Cina

Il vescovo gesuita di Hong Kong difende l’accordo sino-vaticano

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In una lunga intervista a La Civiltà Cattolica, monsignor Stephen Chow Sau-yan, SJ, Vescovo di Hong Kong, afferma che circa un terzo delle diocesi della Cina continentale «aspettano le rispettive nomine episcopali», ma difende l’accordo tra Cina e Vaticano.

 

L’intervista, concessa a padre Spadaro, direttore del giornale, prende spunto dalla recente visita di monsignor Chow alla diocesi di Pechino.

 

Spiega che «sebbene dalla stipula dell’accordo interinale sia stato istituito un canale ufficiale tra i rispettivi Dicasteri di Stato della Santa Sede e la Cina, consideriamo il nostro viaggio del 17 aprile come un ponte, a livello diocesano, tra Pechino e Hong Kong».

 

Mons. Chow sottolinea che l’Accordo Provvisorio in vigore tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare sulla nomina dei vescovi cinesi «non è chiuso come alcuni sembrano aver suggerito. Ma le divergenze di opinione tra le due parti sull’assegnazione dei vescovi ad altre diocesi possono essere un fattore che andrebbe meglio compreso.»

 

La sinizzazione secondo il vescovo Chow

Il Vescovo di Hong Kong spiega sulla sinizzazione che il governo cinese richiede alla Chiesa cattolica in Cina: «la mia impressione è che la Chiesa nella Cina continentale stia ancora cercando di capire cosa dovrebbe significare per sé la sinicizzazione. Finora, non è giunta a una conclusione definitiva».

 

Aggiunge che «secondo uno dei funzionari governativi che abbiamo incontrato durante il nostro viaggio, riferisce Mr. Chow, la sinicizzazione è simile al nostro concetto di inculturazione. Quindi penso che sia meglio non saltare ancora alle conclusioni sulla sinicizzazione. Sarebbe più utile continuare il dialogo su questo argomento».

 

È strano che il vescovo di Hong Kong condivida questa interpretazione che è quella dell’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi (APCC), dipendente dal governo cinese e dal Partito comunista cinese (PCC). Ma ciò si può spiegare con il fatto che l’attuale vescovo di Pechino, monsignor Joseph Li-Shan, che ha appena visitato, è stato eletto presidente dell’ACPC lo scorso agosto.

 

Difesa dell’Accordo sino-vaticano e del papa

Mons. Chow riferisce inoltre che «molti cattolici nutrono venerazione per il Santo Padre e apprezzano quanto sta facendo per la Chiesa in Cina. I vescovi che ho incontrato durante questo viaggio sono ben disposti nei suoi confronti. Ma quelli contrari all’accordo temporaneo sembrano avere dei pregiudizi nei confronti di papa Francesco».

 

In altre parole, mostrare disaccordo con la Chiesa compromettendosi con un regime comunista che continua a perseguitare i cattolici è, secondo monsignor Chow, il frutto di uno scarso apprezzamento del papa. Il suo predecessore nella sede di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun probabilmente apprezzerà…

 

Prosegue il Vescovo: «direi che la grande maggioranza dei cattolici in Cina è fedele a Papa Francesco e spera che l’accordo temporaneo porti cambiamenti favorevoli alla loro Chiesa, compreso un incontro tra Papa Francesco e il Presidente Xi. Questa osservazione non è proprio quella che riporta la maggior parte degli studiosi della situazione dei cattolici in Cina».

 

Infine Mons. Chow conclude: «il governo cinese ha grande rispetto per papa Francesco. I suoi membri ne apprezzano particolarmente l’apertura e l’inclusività. Si ritiene che il suo amore per l’umanità nel suo insieme sia in linea con i valori sostenuti dal presidente Xi quando desiderava che l’umanità fosse una “comunità con un futuro comune”». No Comment

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

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