Persecuzioni

Iraq, il tribunale ordina a una donna cattolica di convertirsi all’Islam

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È una situazione kafkiana quella in cui si trova una cattolica irachena, a cui un tribunale del Paese ha ordinato di convertirsi all’Islam insieme ai suoi tre figli. Questa donna è sposata in chiesa con un cattolico e i suoi tre figli sono battezzati.

 

Il caso è stato segnalato per la prima volta dal quotidiano Rudaw che, con 330 giornalisti, una edizione cartacea, televisione, radio e un sito web in tre lingue, è il quotidiano più importante del Kurdistan iracheno. Inoltre è particolarmente interessato a tutte le questioni riguardanti i curdi, anche al di fuori dell’Iraq, in Iran, Turchia e Siria.

 

Il motivo di questa intimazione da parte della corte è davvero ridicolo. I genitori di questa donna, Elvin Joseph, divorziarono quando lei aveva solo 15 anni. Poi sua madre si risposò con un musulmano e poi si convertì all’Islam, mentre sua figlia era ancora minorenne.

 

Elvin racconta che quando ha chiesto la carta d’identità le è stato detto che sua madre era musulmana: «mi hanno detto che dovevo andare in tribunale», spiega. Suo marito ha detto che «l’accordo ha colpito tutta la famiglia».

 

Riferisce che all’ufficio della carta d’identità nazionale «mi hanno detto: tua suocera si era convertita all’Islam, e quindi tua moglie doveva diventare musulmana. Questo vale anche per i miei figli, continua il marito, che devono passare dal cristianesimo all’Islam».

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La base si trova nella legge irachena sullo status personale, approvata nel 1959, che stabilisce che se un genitore si converte all’Islam, anche i suoi figli sotto i 18 anni devono adottare la nuova fede.

 

La legge stabilisce inoltre che se uno dei coniugi si converte all’Islam, si applica la legge della shari’a. Ciò significa che alla Joseph non era permesso sposare un cristiano. La legge finalmente si applica alle eredità e alla custodia dei figli.

 

In altre parole, una donna sposata – di cui non è specificata l’età, ma che deve avere almeno 25 anni – che ha sempre vissuto nella Chiesa come spiega, che è stata sposata in Chiesa, dovrebbe diventare musulmana con i suoi figli, e separata dal marito… perché 10 anni fa, a sua insaputa, sua madre è diventata musulmana.

 

Il quotidiano Rudaw riferisce inoltre che il caso ha attirato l’attenzione di Akram Mikhail, avvocato specializzato nella difesa di famiglie cristiane in situazioni simili. Egli conferma che questa situazione «costringe qualcuno a convertirsi con la forza all’Islam».

 

Rudaw spiega infine che recentemente si è tenuta una conferenza presso l’Università cattolica di Erbil – nel Kurdistan iracheno – alla quale hanno partecipato personalità di spicco, tra cui il presidente della regione del Kurdistan, Nechirvan Barzani. Ha esaminato le ramificazioni della legge sullo status personale. La comunità cristiana del Medio Oriente ha partecipato numerosa.

 

«Khaldun Saelayte della Giordania e Mohammed Nuqal del Libano hanno parlato delle disparità tra le leggi religiose che colpiscono i cristiani in Iraq e quelle dei paesi vicini, come Libano, Giordania e Siria, dove i cristiani sono governati dalle proprie leggi sullo status personale».

 

Secondo quanto riferito, la conclusione conteneva una serie di raccomandazioni, «invitando i leader cristiani a elaborare proposte per la riforma della legge sullo status personale».

 

C’è da sperare che il caso di Elvin aiuti in qualche modo le cose ad andare avanti e che una corte superiore si pronunci in suo favore.

 

Questa vicenda avrà almeno il merito di mostrare secondo quali leggi vivono i cattolici nell’Iraq di oggi, leggi che sono legate all’islamismo puro e intransigente.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Mondalawy via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 

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