperanno al gay pride che si sta per tenere a Roma? Intendiamoci: molti non faranno magari la marcia, ma quanti consacrati invece si getteranno nelle attività corollarie che ogni parata gaia può offrire?
Immagine da Twitter