Politica
Kamala definisce Trump un «fascista»
La vicepresidente degli Stati Uniti e candidata democratica alla presidenza Kamala Harris ha definito il suo avversario repubblicano Donald Trump un «fascista» che «ammira i dittatori», sfruttando un nuovo attacco all’ex presidente da parte del suo ex capo dello staff John Kelly.
Harris ha fatto queste osservazioni durante un discorso tenuto mercoledì in un’assemblea cittadina della CNN. Alla domanda se credesse che Trump fosse un fascista, la candidata democratica ha risposto affermativamente.
«Sì, lo faccio», ha detto, tornando sull’argomento più tardi e suggerendo che se Trump venisse eletto, diventerebbe «un presidente che ammira i dittatori ed è un fascista».
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La reazione dei trumpiani non è tardata ad arrivare.
«Questo è il tipo di retorica disgustosa che ha portato a due tentativi di assassinio contro il presidente Trump», ha scritto la campagna.
I commenti di Harris arrivano dopo una serie di interviste con il capo dello staff della Casa Bianca più longevo dell’era Trump, John Kelly, pubblicate dal New York Times martedì. L’ex funzionario ha mosso varie critiche feroci all’ex presidente, sostenendo che rientrava nella definizione di fascista da manuale e che avrebbe governato come un dittatore se gli fosse stato permesso.
«Beh, se prendiamo in considerazione la definizione di fascismo, si tratta di un’ideologia politica e di un movimento di estrema destra, autoritario e ultranazionalista, caratterizzato da un leader dittatoriale, autocrazia centralizzata, militarismo, repressione forzata dell’opposizione, fede in una gerarchia sociale naturale», ha affermato, suggerendo che tale definizione descrive accuratamente Trump.
Il Kelly ha anche ribadito quanto detto in precedenza, ribadendo che Trump aveva elogiato Adolfo Hitler in privato e aveva detto «più di una volta» che il leader della Germania nazista «aveva fatto delle cose buone».
La campagna di Trump ha denunciato le dichiarazioni di Harris e Kelly, con il suo portavoce Steven Cheung che ha affermato che l’ex capo dello staff si è «ingannato con queste storie smentite che ha inventato». Separatamente, ha accusato il vicepresidente di diffondere «bugie e falsità assolute».
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In varie occasioni il Partito Democratico USA, seguito pedissequamente dai media dell’establishment, hanno cercato di affibbiare al Trump l’etichetta di razzista, ad esempio manipolando senza vergogna alcune sue dichiarazioni, ribaltate al punto da esprimere il contrario di quanto dicevano in contesto.
Uno di questi turlupinamenti mediatici, noto come «Fine people hoax» (la bufala della gente perbene»), che invertiva di fatto la condanna di Trump nei confronti dei suprematisti bianchi, è stato smentito persino dal sito di fact-checking Snopes, non conosciuto per la sua obiettività nei confronti della destra. Nonostante questo, nell’unico dibattito elettorale fra i due contendenti, la Harris è riuscita ad accusare Donald di aver detto quelle parole, senza che i conduttori la interrompessero o spiegassero al pubblico che quanto aveva appena detto era falso.
Riguardo al razzismo di Trump, sono note le sue frequentazioni con personaggi afroamericani (Opra Winfrey, Willy Brown, Mike Tyson, Al Sharpton, Whoopi Goldberg, Don King, Michael Jackson) mentre poco noto è il fatto che Trump prima di sposare Melania stava frequentando una ragazza di colore, l’attrice Kara Young.
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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia