Pensiero

Il fisco come strumento di distruzione della classe media

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Le notizie sull’IRS, l’ente USA per la riscossione delle tasse, si stanno rincorrendo.

 

Forbes ieri batteva la notizia che l’IRS starebbe assumendo 87 mila nuovi agenti, con un aumento sensibile anche riguardo il personale dedicato alle criptovalute.

 

Ottantasettemila: in pratica, una media città italiana, fatta solo di agenti del fisco. La cifra esce dalla discussione del non ancora approvato Inflation Reduction Act. la, «legge sulla riduzione dell’inflazione» che darà all’agenzia 80 miliardi di dollari, la metà dei quali sarà destinata alla repressione dell’evasione fiscale.

 

Pochi minuti e si scatena Elon Musk (che in tasse, quest’anno, ha pagato qualche miliardo).

 

 

«Quando il Paese che si è ribellato per le tasse assume 87.000 nuovi agenti dell’IRS», si legge nel meme, posto sopra la foto di un ridente ufficiale dell’esercito britannico dal film con Mel Gibson The Patriot.

 

Elon, non si sa quanto volontariamente, ha fatto un riferimento alla storia di violenza americana, stavolta non alla guerra civile, ma alla guerra rivoluzionaria contro Londra, che, in effetti, si ebbe in apparenza proprio per motivi fiscali.

 

Passano poche ore, arrivano i fact-checker. Il solito Snopes, addirittura il Time. MSNBC, organo privato del continuum tra Partito Democratico e  Deep State, batte tutti: gli 87 mila nuove guardie delle tasse don’t (and won’t) exist.  Non esistono. Non esisteranno.

 

E via.

 

Poco dopo, emergono altri sconvolgenti dettagli della situazione.

 

Un annuncio di lavoro online per «agenti speciali investigativi criminali» dell’IRS scrive che un «requisito chiave» per i candidati al posto di lavoro è essere «legalmente autorizzati a portare un’arma da fuoco».

 

Dice proprio così. Chiede la disponibilità a «lavorare per un minimo di 50 ore settimanali, (…), compresi i giorni festivi e i fine settimana. Mantenere un livello di forma fisica necessario per rispondere efficacemente a situazioni pericolose per la vita sul lavoro; essere disposti e in grado di partecipare ad arresti, esecuzione di mandati di perquisizione e altri incarichi pericolosi».

 

In pratica, essere pronti a sparare… agli evasori fiscali.

 

Non ci stiamo inventando niente: è proprio scritto nero su bianco sul sito dell’IRS.

 

Non solo. Il turbolento deputato trumpiano Matt Gaetz ha cercato di introdurre una legge che impedisca all’agenzia del fisco USA di comprare ulteriori pallottole. Perché, si viene a sapere, l’IRS è già armata a livelli inimmaginabili: Gaetz ha scoperto che l’IRS ha acquistato più di 700 mila dollari di munizioni nell’arco di diversi giorni giorni.

 

Il tutto, nel momento in cui il Congresso americano sta cercando apertamente di disarmare i cittadini americani, in barba al Secondo Emendamento. Questo piccolo dato dice moltissimo. Ed è facile capire per chi sono quei (dato 2018) 4,487 e quelle 5,062,006 pallottole.

 

Perfino il Partito Repubblicano americano ha capito costa sta succedendo. Un esercito di agenti del fisco armato fino ai denti non farà altro che molestare i proprietari di piccole imprese e i lavoratori a basso reddito.

 

Gli uomini del Grand Old Party stanno facendo girare un’analisi che mostra che i cittadini che guadagnano meno di 75.000 all’anno riceveranno il 60% delle verifiche fiscali aggiuntive.

 

Il che vuol dire: accanimento totale sulla classe media, fino alla sua spremitura terminale, fino alla sua cancellazione.

 

Una lotta di classe vera e propria, condotta dall’élite contro la piccolo borghesia: e con un esercito assemblato ed armato a spese di quest’ultima.

 

Si tratta dell’ultima linea di persecuzione della middle class.

 

Dovrebbe essere chiaro a tutti che il processo stabilito per questi decenni dai padroni del mondo sia quello: la disintegrazione della classe media.

 

Troppo estesa per non essere un pericolo per il vertice della piramide. Troppo piena di pensieri per non tentare di cambiare le cose quando esse vanno apertamente  contro gli interessi del popolo – e dell’umanità intera. Troppo intrisa di valori conservatori (la famiglia, la religione…) in un mondo che ora più che mai non deve conservare nulla, ma essere resettato.

