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Il primo ministro georgiano firma la legge pro-famiglia che vieta la propaganda LGBT

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Il primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze, ha firmato una legge a favore della famiglia che limita la propaganda LGBT, dopo che il presidente filo-europeo del paese ha deciso di non approvarla.

 

La legge «Sui valori della famiglia e la protezione dei minori» è stata votata dal parlamento georgiano 84-0 il mese scorso. Il partito al governo Sogno Georgiano ha fornito i voti necessari per la sua approvazione. Il partito di opposizione ha boicottato i lavori. Attualmente, la Camera di Tbilisi ha un totale di 150 membri.

 

Tra le altre cose, la legislazione consente di vietare le esibizioni pubbliche dei cosiddetti eventi «pride», come le marce annuali, nonché la censura legale di comportamenti transgender e di altri comportamenti sessuali devianti in film e libri. Il codice civile del Paese definiva già il matrimonio come tra un uomo e una donna.

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Shalva Papuashvili, presidente del parlamento georgiano, ha affermato sui social media che il disegno di legge «non riflette idee e ideologie attuali, temporanee e mutevoli, ma si basa sul buon senso, sull’esperienza storica e sui secolari valori cristiani, georgiani ed europei».

 

L’approvazione del disegno di legge è un momento cruciale per la Georgia, che terrà le elezioni più avanti questo mese, il 26 ottobre. L’attuale presidente del paese, Salome Zourabichvili, ha sempre più segnalato il suo desiderio di avvicinarsi all’Unione Europea pro-LGBT, che aveva conferito al suo Paese lo status di candidato l’anno scorso, ma lo aveva immediatamente sospeso a giugno dopo che il suo Parlamento aveva approvato una legge sull’«influenza straniera» che richiede alle organizzazioni non governative e ai gruppi mediatici che ricevono più del 20 percento dei loro finanziamenti da parti esterne di registrarsi presso il governo.

 

I media e i funzionari occidentali hanno criticato questa mossa come un segno di simpatie filo-russe. Migliaia di manifestanti hanno invaso le strade in risposta, spingendo gli analisti geopolitici a chiedersi se gli Stati Uniti stessero tentando di organizzare una Rivoluzione colorata nel Paese, cosa che hanno fatto per la prima volta nel 2003. L’amministratrice dell’USAID Samantha Powers aveva attaccato il disegno di legge nel 2023, mentre osservatori hanno notato l’attivismo del consigliere del presidente USA Jake Sullivan nella destabilizzazione della Georgia e del Caucaso meridionale.

 

Di contro, il premier Irakli Kobakhidze dichiarò che la Georgia non sarebbe stata «ucrainizzata».

 

Quando il mese scorso la Georgia ha approvato il disegno di legge «Sui valori della famiglia e la protezione dei minori», il massimo diplomatico dell’Unione Europea Josep Borrell aveva espresso frustrazione in un post X, sostenendo che avrebbe «minato i diritti fondamentali delle persone e aumentato la discriminazione e la stigmatizzazione» e affermando minacciosamente che sta «facendo deragliare ulteriormente il paese dal suo percorso verso l’UE».

 


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Come riportato da Renovatio 21, la UE sospese la candidatura della Georgia come punizione per la legge sugli agenti stranieri.

 

Il presidente della Camera Papuashvili ha affermato in precedenza che qualsiasi tipo di collaborazione tra Georgia e UE non dovrebbe essere una collaborazione in cui entrambe le parti aderiscono «ciecamente» alle istruzioni, ma un «percorso bidirezionale» di «apprendimento reciproco, rispetto reciproco, accettazione reciproca».

 

Il primo ministro Kobakhidze ha incontrato di recente l’ambasciatore statunitense Robin Dunnigan dopo che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a più di 60 georgiani, tra cui due funzionari governativi che gli Stati Uniti hanno dichiarato aver “minato” la democrazia.

 

Una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio ha affermato che Kobakhidze ha avvertito Dunnigan che «se venisse intrapreso un altro passo del genere, questo potrebbe portare a una revisione della posizione della Georgia sulle relazioni tra Stati Uniti e Georgia».

 

A dimostrazione di quanto sia diventato partigiano il rancore nel Paese, Radio Free Europe ha riferito che Zourabishvili ha definito le elezioni di ottobre come una scelta tra «essere schiavi della Russia o collaborare con l’Europa».

 

Come riportato da Renovatio 21, du mesi fa era emersi che cgli europei avevano fatto pressione sulla Georgia affinché inviasse mercenari in Ucraina. Tre settimane fa, tuttavia, l’ex primo ministro georgiano Bidzini Ivanishvili aveva dichiarato che Tbilisi chiederà scusa per aver scatenato la guerra antirussa del 2008, una guerra condotta dall’allora presidente Mikhail Saaskahvili arrivato al potere con la rivoluzione colorata del 2003 (finanziata, secondo varie fonti, anche dagli enti di George Soros) e poi fuggito in Ucraina per poi finire nelle carceri georgiane.

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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