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La PAV e i vaccini: cannibalismo di feti umani & co.

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La tematica dei vaccini che oggi riempie i blog, le camere e i senati ha un aspetto davvero inquietante e di cui finora non si era mai parlato all’interno di questa rubrica: oltre a tutte le varie sfaccettature circa le reazioni avverse, la coercizione di stato, le farse sull’immunità di gregge e via di scorrendo, esiste qualcosa di molto più inquietante che implica una riflessione morale per i cattolici affiatati a sostenere la santa efficacia dei vaccini. 
È cosa ormai comprovata e scientificamente ammessa che certuni vaccini sono stati preparati con cellule provenienti da feti umani abortiti volontariamente. La cosa è talmente gravosa dal punto di vista morale che nel 2005 la Pontificia Accademia per la Vita fu costretta ad emettere un documento con annesse riflessioni rispetto a questa tematica così delicata
 . Lasciando perdere le conclusioni tratte dal documento, è bene soffermarsi sull’aspetto morale a proposito dell’utilizzo di vaccini con linee cellulari provenienti da procurato aborto, che dalla PAV (quella del 2005, è bene ribadirlo) viene ricordata come cooperazione al male formale o materiale, secondo la tradizionale teologia morale:
“La prima distinzione di principio che può essere fatto è quella fra formale e la cooperazione di materiale. La cooperazione formale si esegue quando l’agente morale coopera con l’azione immorale di un’altra persona, condividendo la cattiva intenzione della seconda. D’altra parte quando un agente morale coopera con l’azione immorale di un’altra persona, senza condividere la sua cattiva intenzione è il caso della cooperazione di materiale. 
La cooperazione di materiale può essere divisa ulteriormente nelle categorie di immediata (diretta) e mediata (indiretta), distinguendo se la cooperazione è nell’esecuzione dell’azione peccaminosa per se, o se l’agente agisce adempiendo alle condizioni – od offrendo strumenti o prodotti – che rendono possibili il commettere l’atto immorale. Inoltre, forme della cooperazione immediata e la cooperazione remota possono essere distinte, in relazione alla “distanza” tra (sia esso nelle condizioni di spazio temporale o collegamento di materiale) l’atto della cooperazione e l’atto peccaminoso commesso da qualcun altro. La cooperazione di materiale immediata è immediata sempre, la cooperazione di materiale mediata può essere immediata o remota”.

 

Il documento si sofferma poi parecchio sulla cooperazione formale – fra le due ovviamente la più grave -, tuttavia questo non è fondamentale ai fini del nostro discorso: è ovvio che qui trattasi di cooperazione materiale mediata.
Per farla breve e parlando chiaro: questa cooperazione al male – nel caso specifico dei vaccini – può essere lecita nonostante l’atto immorale adottato volontariamente da chi produce i vaccini. Però attenzione, questo è ciò che sostanzialmente il documento sui vaccini della PAV cerca di fare passare, esprimendo come motivo giustificante il rischio di salute non solo del singolo, ma anche della collettività:
“Comunque, se questi ultimi [i bambini NdA] sono a rischio di pericoli considerevoli alla loro salute, i vaccini con problemi morali che sono destinati a loro possono essere usati su una base provvisoria. La ragione morale è che il dovere di evitare la cooperazione di materiale passiva non è obbligatorio se c’è inconvenienza grave. Inoltre, noi troviamo, in tale caso, una ragione proporzionale per accettare l’uso di questi vaccini nella presenza del pericolo di favorire l’espansione dell’agente patologico, a causa della mancanza di vaccinazione di bambini”. 

 

Anche in chiusura di documento, nell’essenziale riassunto finale, viene ribadito lo stesso concetto:
“(…) Tale cooperazione accade in un contesto di coercizione morale della coscienza di genitori che sono costretti a scegliere di agire contro la loro coscienza o altrimenti, mettere la salute dei loro bambini e della popolazione nell’insieme a rischio. Questa è una scelta alternativa ed ingiusta che deve essere eliminata al più presto possibile”.

