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La Nuova Zelanda proibirà il tabacco a tutti i nati dopo il 2008

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Il governo neozelandese ha annunciato l’intenzione di vietare ai nati dopo il 2008 la possibilità acquistare i prodotti del tabacco.

 

Secondo la nuova legge, chiunque sia nato prima del 2008 potrà comunque acquistare tabacco se può dimostrare la propria età.

 

«Vogliamo assicurarci che i giovani non inizino mai a fumare, quindi renderemo un reato vendere o fornire prodotti del tabacco da fumo a nuove coorti di giovani», ha dichiarato la dott.ssa Ayesha Verrall, ministro associato della salute del paese, in un video che annuncia la legge visibile sul sito Stuff . «Le persone di 14 anni quando la legge entrerà in vigore non potranno mai acquistare legalmente tabacco».

 

La legge potrebbe portare alla curiosa situazione in cui 65 anni dopo l’attuazione della legge, i cittadini potrebbero ancora acquistare sigarette se possono dimostrare di avere almeno 80 anni

L’attuale età legale per fumare in Nuova Zelanda è di 18 anni.

 

Come in tante altre occasioni di delirio giuridico offerteci dalla pandemia, la legge potrebbe portare alla curiosa situazione in cui 65 anni dopo l’attuazione della legge, i cittadini potrebbero ancora acquistare sigarette se possono dimostrare di avere almeno 80 anni.

 

Immaginiamo quindi che il nati nel 2007 compreranno segretamente le bionde per i quasi coetanei nati sfortunatamente l’anno successivo per tutto il XXI secolo.

 

In pratica, in futuro in Nuova Zelanda potresti avere il diritto di uccidere tuo figlio, ma non di fumare una sigaretta.

Il mondo del politicamente corretto qui va incontro ad un’ulteriore eterogenesi dei fini il tasso di fumatori si trova ancora intorno al 22% della popolazione Maori del Paese – che è rispettata, onorata in ogni modo, tanto che la distanza con l’Australia degli aborigeni e l’America dei pellerossa è abissale –  il che rende i nativi della haka colpiti in modo sproporzionato dal neoprobizionisto antitabagista.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Nuova Zelanda è governata dalla premier goscista Jacinda Ardern, che costituisce un esempio fulgido della violenza ideologica del politically correct globale.

 

La Ardern ha dichiarato, sorridendo, che la società in cui andiamo incontro è a due livelli: vi saranno più diritti per i vaccinati rispetto ai non vaccinati, che diverranno quindi cittadini di serie B.

 

La Necrocultura, il sistema operativo del mondo moderno, che premia l’assassinio e il suicido e qualsiasi altra forma di umiliazione ed eliminazione dell’essere umano, a cui toglie, nel nome di leggi folli,  le libertà fondamentali e pure le libertà superficiali

Con la stessa sicumera, rasente l’incoscienza, qualche giorno fa ha dichiarato che «non ci sarà un punto finale nel programma vaccinale». La Ardern quattro mesi fa aveva chiesto ai cittadini di «non parlare con i vicini» dopo che aveva rimandato il Paese in ulteriore lockdown a causa di un singolo caso COVID rilevato.

 

Nell’estate 2020 la Nuova Zelanda aveva annunciato l’intenzione di mettere i contagiati COVID e i loro familiari in «strutture di quarantena».

 

Jacinda Ardern  è altresì nota per aver suggerito una legge che porterebbe la possibilità di abortire il bambino nel ventre anche a nove mesi, in pratica ucciderlo anche il giorno del parto. Qualcuno si è chiesto quindi sei sia favore dell’infanticidio.

 

In pratica, in futuro in Nuova Zelanda potresti avere il diritto di uccidere tuo figlio, ma non di fumare una sigaretta.

 

Nel nome del progresso, l’uomo viene schiacciato ed estinto – e non gli si dà neppure la possibilità, come si faceva un tempo ai condannati a morte, di fumare l’ultima sigaretta

Il lettore di Renovatio 21 non si stupisce: questa è la Necrocultura, il sistema operativo del mondo moderno, che premia l’assassinio e il suicido e qualsiasi altra forma di umiliazione ed eliminazione dell’essere umano, a cui toglie, nel nome di leggi folli,  le libertà fondamentali e pure le libertà superficiali.

 

Nel nome del progresso, l’uomo viene schiacciato ed estinto – e non gli si dà neppure la possibilità, come si faceva un tempo ai condannati a morte, di fumare l’ultima sigaretta.

 

 

 

 

 

 

 

 

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