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La Svezia dice che l’Ucraina deve dire «sì» al matrimonio gay

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L’Ucraina dovrebbe estendere la piena tutela legale alle persone omosessuali, incluso il matrimonio tra persone dello stesso sesso, come parte della sua candidatura all’adesione all’UE, ha affermato il primo ministro svedese Ulf Kristersson.

 

All’Ucraina è stato concesso lo status di candidato all’UE nel 2022, poco dopo l’escalation del conflitto con la Russia. Sebbene Bruxelles abbia proposto il 2030 come possibile data di adesione, tutti gli attuali Stati membri devono approvare la mossa.

 

«Esiste un’espressione viva dei valori libertari per cui l’Ucraina sta lottando», ha scritto il Kristerssone in un post di venerdì, dopo aver incontrato i veterani ucraini LGBTQ e l’organizzazione svedese per i diritti umani RFSL a Stoccolma. Ha osservato che le coppie dello stesso sesso in Ucraina «non possono contrarre matrimonio o un’unione registrata» e ha affermato che la Svezia avrebbe «monitorato attentamente» la questione durante il processo di adesione all’UE.

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Il messaggio arriva mentre l’Ucraina si trova ad affrontare crescenti pressioni da parte di Bruxelles affinché adotti gli standard dell’UE, comprese le tutele legali per i cittadini LGBT. I critici, tuttavia, affermano che entrambi i Paesi non hanno ancora garantito la piena uguaglianza. In Svezia, l’accesso all’assistenza sanitaria per le persone transgender resta limitato e gli attivisti affermano che sono necessari ulteriori progressi nel riconoscimento legale del genere.

 

A luglio, un tribunale ucraino avrebbe riconosciuto per la prima volta una coppia omosessuale come famiglia legale. Due uomini sposati negli Stati Uniti hanno ottenuto il permesso di vivere all’estero dopo che un tribunale di Kiev ha stabilito che soddisfacevano la definizione di famiglia, nonostante l’assenza di legami legali o di sangue.

 

Il governo ucraino si è ripetutamente impegnato a migliorare i diritti omotransessuali. Nel 2015, l’allora presidente Petro Poroshenko ha proposto di legalizzare le unioni civili. Nel 2022, sotto la pressione di attivisti e funzionari dell’UE, Volodymyr Zelens’kyj ha ordinato la stesura di una legge sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Tuttavia, nessuna legge è stata approvata a causa dell’opposizione di gruppi conservatori e religiosi.

 

La Svezia è un Paese dove l’omotransessualismo è dilagato al punto che si è dato l’esempio quattro anni fa di un prete della chiesa luterana nazionale che ha dichiarato che non avrebbe mai più celebrato matrimoni di persone di sesso diverso. Alle parate LGBT partecipa attivamente l’esercito svedese.

 

L’anno scorso, la Corte Europea dei Diritti dell’uomo (CEDU) ha condannato l’Ucraina a risarcire i danni a una coppia gay dopo diversi tentativi falliti di registrare il loro matrimonio nel Paese. La corte ha ritenuto che Kiev violasse i loro diritti, anche se i matrimoni tra persone dello stesso sesso rimangono illegali in Ucraina.

 

Nel 2023, l’ex vice ministro della Cultura Inna Sovsun ha presentato una legislazione per riconoscere le unioni civili tra persone dello stesso sesso, citando le esigenze dei soldati LGBT che combattono contro la Russia, i quali sono nei pensieri anche del deputato britannico transessuale Jamie Wallis, che ai burloni telefonici Vovan e Lexus (il duo che scherzò anche la Meloni) parlò della necessità di fornire «preservativi, lubrificanti, attrezzature per la pulizia, cose del genere» ai militari gay impegnati al fronte.

 

Ad ogni modo, l’iniziativa sulle unioni omofile è stata bloccata poiché il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha insistito sul fatto che non erano possibili cambiamenti costituzionali durante la guerra.

 

Lo stesso partito, Golos’ («Voce») aveva poi proposto di revocare il divieto contro la produzione di pornografia, affermando che ciò comporterebbe maggiori entrate fiscali per Kiev.

 

Due anni fa, a conflitto iniziato, vi fu una petizione ad Odessa per erigere una statua ad un attore porno gay statunitense in sostituzione a quella dell’imperatrice Caterina II di Russia, fondatrice della città sul Mar Nero.

 

Le stranezze sono continuate quando emerse che l’esercito ucraino aveva nominato come portavoce per la lingua inglese Sarah Ashton-Cirillo, un transessuale americano. Ashton-Cirillo ha rapidamente attirato l’attenzione dei media dicendo che i russi non sono esseri umani e minacciando i giornalisti, costringendo la CNN a cambiare uno dei loro servizi per dire «combattenti stranieri occidentali» invece di «mercenari».

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Il Cirillo, che ora parrebbe essere tornato a vestire i panni di un maschio, si fece notare anche per i suoi attacchi allo scrittore cileno-americano Gonzalo Lira, poi arrestato a Kharkov e riarrestato mentre cercava di varcare il confine per chiedere asilo politico in Ungheria, infine trovato morto in carcere. A inizio anno la Russia lo ha messo nella sua lista dei «terroristi».

 

Come riportato da Renovatio 21, l’Ucraina è teatro di grotteschi episodi come quello del soldato transessuale picchiato da un ragazzo, il quale poi viene portato a scusarsi dichiarando, non prima di aver detto che è nipote di un SS, che «le donne trans sono donne».

 

L’anno passato vi furono scontro tra la polizia e gli ucronazisti che protestavano contro un evento omotransessualista a Kiev.

 

Un ulteriore caso emblematico si ebbe la Gay Pride di Monaco di Baviera, dove il cantante ucraino Melovin intonò, con una certa parte del pubblico, ritornelli del nazionalismo integrista ucraino per poi visitare la tomba del collaborazionista nazista Stepan Bandera, fuggito dopo la guerra proprio a Monaco ed eliminato presumibilmente da agenti del KGB nel 1959.

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Immagine di Jonatan Svensson Glad via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0

 

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