Pensiero

La Regina della Morte è morta. Davvero volete piangere?

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Immaginavamo la sozzura di queste ore. Immaginavamo gli inviati da Londra con l’impermeabile e il tweed. Sapevamo che i giornali ci avrebbero tormentato, perché la monarchia tira sempre, in ispecie quella britannica, segnata da scandali di gravità inaudita, anche freschissimi – qualcuno ricorda Jeffrey Epstein, amicone del figlio Andrea, in posa nel capanno della Regina in Iscozia? Noi sì – di cui tutti ora si sono dimenticati con una velocità disperante.

 

Non un passo falso in vita sua, ci dicono. Non uno scandalo, ripetono, e pazienza se noi in mente abbiamo Diana e il resto.

 

Piangiottano raccontandoci: un’icona di stile, e pazienza se per anni veniva considerata la peggio vestita del pianeta.

 

Poi arriviamo al culmina: era una ispirata figura di leader cristiana. È a questo punto che vomitiamo, quando capiamo che nel piagnisteo elisabettiano ci sono di peso tutti i «conservatori». Perfino Tucker Carlson: una leader di ispirazione cristiana, ed evviva l’impero britannico, che è stato il più umano della storia. (Tucker, per una volta: ma che cazzo dici?)

 

Ah sì, giusto: Elisabetta per diritto dinastico era considerata anche il capo della chiesa anglicana: sì, sopra l’arcivescovo di Canterbury ci stava lei. – quelli che si lamentano della teocrazia vaticana, dove il papa almeno viene eletto, cosa pensano? Però aspetta: la regina è considerata anche il vertice della massoneria. Anzi no: è una leggenda metropolitana. Tuttavia, suo cugino il Duca di Kent…

 

Ma a chi importa, ora? Come è successo per la mascherina e la bandiera ucraina, ora bisogna tirar fuori il fazzoletto e singhiozzare singhiozzi anglomonarchici.

 

È rivoltante. Ci rendiamo conto di essere una minoranza, essendo tra quelli che rammentano la storia, anche quella più superficiale che tutti dovrebbero aver presente, più, va bene, qualche dettaglio più opaco.

 

Ma di chi stiamo parlando? Certo, come ci stanno ripetendo fino alla nausea, si trattava di una personcina delicata, al punto che poche settimane fa, per il giubileo, si è fatta da vedere dal popolo in carrozza… via ologramma. Proprio così: mica poteva fare lo sforzo, hanno montato un’immagine sintetica, dove lei appare giovane e sorridente mentre fa ciao con la manina al volgo.

 

 

Delicata come lo era la mamma, detta Elisabetta la Regina Madre: secondo il libro The Queen Mother: The Untold Story,  si sarebbe sottoposta ad una forma prototipale di inseminazione artificiale. La Regina Madre, si dice, non amava i rapporti sessuali. Elisabetta II, sarebbe nata così.

 

Massì, una bella famigliola, a cui l’eugenetica probabilmente piaceva. Anche quella che veniva da altre terre che Albione aveva contagiato.

 

Bisogna sapere che Elisabetta non viene dalla nobiltà inglese inglese, ma tedesca: si chiamavano Wettin, ma nel 1917 il casato germanico cambiò nome, per volontà di Giorgio V che desiderava contenere i sentimenti antitedeschi che infuriavano nella Gran Bretagna durante la grande guerra. Un’operazione di rebranding: Da Sassonia-Coburgo-Gotha si optò per il ben più anglofono «Windsor», tirandosi dietro le ironie del Kaiser Guglielmo II, che fece la battuta scespiriana: «Le allegre comari di Sassonia-Coburgo-Gotha».

 

Sette anni fa, di colpo, emerse quello strano filmato di 17 secondi, dove Elisabetta, a 8 anni, fa il saluto nazista.