 

Dalle argomentazioni precedenti e da quelle di battuta finale, la PAV ribadisce che questa cooperazione può essere giustificabile – giacché non cooperazione formale e volontaria – laddove il rischio di astenersi per ragioni morali compromettesse la salute dei propri figli e di tutta la popolazione come già detto. Praticamente si dà per scontato che non vaccinare i propri figli, a prescindere dal movente, voglia dire mettere in pericolo la società. Questo non solo è erroneo da un punto di vista statistico, ma lo è anche da un punto di vista reale: non siamo dinnanzi a nessuna epidemia e questo comporta che ci sia una responsabilità ancor maggiore per chi decide di cooperare a questo male anche se in maniera materiale, mediata e passiva. La situazione alla quale l’Europa si trova davanti non è una situazione che segnali rischi di epidemie mortali o simili cose; tutt’altro. Ecco perché la questione si fa molto più spinosa, tenendo pure presente che i vaccini riallacciati a queste linee cellulari sono fra i più comuni (vaccini trivalenti MPR di tutto il mondo, vaccini contro la Varicella, vaccini contro l’Epatite-A, vaccini contro l’Herpes zoster, alcuni vaccini contro la Rabbia ed ancora in alcuni vaccini contro la Poliomielite, di cui dopo vedremo i precisi nomi delle linee).
Si è parlato fino ad ora di un documento datato 2005, a seguito del quale non vi è più stato un pronunciamento ufficiale della Chiesa. La CEI, a dire di quest’ultimo documento, auspicava che questa produzione illecita smettesse. Arrivati al 2017, ben dodici anni dopo, con un decreto che rende obbligatori dieci vaccini e altri li consiglia ancora fortemente, il problema si ripropone con una portata gigantesca, fino al punto di spingere grandi gruppi di cattolici a mobilitarsi per chiedere al Papa che possa essere riconosciuta l’obiezione di coscienza per i cattolici aventi figli in età vaccinale. Il motivo dell’aborto procurato implica ovviamente una muraglia etica – nonostante tutte le premesse – da parte di coloro i quali tengono alla difesa integrale della vita.
Per quanto in casi straordinari risulterebbe apparentemente lecito cooperare con questo male, salvo fatto che come detto qui non ci sarebbe giustificazione alcuna vista la zona “epidemia free”,questo non potrebbe mai lasciare indifferente una coscienza, ma anzi la turberebbe con grande morso morale ed etico.

 

Ecco ciò che ha spinto questi cattolici a rivolgersi direttamente al Papa per ottenere una sorta di “dispensa” dai vaccini incriminati. Il proposito non solo non ha ricevuto una risposta diretta, ma si è pure imbattuto nella risposta dell’attuale Presidente della Pontificia Accademia della Vita, il signor Vincenzo Paglia, che con una nota rilanciata qualche giorno fa anche da AgenSIR- uno dei più grandi organi di informazioni della CEI – ha respinto le obiezioni rassicurando tutti sulla infallibilità dei vaccini e sulla loro “pulizia” morale ed anche scientifica:
“Il difetto di vaccinazione della popolazione implica il grave rischio sanitario di diffusione di pericolose e spesso letali malattie infettive, debellate in passato, proprio grazie all’uso dei vaccini, come, ad esempio, il morbillo, la rosolia e la varicella”. 

 

Così inizia la nota, e casualmente si scorge subito che la lingua batte là dove il dente vuole: l’esaltazione del vaccino contro il morbillo e la rosolia, il famoso MMR tanto calato nell’uso comune dopo gli studi pubblicati dal Dottor Wakefield in Inghilterra.
Ma la nota diffusa dalla PAV insieme all’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della salute e all’Associazione medici cattolici italiani (Amci) non si limita ad avvalorare il rischio di epidemie inesistenti quali il morbillo e altre malattie come la varicella, ma continua affermando che non ci sono più problemi morali nell’uso di alcuni vaccino: “nel passato i vaccini possono essere stati preparati da cellule provenienti da feti umani abortiti, oggi però le linee cellulari utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali: i vaccini a cui si fa riferimento, fra quelli maggiormente in uso in Italia, sono quelli contro la rosolia, la varicella, la poliomielite e l’epatite A. Va considerato che oggi non è più necessario ricavare cellule da nuovi aborti volontari, e che le linee cellulari sulle quali i vaccini in questione sono coltivati derivano unicamente dai due feti abortiti originariamente negli Anni Sessanta del Novecento”. 

