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Il mondo senza amicizia

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Non amiamo in alcun modo citare Carl Sagan.

 

Una figura abbastanza nota: astronomo, astrobiologo, divulgatore, si è dedicato a lungo a parlarci della possibilità delle civiltà aliene, ma dalla prospettiva dell’establishment. Per chi lo ricorda, è suo il libro da cui trassero il film Contact con Jodie Foster. Lavorò per la NASA e fondò il progetto SETI, l’insieme di antenne per la ricerca di segnali intelligenti nel cosmo – insomma, davvero dalla parte del potere.

 

Egli era infatti uno scettico, di quelli che ci tengono a importi la loro religione, a cui hanno dato il nome altisonante di «umanesimo secolare». In Italia, lo scetticismo oltranzista è rappresentato dal CICAP di Piero Angela, e Sagan era una cosa così.

«Ho il presentimento di un’America ai tempi dei miei figli o nipoti – quando gli Stati Uniti saranno un’economia di servizi e di informazioni; quando quasi tutte le principali industrie manifatturiere saranno scivolate via verso altri paesi; quando incredibili poteri tecnologici saranno nelle mani di pochissimi e nessuno che rappresenta l’interesse pubblico potrà nemmeno afferrare i problemi; quando le persone avranno perso la capacità di stabilire i propri programmi o di mettere in discussione consapevolmente chi detiene l’autorità; quando le nostre facoltà critiche in declino, incapaci di distinguere tra ciò che è bello e ciò che è vero, scivoleremo, quasi senza accorgercene, nella superstizione e nell’oscurità

 

Nel 1995 scrisse un libro, Il mondo infestato dai demoni, dove malgrado il titolo eccitante non si parla proprio di demoni, ma della primazia dello scetticismo sulle pseudoscienze e su stupide superstizione come Dio, gli UFO, il paranormale, le terapie alternative.

 

Tuttavia, in quelle pagine ce ne pare una che sembra avere parole davvero profetiche per il momento presente.

 

«Ho il presentimento di un’America ai tempi dei miei figli o nipoti – quando gli Stati Uniti saranno un’economia di servizi e di informazioni; quando quasi tutte le principali industrie manifatturiere saranno scivolate via verso altri paesi; quando incredibili poteri tecnologici saranno nelle mani di pochissimi e nessuno che rappresenta l’interesse pubblico potrà nemmeno afferrare i problemi; quando le persone avranno perso la capacità di stabilire i propri programmi o di mettere in discussione consapevolmente chi detiene l’autorità; quando, stringendo i nostri cristalli e consultando nervosamente i nostri oroscopi, le nostre facoltà critiche in declino, incapaci di distinguere tra ciò che è bello e ciò che è vero, scivoleremo, quasi senza accorgercene, nella superstizione e nell’oscurità. L’ammutolimento dell’America è più evidente nel lento decadimento dei contenuti sostanziali nei media enormemente influenti, i brani sonori di 30 secondi (ora scesi a 10 secondi o meno), la programmazione del minimo comune denominatore, le presentazioni credule sulla pseudoscienza e la superstizione, ma soprattutto una sorta di celebrazione dell’ignoranza».

 

Il giovane editorialista americano Saagar Enjeti ha letto questo brano come una previsione di TikTok, dove l’attenzione si è ridotta a dieci secondi o meno, e come profezia dell’anno pandemico, passato in solitudine grazie alla tecnologia, e della tensione impercettibile che ha generato.

 

Ci sarebbe in realtà un modo di quantificare questo disastro:  una statistica uscita poco fa riguardante il numero dei «veri amici» che gli americani dichiarano di avere.

 

Nel 1990 il 33% dichiarava di avere dieci o più amici intimi, senza contare i parenti. La minoranza, il 11% sosteneva di avere 3 amici veri in tutto.

 

Tutti gli amici che ti rimangono vengono dal lavoro, o da situazioni legate al lavoro. «Questa è la vita dell’élite cosmopolita», e l’ha imposta a tutti quanti, pena l’emarginazione professionale e quindi sociale. «L’élite ha strutturato l’economia in modo tale che tutti oggi devono vivere come vivono loro»

Ora, nel 2021, il numero delle persone che dichiarano di avere 10 o più amici, è crollato al 13%. È comparsa quest’anno anche una categoria che prima era quasi inesistente: quelli che dichiarano zero amici. Nel 1990 erano il 3%, oggi sono il 12%. Impressionante.

 

Enjeti ritiene che il problema derivi dal troppo lavoro che affligge gli americani, con straordinari in ufficio e interminabili viaggi di lavoro. Oggi gli amici li fai tutto sul lavoro. Si tratta della vittoria della «classe manageriale» su tutte le altre: i principi di efficienza stakanovista della Corporate America hanno infettato ogni residuo senso di comunità rimasto. Le multinazionali, insomma, hanno imposto a tutti, anche ai ragazzi che venivano dalla vita rurale, la loro antropologica.