 

 

Ma come? Deve essere un errore, una coincidenza, un fake. Non si può poi metterlo  poi in relazione a quando anni dopo il nipote Enrico si presenta ad una festa vestito da gerarca nazista, svastica al braccio. Ma dai, guardatelo: ha sposato pure una ragazza di colore, anche se più sulla carta che sulla pelle.

 

Vi riveliamo che non è l’unica stramba coincidenza tra gli Windsor e la croce uncinata. Gli storici ricordano i rapporti estremamente cordiali che aveva Edoardo VIII, il re che abdicò per stare con l’americana Wallis Simpson, con Adolf Hitler in persona, visto in Germania durante sereni incontri privati. In breve: conquistata l’isola, il Führer avrebbe piazza Edoardo sul trono come un Quisling incoronato.

 

Meno noto è il fatto che tutte le sorelle del Principe Filippo, il longevo consorte di Elisabetta, sposarono aristocratici tedeschi poi membri del Partito Nazista o financo delle SS.

 

Chiariamo chi era Elisabetta d’Inghilterra: era il capo di una famiglia della morte, una di quelle dinastie che si trasmettono l’odio per l’umanità geneticamente. L’altra, molto nota per la Necrocultura che passa di generazione in generazione, è la famiglia Rockefeller.

 

Ricorderete le immortali parole del consorte, deceduto l’anno scorso, il principe Filippo di Grecia e Danimarca.

 

«Nel caso in cui mi reincarnassi, mi piacerebbe tornare sotto forma di un virus mortale, in modo da poter contribuire in qualche modo a risolvere il problema della sovrappopolazione».

 

Non erano parole a caso. Non era una delle tante gaffe. Stavano scritte nella prefazione del libro del 1986 If I were an animal. Furono ripetute alle agenzie di stampa.

 

«Non puoi tenere un gregge che non riesci a nutrire. In altre parole la conservazione può esigere la cernita e l’eliminazione per mantenere l’equilibrio tra il numero di ciascuna specie in rapporto ad un dato habitat. Mi rendo conto che si tratta di un argomento scottante, ma resta il fatto che l’umanità è parte del mondo vivente» dichiarò alla Deutsche Press Agentur nel 1998.

 

Come sappiamo, il massone Filippo si diede da fare alla grande con l’ambientalismo e l’animalismo: il WWF lo ha fondato lui assieme all’amico regale Bernardo d’Olanda, già fondatore del Gruppo Bilderberg con, nel 1933, una bella tessera dello NSDAP, il partito nazista.

 

L’ambiente, il cambiamento climatico e tutto il resto, è stato tramandato al figlio Carlo, che partecipa ai vari COP sul clima e fa sentire la sua da decenni.

 

Il lettore di Renovatio 21 sa che l‘ambientalismo è solo la facciata per il vero argomento di cui si vuole parlare: il controllo delle nascite, cioè la riduzione della popolazione umana sulla Terra.

 

Da Carlo, il virus dell’antinatalismo passa al figlio Guglielmo, ,il quale ha avuto il coraggio di parlare pubblicamente di limitazione delle nascite dopo aver prodotto il terzo erede.

 

Non basta: ecco che poche settimane fa, per qualche motivo, all’ONU parla il fratello, il turbolento principe Enrico. In circa 40 secondi passa dall’idea di «una pandemia che continua a devastare» il mondo a «i cambiamenti climatici che devastano il nostro pianeta» e, infine, al «ritorno dei diritti costituzionali» negli Stati Uniti che costituisce «un assalto globale al democrazia». Per chi non lo ha capito: sta parlando della sentenza della Corte Suprema USA sull’aborto.

 

Il principe Enrico vuole l’aborto. Nonna Elisabetta non era da meno: fu la sovrana a dare nel 1967 l’«assenso reale» all’Abortion Act che lanciava, con cospicuo anticipo sul resto del mondo, il libero aborto in Inghilterra fino alla 28ª settimana di gestazione. Il Regno degli Windsor da allora ha sacrificato oltre 10 milioni di bimbi non nati. Sudditi della regina, squartati e buttati nella spazzatura: il ruolo dell’aristocrazia è quello di difendere il popolo, i deboli, giusto…?