 

Il Grande Reset, abbiamo ripetuto, è in linea di massima riconducibile alla convergenza tra gli Stati con le grandi multinazionali. Improvvisamente, parlano di ambiente, di equità sociale, di inclusione, di sicurezza sanitaria e di tutte le boiate di Davos e dintorni non solo i governi inetti e corrotti, ma anche le società multimiliardarie. Voi capite che in questo disegno, non c’è alcuno spazio per l’indipendenza dei borghesi, piccoli e medi.

 

Perché, come andiamo ripetendo, l’obbiettivo di tutto questo – vaccini, green pass, denaro digitale inclusi – è la sottomissione degli esseri umani.

 

La realtà è che, in USA come in Europa, il progetto di distruzione della classe media è partito anni e anni fa. Una storia con cronologia convincente a riguardo non è ancora stata scritta – perché, sarebbe stata tacciata, oggi come decenni fa, di cospirazionismo molesto. Tuttavia non abbiamo problemi a indicare una data saliente l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) nel 2001.

 

Dall’arrivo dei cinesi è partita la globalizzazione – cioè la sinizzazione dell’economia manifatturiera. Con conseguente delocalizzazione, e demolizione del tessuto produttivo fisico occidentale.

 

La classe media in crisi, uccisa dalla concorrenza-dumping a Oriente e dalla concentrazione di mercato dei colossi a Occidente (Amazon, ad esempio), è stata massacrata. Non è stata aiutata, in nessun modo, a uscire dalla miseria spaventosa in cui l’avevano cacciata i medesimi politici che magari aveva votato. Ricordate l’Ulivo mondiale? Clinton, Blair, Prodi… Erano gli anni in cui si bombardava la Serbia (cioè, il proxy della Russia) ma si facevano gli occhi dolci alla Cina.

 

Abbiamo detto, la questione viene da lontano. Soprattutto la questione cinese: ho realizzato nel tempo che le spallucce occidentali dinanzi al massacro di Tian’an Men significassero proprio questo: il patto per portare la Cina a divenire protagonista economica mondiale era stato siglato – probabilmente con Deng Xiaoping, che aveva studiato in Francia, e chissà di quali club aveva preso la tessera – e non doveva essere disatteso per nessun motivo, nemmeno mentre si guardavano migliaia di studenti e cittadini comuni trucidati dai soldati che sparavano nel mucchio e passavano sopra ai cadaveri con l’autoblindo.

 

Perché, il patto tra Deng e i poteri costituiti atlantici con probabilità non riguardava solo la rapina dell’economia manifatturiera occidentale da parte dei cinesi: mirava, più sottilmente, proprio alla distruzione della classe media.

 

Dietro alla colonna di carrarmati bloccate da tank man, l’eroico omino con le borse di plastica, non c’era solo l’industria aerospaziale euroamericana desiderosa di vendere Jumbo ai cinesi. C’era il disegno del padrone del mondo di innalzare la Cina per spazzare via la borghesia dell’Ovest.

 

Questa catastrofe non ha avuto rappresentanti nei Parlamenti, né rappresentazioni scientifiche, libresche, cinematografiche.

 

La classe media moriva, aiutata dalla repressione senza requie del fisco, che intuiva qualcosa di fondamentale: coloro che sono abituati ad un dato tenore di vita, potrebbero, prima di rassegnarsi a perderlo del tutto, cercare di pagare meno tasse per conservare le cose com’erano prima, all’età dell’oro.

 

Ecco le retate ai padroncini, alle fabbrichette, ai luoghi di villeggiatura. Spremere, con la ferocia dell’Esercito di Liberazione del Popolo in quella piazza pechinese del 1989, coloro che sono stati rovinati dalla globalizzazione, perché sono i primi a tentare di evadere, magari anche solo per sopravvivere.

 

Certo, è un ordine di sterminio – come da programma. Distruggere l’economia di una classe significa, di fatto, declassarla. Cioè, degradarla: la classe media diviene classe operaia, o forse nemmeno quella. Perché, grazie all’importazione di milioni di africani, una classe bassa, ancorché non esattamente operaia, vi è già, ha già pienamente sostituito la nostra, in certi lavori ma soprattutto in quantità di condomini e di quartieri.