 

Tutti gli amici che ti rimangono vengono dal lavoro, o da situazioni legate al lavoro. «Questa è la vita dell’élite cosmopolita», e l’ha imposta a tutti quanti, pena l’emarginazione professionale e quindi sociale. «L’élite ha strutturato l’economia in modo tale che tutti oggi devono vivere come vivono loro».

 

In un’economia e una cultura top-down, l’élite è riuscita a trasmettere il suo senso del lavoro giù verso le persone che non necessariamente vogliono avercelo, e che preferiscono invece andare a vivere non in una metropoli ma in un paesino a dieci chilometri dalla mamma oppure appunto, la vita di comunità con gli amici…

Ammettiamo la nostra stupidità per non averci mai pensato: dopo aver distrutto la famiglia, era ovvio che sarebbero andati oltre. Era certo, quindi, che avrebbero cercato di distruggere anche l’amicizia, il sentimento più profondo che lega gli esseri umani senza relazioni di sangue

 

Il trasbordo ideologico si è compiuto anche a livello riproduttivo: la produttività della donna imposta dall’élite ha giocoforza imposto una sterilizzazione di tante persone che avrebbero voluto avere figli molto prima – per questo, peraltro, le grande aziende come Google offrono alle dipendenti giovani appena assunte la crioconservazione degli ovuli.

 

Ecco il punto davvero saliente delle preconizzazioni di Sagan: il potere è davvero in mano a pochissimi in grado di plasmare le nostre vite al di là della nostra consapevolezza. E nessuno, specie nella classe politica, sembra avere il coraggio o l’intelligenza per mettersi contro – Facebook in questo momento sta punendo con la censura davvero chiunque, ma Salvini, che alla sua «Bestia» di Facebook deve la sua ascesa, stranamente non dice nulla…

 

La popolazione non è in grado di mettere in discussione chi è al potere – anzi, è proibito. Anzi, ti zittiscono, e ti vengono magari anche a cercare, se hai dai ridire su un virologo.

 

Ma soprattutto, la cosa che ci colpisce, è la distruzione dell’amicizia. Ciò è cosa ancora più grata al potere, perché senza amicizia non hai nemmeno quel minimo collante sociale con cui le persone possono unirsi, e quindi rappresentare un problema per l’autorità costituita.

È quello che l’élite vuole: un mondo fatto di uomini liquidi, di uomini vuoti, di precari assoluti, che non sono certi nemmeno del proprio sesso – e appunto su questo ci stanno pure facendo una legge che punisce chi a questo quadro si vuole opporre.

 

Ammettiamo la nostra stupidità per non averci mai pensato: dopo aver distrutto la famiglia, era ovvio che sarebbero andati oltre. Era certo, quindi, che avrebbero cercato di distruggere anche l’amicizia, il sentimento più profondo che lega gli esseri umani senza relazioni di sangue.

 

È quello che l’élite vuole: un mondo fatto di uomini liquidi, di uomini vuoti, di precari assoluti, che non sono certi nemmeno del proprio sesso – e appunto su questo ci stanno pure facendo una legge che punisce chi a questo quadro si vuole opporre.

 

Un mondo di larve da spendere come meglio credono i padroni del vapore, magari facendoli lavorare – con stipendi da fame – o magari, semplicemente, terminandoli, perché sul pianeta siamo troppi.

 

Il lockdown a qualcuno ha consentito di lavorare: le amicizie professionali, come da desiderio dell’élite («non avrai altra vita che non la tua produttività») forse rimarranno. Tutto il resto no. Perché hanno chiuso tutti i canali dove le amicizie potevano sbocciare: i bar, i ristoranti, le piscine, le palestre, i cinema… e mettiamoci dentro anche le tanto vituperate discoteche, che erano i luoghi per antonomasia di incontro con persone nuove

Un mondo di larve da intrattenere con TikTok e altri spettacolini dementi, con la dipendenza dai social, dalla pornografia e dagli psicofarmaci, magari buttando lì ogni tanto come premio e monito il quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol (esemplare il caso della vittima di lesbofobia che si prende 140 mila euro di donazioni in crowdfunding e si compra la Mercedes e il cagnolino di razza da 2.500 euro).

 

Ma venendo più al concreto, è impossibile non vedere come l’amicizia sia stata disintegrata dalla pandemia. In una società dove si ha paura a darsi la mano, o a parlarsi guardandosi in faccia, come sarà possibile crearsi degli amici?