 

Possiamo, quindi, definire gli Windsor una famiglia della morte? Possiamo definire la regina Elisabetta una regina della morte?

 

Potremmo essere quasi gli unici a pensare una cosa del genere. Siamo gli unici, forse, a ricordare in questo momento Alfie, Charlie, Archie. Stiamo parlando di casi in cui è lo stesso Regno britannico a uccidere bambini, per il loro «best interest». Non molti riescono a vedere la continuità dalla filosofia utilitarista, a Malthus, ai genocidi per fame in Irlanda e India, i campi di concentramento contro i boeri, le oscene guerre dell’oppio per sottomettere e drogare i cinesi (che ora, a distanza di tempo, si stanno vendicando sugli anglofoni con il fentanil).

 

Noi ricordiamo tutto.

 

E ricordiamo Diana, e il «soldato N» e quanti in questi anni hanno fatto rivelazioni di quello strano incidente che, se ci pensate, di fatto ha impedito che sul trono di Londra adesso ci fosse lei con il favore di cui godeva nel popolo, invece che il marito fedifrago (e forse qualcos’altro) e la concubina, universalmente detestata.

 

Vorremo dire al popolo di Britannia di gioire, ma un nuovo re della morte è già su di esso e sul mondo, su noi tutti. Lo abbiamo imparato a conoscere bene. Un mese fa è emerso che Carlo ha preso milioni cash, talvolta messo in borse della spesa, dalla famiglia Bin Laden, ovviamente per le sue fondazioni.

 

Da un documentario ora in onda negli USA apprendiamo che avrebbe preso cifre da capogiro da Armand Hammer, petroliere americano e spia per il KGB, nonno dell’attore Armie Hammer ora accusato di stupri e fantasie cannibaliste. Hammer sr. ricoprì Carlo di soldi (tanti, tantissimi, esageratamente), e la cosa servì: quando nel 1988 la piattaforma Piper Alpha della Occidental Petroleum collassò nelle fiamme a 200 miglia da Aberdeen uccidendo 160 persone, il futuro re si precipitò a difendere Hammer, che se la cavò alla grande.

 

Questo è il nuovo re. Re Carlo III. Quello che, si dice, non solo il sentimento popolare ma pure una fazione interna (quella dietro a tutte le rivelazioni alla stampa degli ultimi anni…) voleva far abdicare subito a favore del figlio Guglielmo.

 

Ma cosa sarebbe cambiato? La Necrocultura scorre potente nelle vene della famiglia Windsor, pardon, Wittin Sassonia-Coburgo-Gotha. Nei secoli.

 

Purtroppo questa maledizione non si interrompe facilmente. Risale di secoli, risale a quando il trono di Londra decise di uscire dalla cristianità e dall’Europa, generando ondate di martiri e la possessione di un demone famelico che chiedeva l’impero, chiedeva oro e sangue.

 

Noi non disperiamo, abbiamo forte dentro di noi l’esempio di quello che i deputati chiamano «l’ultimo uomo entrato a Westminster con intenzioni oneste»: Guido Fawkes.

 

Guido, il cui supplizio per mano del Re viene fatto festeggiare nei secoli ai bambini inglesi, aveva capito tutto, aveva capito ciò che i conservatori che secoli dopo piangono Elisabetta II non oseranno mai dire o anche solo pensare: solo il ritorno della Gran Bretagna al cattolicesimo può fermare il demone sanguinario che abita presso l’élite angloide.

 

Macché lutti, post contriti, servizi che colano saliva, ricordi commossi dei conservatori. Quello che noi chiediamo è un esorcismo di proporzioni storiche, metastoriche, metafisiche.

 

La Regina del Regno della Morte è morta. Ma la sua opera non è finita, neanche per sogno.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

 

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