Salute
Israele priva i palestinesi dell’acqua: rapporto Human Rights Watch
«Sterminio e atti di genocidio: Israele priva deliberatamente i palestinesi di Gaza dell’acqua» è il titolo di un rapporto di 179 pagine pubblicato da Human Rights Watch.
Ciò sarebbe avvenuto tagliando o limitando l’acqua corrente a Gaza, disabilitando le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie limitando il carburante e tagliando l’elettricità, distruggendo direttamente tali infrastrutture e impedendo l’ingresso a Gaza delle necessarie attrezzature e forniture idriche.
«L’acqua è essenziale per la vita umana, eppure per oltre un anno il governo israeliano ha deliberatamente negato ai palestinesi di Gaza il minimo indispensabile di cui hanno bisogno per sopravvivere», ha affermato Tirana Hassan, direttore esecutivo di Human Rights Watch. «Questa non è solo negligenza; è una politica calcolata di privazione che ha portato alla morte di migliaia di persone per disidratazione e malattie che non è niente di meno del crimine contro l’umanità dello sterminio e un atto di genocidio».
Il livello complessivo dell’acqua è espresso in un’infografica che fornisce la disponibilità media di acqua in litri a persona al giorno in diverse aree e orari: 247 in Israele (2020), 50-100 come minimo stabilito dall’OMS, 83 a Gaza (2021) e solo 2-9 a Gaza dall’ottobre 2023 La fornitura minima assoluta di acqua stabilita dall’organizzazione umanitaria non governativa Sphere è 15, circa da 1,5 a 7 volte il livello disponibile a Gaza.
La mancanza di accesso all’acqua uccide: per disidratazione (soprattutto in caso di diarrea) e favorendo la diffusione di malattie a causa di servizi igienici inadeguati.
«Le autorità israeliane hanno deliberatamente imposto condizioni di vita volte a provocare la distruzione di parte della popolazione di Gaza, privando intenzionalmente i civili palestinesi di un adeguato accesso all’acqua, il che molto probabilmente ha causato migliaia di morti» scrive HRW. «Così facendo, le autorità israeliane sono responsabili del crimine contro l’umanità di sterminio e di atti di genocidio. Il modello di condotta, unito alle dichiarazioni che suggeriscono che alcuni funzionari israeliani desideravano distruggere i palestinesi a Gaza, potrebbe costituire il crimine di genocidio».
«I governi e le organizzazioni internazionali dovrebbero adottare tutte le misure necessarie per prevenire il genocidio a Gaza, tra cui l’interruzione dell’assistenza militare, la revisione degli accordi bilaterali e delle relazioni diplomatiche e il sostegno alla Corte Penale Internazionale e ad altri sforzi per accertare le responsabilità».
«Human Rights Watch ha scoperto che le forze israeliane hanno deliberatamente attaccato e danneggiato o distrutto diverse importanti strutture idriche, sanitarie e igieniche (WASH). In diversi casi, Human Rights Watch ha trovato prove che le forze di terra israeliane avevano il controllo delle aree in quel momento, il che indica che la distruzione è stata deliberata».
«Centinaia di migliaia di persone hanno anche contratto malattie e problemi di salute a cui la mancanza di accesso ad acqua sicura e sufficiente ha probabilmente causato o contribuito, tra cui diarrea, epatite A, malattie della pelle e infezioni delle vie respiratorie superiori. La privazione di acqua è particolarmente dannosa per i neonati, le donne incinte e che allattano e le persone con disabilità».
Come riportato da Renovatio 21, ad inizio agosto il ministro israeliano Smotrich: permettere a due milioni di abitanti di Gaza di morire di fame «potrebbe essere morale». L’ONU ha riferito che il 90% della popolazione di Gaza è sfollata.
Come riportato da Renovatio 21, a fine marzo un rapporto ONU riferiva quella di Gaza come una «fame catastrofica», portando alla luce il tema dei bambini che stanno letteralmente morendo di fame a Gaza.
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Alti funzionari delle Nazioni Unite hanno lanciato molteplici allarmi sulla situazione della fame nella Striscia di Gaza, specie per i più piccoli. A inizio marzo il ministero della Sanità palestinese a Gaza ha riferito che 15 bambini sono morti di fame in un unico ospedale, e le Nazioni Unite hanno affermato che la carestia è «quasi inevitabile» nel territorio.
A maggio la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, ha dichiarato in un’intervista a «Meet the Press» che «c’è una carestia, una carestia in piena regola nel Nord, e si sta spostando verso sud».
Come noto, il 29 febbraio, le forze israeliane hanno aperto il fuoco sulla folla di palestinesi in attesa degli aiuti alimentari, causando un centinaio di morti.
Come riportato da Renovatio 21, un articolo dell’Associated Press di settimane fa indicava che quella di Gaza è una «fame artificiale».
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Immagine di Yoav Keren via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International