 

Prima di perderla, non sapevamo quanto fosse preziosa questa cosa: la possibilità di uscire di casa, attaccare bottone per sbaglio con qualcuno, e quindi di tornare alla sera con un amico in più nel telefonino.

 

Il lockdown a qualcuno ha consentito di lavorare: le amicizie professionali, come da desiderio dell’élite («non avrai altra vita che non la tua produttività») forse rimarranno. Tutto il resto no. Perché hanno chiuso tutti i canali dove le amicizie potevano sbocciare: i bar, i ristoranti, le piscine, le palestre, i cinema… e mettiamoci dentro anche le tanto vituperate discoteche, che erano i luoghi per antonomasia di incontro con persone nuove.

 

Non solo: pensate ai treni. Ora, con un posto ogni due o ogni quattro, non si hanno più quei vicini di poltrona che il fato ci assegnava e con i quali potevano sbocciare discussioni frivole o abissali, e iniziare rapporti di ogni tipo.

Noi crediamo che la vera responsabile sia la Necrocultura, il sistema operativo caricato nella mente del mondo. Essa, deve distruggere ogni relazione umana: una volta eliminata la famiglia, ora sta facendo pulizia del resto, preparando così una società atomizzata e fluida, una non-società, abitata, del resto, da non-umani, da trans-umani modificati perfino a livello molecolare

 

Era già raro qualche anno fa la possibilità di incontrare persone «per strada»: una parola scambiata alla fermata dell’autobus, un complimento per il cappotto, una mano per sistemare il passeggino… Ora, con l’idea che chiunque può essere un untore (e, ancora peggio, l’idea che non sai se chi hai davanti è un covidiota che vede come offensivo ogni tuo gesto di vicinanza) vedere la collisione amicale di due sconosciuti all’aperto sarà impossibile.

 

A differenza del giornalista americano, noi non crediamo che tutto questo derivi il ultima analisi dall’élite e dalla sua dittatura stakanovista.

 

Noi crediamo che la vera responsabile sia la Necrocultura, il sistema operativo caricato nella mente del mondo. Essa, deve distruggere ogni relazione umana: una volta eliminata la famiglia, ora sta facendo pulizia del resto, preparando così una società atomizzata e fluida, una non-società, abitata, del resto, da non-umani, da trans-umani modificati perfino a livello molecolare.

 

La pandemia ha distrutto l’amicizia, vero. Ma la pandemia è solo una capitolo, sia pur acceso assai, del percorso della Cultura della Morte. Non abbiamo visto ancora niente. Le relazioni umane non solo andranno abbattute, andranno sostituite – e pervertite.

Qualcuno rammenterà l’anno scorso le grottesche uscite dei virologi lo scorso anni, che davano consigli agli amanti

 

Qualcuno rammenterà l’anno scorso le grottesche uscite dei virologi lo scorso anni, che davano consigli agli amanti: «amatevi solo per 15 minuti», amplessi con la mascherina addosso, poi seguivano dettagliate descrizioni per le posizioni sessuali anti-COVID.

 

Curioso, notavamo: ci hanno impedito di vedere gli amici – minacciando chi invitava troppa gente a casa a Pasqua, o proibendo le grigliate – e perfino di abbracciare i parenti (anche quando questi, magari, stavano morendo in ospedale…) ma non toccano nemmeno con un dito i dogmi della «liberazione sessuale».

 

Quel tipo di relazione, che pure necessariamente comporta lo scambio di molti fluidi, a loro stranamente va bene. Bisogna capire che non  è una novità. C’è un precedente importante, e rilevante i questo momento: l’AIDS e i gay.

Curioso: ci hanno impedito di vedere gli amici – minacciando chi invitava troppa gente a casa a Pasqua, o proibendo le grigliate – e perfino di abbracciare i parenti (anche quando questi, magari, stavano morendo in ospedale…) ma non toccano nemmeno con un dito i dogmi della «liberazione sessuale»

 

Allo scoppio dell’HIV (all’epoca chiamato GRID: Gay Related Immunodeficiency) divenne chiaro che il problema dell’epidemia era la promiscuità degli omosessuali: il famoso paziente zero, un assistente di volo canadese, in una manciata di settimane riusciva ad avere centinaia di partner diversi.

 

È curioso anche notare che le persone in circolazione per l’establishment sono le stesse: Anthony Fauci era già in pista, e si dedicò all’AIDS, in modo anche controverso (vi era di mezzo la rivalità con Montagnier per vincere il Nobel, che poteva andare a Gallo, sodale di Fauci). Fauci ora ricorda che a quei tempi cominciò a frequentare i luoghi di maggior diffusione del virus, le saune di San Francisco…

 

L’AIDS uccise quantità immani di persone. Dalla comunità gay tracimò poi in quella degli eroinomani, e da lì alle prostitute, quindi alle famiglie, e da lì alle persone in emotrasfusione… Una vera calamità.

