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Intelligenza Artificiale si finge Babbo Natale per dire che Babbo Natale non esiste

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Il nuovo potente chatbot di OpenAI – il software di Intelligenza Artificiale di cui tutti parlano –è stato in grado di fingersi Babbo Natale mentre spiegava ad un bambino che Babbo Natale non esiste. Lo riporta il sito Futurism.

 

La dirigente della grande piattaforma eCommerce Shopify Cynthia Savard ha pubblicato un testo generato dal chatbot che, secondo le sue parole, l’ha resa «leggermente emotiva».

 

«Sto scrivendo per farti sapere che non sono una persona reale», ha scritto il bot fingendosi Babbo Natale, «ma un personaggio di cui i tuoi genitori ti hanno raccontato storie per amore».

 

 

Come hanno notato gli appassionati di Intelligenza Artificiale, da quando OpenAI ha recentemente lanciato ChatGPT – quest’ultima offerta della società di ricerca cofondata da Elon Musk – è incredibilmente più sofisticata.

 

«Stiamo assistendo alla morte del saggio universitario in tempo reale», ha osservato un utente di Twitter, pubblicando schermate della «risposta di ChatGPT a una richiesta di una delle mie lezioni di storia». Il saggio scritto dall’Intelligenza Artificiale sulle teorie del nazionalismo era, secondo l’utente, estremamente redatto bene e che il chatbot ha prodotto in soli 10 secondi. 

 

 

Nella storia dell’Intelligenza Artificiale contro Babbo Natale, è impressionante quanto bene il robot sia stato in grado di spiegare in modo conciso un concetto che molti umani adulti hanno difficoltà a esprimere ai propri figli, con anche un buon tono. 

 

«I tuoi genitori ti hanno raccontato storie su di me e sui miei elfi come un modo per portare gioia e magia nella tua infanzia. Volevano che tu credessi nello spirito del dare e nella magia delle festività natalizie», ha scritto la macchina. «Voglio che tu sappia che l’amore e la cura che i tuoi genitori hanno per te sono reali. Hanno creato per te ricordi e tradizioni speciali per amore e desiderio di rendere speciale la tua infanzia».

 

Stiamo senza dubbio entrando in un nuovo strano mondo di generazione di testi di Intelligenza Artificiale, dove, si spera, che possano essere usati per nobili scopi, ma il pericolo di derive di vario genere, chiaramente, è dietro l’angolo.

 

Come riportato da Renovatio 21, di esempi in questo campo ne abbiamo diversi: un imprenditore tecnologico tedesco di nome Fabian Stelzer, sta producendo un film interamente generato dall’Intelligenza Artificiale. Il film, di genere fantascientifico e con uno stile piuttosto anni Settanta, si chiama Salt. La pellicola avrà solo voci artificiali tranne la sua. Software di autogenerazione di immagini creeranno pure le riprese e gli effetti sonori del film.

 

In rete già possiamo visionare su Vimeo – sito di condivisione video per lo più artistici – un cortometraggio intitolato Ghosts, la quale sua particolarità è che è creato con complessi «loop» («cicli») creati con l’Intelligenza Artificiale. Il sistema utilizzato è il network neurale StarGAN2 (GAN sta per Generative Adversarial Networks, il tipo di algoritmi con cui creano anche i Deep Fake), che realizza un morphing (cioè una transizione graduale delle forme) tra immagini generate dalla macchina.

 

Rimanendo sempre nel mondo dello spettacolo, un altro recente utilizzo dell’IA da parte dell’artista «generativo» Alper Yesiltas, è stato quello di creare fotografie di personaggi famosi morti anzitempo immaginandosi come sarebbero ora se fossero sopravvissute. In pratica, l’artista-informatico turco ha fatto invecchiare i famosi morti.

 

La Necrocultura espressa dall’Intelligenza Artificiale non si ferma solo nel «dare vita» a grandi star prematuramente scomparse, ma nel corso di una recente conferenza, abbiamo appreso dal vicepresidente senior di Amazon e scienziato capo di Alexa, Rohit Prasad, della riproduzione della voce di una nonna defunta che legge una favola della buonanotte a un bambino.

 

Chissà se questa favola parlava proprio della leggenda di Babbo Natale?

 

 

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