Bioetica

La fine dell’anonimato per i donatori di sperma

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L’anonimato dei donatori di sperma è morto, secondo un’attivista per i diritti dei figli nati in seguito all’inseminazione. Wendy Kramer, co-fondatrice e direttrice del sito web Donor Sibling Registry, scrive nel pamphlet on-line DNA: donatori non anonimi che la crescente popolarità di siti per tracciare il proprio albero genealogico, test genetici economici e potenti motori di ricerca hanno reso l’anonimato dei donatori praticamente impossibile.

 

Infrangere il muro di segretezza intorno all’identità dei donatori di sperma era un compito arduo, poiché le cliniche di fecondazione erano riluttanti a svelare informazioni riservate sui donatori e questi ultimi erano contrari a riconoscere i propri discendenti.

 

Ma oggi per i donatori di seme risulta pressoché impossibile non essere identificati, nonostante le rassicurazioni fornite dalle cliniche FIVET e dalle banche del seme. Se solo il 2% della popolazione rendesse pubblico il proprio DNA, quasi tutti i donatori potrebbero essere individuati.  «Siamo molto vicini al punto in cui chiunque può essere identificato grazie a queste tecniche – dice un esperto –L’anonimato dei donatori è ormai un’idea obsoleta», scrive la Kramer.

«L’anonimato dei donatori è ormai un’idea obsoleta»

 

Suo figlio Ryan, che lavora con lei al DSR, è nato da un’inseminazione ed è stato il primo al mondo a ritrovare il padre biologico grazie al test del DNA. Dal 2000, hanno aiutato 17.000 persone nate da inseminazione a rintracciare i fratellastri e i genitori biologici.

 

L’effetto che avrà sul business delle banche del seme è difficile da prevedere.

«Nessun regolamento ha tenuto conto dei diritti e dei bisogni delle persone che sono state generate: i figli nati dall’inseminazione»

Alcuni ritengono che la donazione di sperma finirà, ma la Kramer afferma che non è il caso del Regno Unito, dove l’anonimato è stato abolito nel 2005. Le donne possono anche importare il seme da paesi in cui l’anonimato è ancora garantito, come la Danimarca.

 

La Kramer, in un’intervista a MercatorNet, afferma che si tratta di uno sviluppo molto positivo.

 

«Per decenni tutto ha girato intorno ai diritti e alle necessità delle parti in causa eccetto dei figli dei donatori. Era diritto delle banche del seme e delle cliniche della fertilità guadagnare denaro. Era diritto dei genitori avere un figlio. Ed era diritto del donatore rimanere anonimo. Ma nessun regolamento ha tenuto conto dei diritti e dei bisogni delle persone che sono state generate: i figli nati dall’inseminazione».

 

 

Fonte: Michael Cook per BioEdge

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