 

Nessuno ha mai pensato di andare dai gay e dire loro di smetterla con la loro promiscuità totale, vero motore del disastro dell’AIDS

Eppure, nessuno ha mai pensato di andare dai gay e dire loro di smetterla con la loro promiscuità totale, vero motore del disastro dell’AIDS. Nessuno ha detto una parola: perché di fatto essi erano l’avanguardia di quella «liberazione sessuale» che non può essere discussa. E cioè: della sostituzione dell’amicizia con il cannibalismo sessuale.

 

Un ex gay un giorno mi disse: «i gay non hanno amici» (alla faccia di chi dice «ho tanti amici gay»). Mi parlava del senso di angoscia che sentiva quando vedeva un maschio,  una sensazione a cui doveva rispondere cercando di possederlo sessualmente. Avrei poi scoperto che questa idea è un caposaldo della teoria riparativa, la tecnica psicoterapica ora praticamente proibita ovunque, tanto che i libri del suo maggior esponente, Joseph Nicolosi, sono stati cancellati (vuol dire che proprio non ci sono, come se non fossero mai esistiti) da Amazon.

 

Nessun lockdown, nessun decreto, nessun ordine anticostituzionale per i gay e per il loro rischio, quello sì davvero presente, di diffondere il virus letale

Il ragazzo mi diceva che perfino le partite a pallone fra gay, che egli aveva provato ad organizzare, erano difficoltose, goffe. Mancava il senso di squadra, mancava lo stimolo… poi al momento della doccia però le cose cambiavano. Di fatto, si era reso conto, la gente accettava la serata al campo solo nella prospettiva della doccia. Erano, allora come oggi, gli anni dell’AIDS.

 

Nessun lockdown, nessun decreto, nessun ordine anticostituzionale per i gay e per il loro rischio, quello sì davvero presente, di diffondere il virus letale. Abbiamo visto, negli anni, altre cose: concerti di star del rock, fiocchetti rossi sul bavareo delle giacche, al massimo il famoso spot Pubblicità Progresso con l’alone viola – dove però i gay nemmeno erano raffigurati in mezza inquadratura.

La Necrocultura ha i suoi strumenti: l’omosessualizzazione è uno; un altro è l’epidemia, ma quella di COVID, non quella di AIDS, che è stata invece favorita – e ci sarebbe da considerare che i farmaci grazie a cui oggi di AIDS si muore poco, non sono business da niente per le farmaceutiche…

 

Il problema della diffusione dell’HIV nella comunità omosessuale è stato così volutamente ignorato che ad un certo  è perfino spuntata una sottocultura, fiorente anche in Italia, di persone chiamate bugchasers («cercatori del baco») e giftgivers («donatori del dono») che infettano e si infettano volontariamente. Anche di questo, al governo, alle autorità, all’OMS, a Bill Gates non frega nulla.

 

Perché, speriamo che sia chiaro, essi sono funzionali al disegno. E il disegno si chiama Necrocultura. Che ha i suoi strumenti: l’omosessualizzazione è uno; un altro è l’epidemia, ma quella di COVID, non quella di AIDS, che è stata invece favorita – e ci sarebbe da considerare che i farmaci grazie a cui oggi di AIDS si muore poco, non sono business da niente per le farmaceutiche…

 

È la sostituzione morale delle vostre vite: invece di un lavoro, vi daranno uno stage. Invece di un figlio, vi daranno una manciata di voli Ryanair. Invece di una famiglia, vi daranno un’orgia nella dark room di qualche club gay. Invece di amici, vi daranno botte di sesso con persone a caso, magari ad alto rischio di prendere un virus quello sì davvero mortale.

È la sostituzione morale delle vostre vite: invece di un lavoro, vi daranno uno stage. Invece di un figlio, vi daranno una manciata di voli Ryanair. Invece di una famiglia, vi daranno un’orgia nella dark room di qualche club gay. Invece di amici, vi daranno botte di sesso con persone a caso, magari ad alto rischio di prendere un virus quello sì davvero mortale

 

Sagan, senza saperlo, con quel libro aveva davvero ragione: il mondo è infestato di demoni. Non quelli che pensava lui. Ci sono demoni veri in circolazione. Ci è impedito anche solo nominarli, e di fatto non so nemmeno cosa scatenerà questo articolo.

 

So di certo però che Renovatio 21 la Cultura della Morte la vuole combattere, e tacere non è possibile. Per questo cerchiamo amici per proseguire questa pazzesca battaglia. Molti li abbiamo già trovati, e a loro, per l’amicizia che mostrano, siamo tanto grati.

 

 

 

 

 

 

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