Geopolitica

Il procuratore capo della CPI chiede una sentenza «urgente» sul mandato di arresto di Netanyahu

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Il procuratore capo della Corte penale internazionale (CPI) ha invitato i giudici in carica a «rendere urgentemente note le proprie decisioni» sui mandati di arresto emessi per i leader di Israele e Hamas.

 

A maggio, Karim Khan ha presentato una richiesta di emissione di mandati di cattura per il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, nonché per i principali funzionari di Hamas Ismail Haniyeh, Yahya Sinwar e Mohammed Deif.

 

I pubblici ministeri hanno sostenuto che gli uomini erano complici di «crimini di guerra e crimini contro l’umanità» commessi in Israele e a Gaza.

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Da allora la corte ha concesso l’autorizzazione a 18 stati, tra cui Stati Uniti, Germania e Sudafrica, nonché a decine di organizzazioni e individui, di esprimere la propria opinione sulla giurisdizione della CPI in materia, dato che «la Palestina non può esercitare giurisdizione penale sui cittadini israeliani (ai sensi) degli Accordi di Oslo».

 

In un documento di 49 pagine, Khan ha chiesto ai giudici di accelerare il processo, sottolineando che «qualsiasi ritardo ingiustificato in questi procedimenti influisce negativamente sui diritti delle vittime».

 

«È una legge consolidata che la Corte ha giurisdizione in questa situazione», ha scritto il procuratore nella memoria legale, come citato dall’Associated Press. Ha sostenuto che i suggerimenti secondo cui la corte non avrebbe potuto occuparsi del caso erano «privi di fondamento» e che qualsiasi parte che affermi il contrario «fraintende i concetti fondamentali della giurisdizione ai sensi del diritto internazionale».

 

Sia Israele che Hamas hanno respinto le accuse di crimini di guerra, con Netanyahu che ha definito l’accusa una «vergogna». Hamas ha denunciato la richiesta di mandato di arresto di Khan, affermando che equipara «la vittima al carnefice».

 

Israele non è membro della CPI, il che significa che Netanyahu e Gallant non correranno un rischio immediato di essere perseguiti, sebbene un mandato di arresto attivo potrebbe limitare notevolmente i loro viaggi all’estero.

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Haniyeh è stato assassinato il mese scorso a Teheran e Sinwar è stato scelto per sostituirlo. Israele ha affermato che Deif sarebbe stato ucciso in un attacco aereo nella parte meridionale di Gaza a luglio. Tuttavia, Hamas insiste che Deif è ancora vivo.

 

All’Aia il Sudafrica ha accusato Israele di «atti di genocidio».

 

Come riportato da Renovatio 21, il premier israeliano ha dichiarato che il tribunale internazionale non fermerà Israele, anzi dovrebbe essere l’ONU ad essere portata davanti alla Corte.

 

Un’indagine condotta congiuntamente dal giornale britannico Guardian e dalla rivista israeliana +972 ha rivelato che il capo del Mossad avrebbe condotto una sorveglianza sul procuratore capo della CPI in relazione all’apertura di un’indagine formale su presunti crimini di guerra israeliani.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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