 

La mancanza di contenuti, la banalità scientifica e morale con cui si è stesa questa nota è agghiacciante. E vediamo subito perché.
Per comprendere il problema è necessario anzitutto capire quali siano le due linee cellulari contenute nei vaccini a cui la PAV fa riferimento: il primo è della linea WI-38 (Istituto di Winstar 38), contenente fibroblasti diploidi di polmone umano, provenienti da un feto femmina che è stato abortito perché “la famiglia aveva troppi bambini” (G. al di et di Sven., 1969). Fu preparato e sviluppato da Leonard Hayflick nel 1964 (L. Hayflick, 1965; G. al di et di Sven., 1969). WI-38 è usato per la preparazione del vaccino storico RA 27/3 contro la rosolia (S.A. Al di et di Plotkin 1965).
La seconda linea di cellula umana è MRC-5 (Consiglio di Ricerca Medico 5) (umano, polmone, embrionale), con fibroblasti di polmone umano che provengono da un feto maschio di 14 settimane abortito per “ragioni psichiatriche” da una donna di 27 anni nel Regno Unito. MRC-5 è stato preparato e sviluppato da J.P. Jacobs nel 1966 (J.P. Al di et di Jacobs 1970).
Queste linee cellulari hanno prodotto questi specifici vaccini prodotti dalle seguenti case farmaceutiche (con la qual collaborazione il Ministro Lorenzin ha costruito il recente decreto) :
-vaccini monovalenti contro la rosolia Meruvax® (Merck U.S.), Rudivax® (Sanofi Pasteur, Fr.), ed Ervevax® (RA 27/3) (GlaxoSmithKline, Belgio);
– vaccino combinato contro la rosolia ed il morbillo, commercializzato col nome di M-R-VAX®(Merck, Stati Uniti) e Rudi-Rouvax® (AVP, Francia);
– vaccino combinato contro la rosolia e gli orecchioni introdotti sul mercato sotto il nome di Biavax® (Merck, U.S.),
– vaccino combinato MMR (morbillo, orecchioni, rosolia) contro la rosolia, gli orecchioni ed il morbillo, introdotto sul mercato sotto il nome di M-m-R® II (Merck, Stati Uniti), R.O.R.®, Trimovax® (Sanofi Pasteur, Fr.), e Priorix® (GlaxoSmithKline Regno Unito)(quest’ultimo usato attualmente in ITALIA, sottoposto a revisione nel 2004, dopo le gravi reazioni avverse causate dal MORUPAR).
-2 vaccini contro l’epatite A. Uno prodotto dalla Merck (VAQTA) e l’altro prodotto dalla GlaxoSmithKline (HAVRIX), entrambi sono preparati con la linea MRC-5;
– vaccino contro la varicella di pollo (il vaccino sta al pollo come la cavia sta al bambino) Varivax®, prodotto da Merck che usa WI-38 e MRC-5;
– vaccino contro la poliomielite, il vaccino contenente virus di polio inattivato Poliovax®(Aventis-Pasteur, Fr.) che usa MRC-5;
– vaccino contro la rabbia, Imovax®, prodotto da Aventis Pasteur, raccolto da celle diploidi umane ed infette, con ceppo di MRC-5;
-vaccino contro il vaiolo, AC AM 1000, preparato da Acambis che usa MRC-5, usato (pare) solo a livello sperimentale.

 

Ora, fatti nostri questi dati c’è da chiedersi con quale certezza la PAV possa presumere che le linee cellulari utilizzate per la composizione di questi vaccini possa essere talmente lontana da sollevare da ogni tipo di problema morale.
In più, anche se ciò fosse vero e le linee cellulari oggi esistenti risalissero ad embrioni umani morti non per aborto volontario, ci sarebbe da chiedersi con quale coraggio vada proclamata la liceità morale davanti al cannibalismo di cellule umane, volontario o involontario che sia. Tuttavia per la linea “pagliana” questo potrebbe essere più che normale, la vita essendo ormai stata sostituita con il suo contrario: la morte.

 

Un altro dato interessante sfugge nuovamente al Paglia e alla CEI, riguardante una nuova linea cellulare, molto più recente, che nella nota pro-vax non viene fatta comparire: manco l’ombra di una menzione.
Per ragioni di spazio parleremo però di questa nuova e recente linea in una prossima puntata della nostra rubrica. La paglia da bruciare non ci mancherà.

 

 

Cristiano Lugli

 

 

Articolo apparso precedentemente qui.

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