 

Il borghese declassato si trova a convivere, e a combattere, con l’immigrato afro-islamico, già visibilmente dedito ad alcune prepotenze nei confronti dell’autoctono. L’occhio sopra la piramide gode assai: divide et impera. E così, la classe sociale capace di produrre ricchezza e sviluppo, capace di far accadere le rivoluzioni, sparisce per sempre.

 

Questo disegno, visto da dentro, sa essere osceno come poco altro. Anche perché esso è assai dichiarato.

 

Abbiamo un esempio di persecuzione fiscale di qualche anno fa. Un conoscente, lettore di Renovatio 21, ci ha raccontato della sua misera Partita IVA. Un anno aveva fatturato qualcosa meno di 100 mila euro. Tolte le spese, forse gli era rimasto meno di 1800 euro al mese, per un lavoro alto e faticoso.

 

Il ragazzo aveva pagato tutte le tasse possibili, ci teneva. Diceva: prima viene la mia salute, non posso vivere con l’ansia di avere il fisco che vuole qualcosa da me, quindi pago tutto, se possibile pago pure di più.

 

Fu sorpreso, quindi, quando scattò un controllo nei suoi confronti quattro anni dopo. Il motivo era semplice: dopo 5 anni, per legge, non era più possibile andare a rovistare tra fatture e ricevute per accusare di evasione qualcuno.

 

La Partita IVA era tuttavia serena: quando faceva le notti a produrre documenti che risolvevano le cose contestate, andava a letto sereno, perché si sentiva inattaccabile.

 

Il povero giovanotto non aveva capito nulla: il fisco mise su di lui un intero team – ripetiamo, su una Partita IVA micrologica – praticamente per un anno. Tirarono fuori cose inimmaginabili.

 

Fu una sofferenza infinita, che lasciava sbigottiti: contestavano che la somma rispetto ai viaggi in treno non tornava, risultava un solo biglietto in tutto l’anno invece che decine e decine. Convocato con la commercialista per spiegare questa discrepanza, si rese conto che gli impiegati del fisco avevano fatto una fotocopia della pagina con il blocchetto dei biglietti messi uno sull’altro, e quindi, dalla fotocopia, risultava solo un biglietto.

 

Perché accadeva questo: la commercialista aveva una sua teoria.

 

«Sono al collasso, stanno raschiando il fondo del barile, che per loro è la classe media. Devono fare cassa per evitare il crollo totale, quindi si sono convinti che le piccole attività possano avere soldi da parte, sotto il materasso, magari».

 

La cosa, se ci pensiamo, ha molto senso: è la sempiterna accusa mossa dalla sinistra in Italia – cioè il partito egemone, cioè la magna pars dello Stato-partito – contro gli imprenditori e la popolazione tutta. Vi siete arricchiti a fronte del debito pubblico. Ora pagate.

 

La faccenda andò avanti fino allo sfinimento. Trovarono cose impensate: del resto ci stavano sopra più persone, per tanto tempo… La commercialista gli disse che non aveva mai visto una cosa del genere, è un esempio che poi avrebbe portato ad un seminario di colleghi. Si chiese se non avesse pestato i piedi a qualcuno…

 

Il ragazzo chiese cosa poteva fare. Non voleva dargliela vinta, era un’ingiustizia immane, era una prepotenza. L’alternativa, gli dissero era andare a giudizio, con avvocati e anni e anni di processo e tutto. Il problema era economico: non era in grado di sostenere una spesa del genere. Realizzare di non potersi permettere una difesa, cioè, essere indifeso, gli fece capire che no, probabilmente non faceva più parte del gruppo sociale a cui credeva di appartenere, nel quale credeva di essere nato.

 

Decise, contro ogni morale, di pagare, per levarsi il pensiero una volta per tutte. Anche se  i soldi sotto il letto, no, lui non ce li aveva, e nemmeno la sua famiglia, che avevano subito il declino della globalizzazione cinese di cui parlavamo poco sopra.

 

Arrivò l’altra tegola. Pensava di pagare X. La cartella che arrivò era invece di 4 volte X. Soldi che non solo non aveva, ma che non aveva certezza di guadagnare in un anno.

 

La madre, vedova da poco, si ammalò, andò in una depressione ulteriore.

 

L’unica soluzione possibile era diventare «cliente» di Equitalia, e dividere la cifra nel numero più alto di rate. Fortunatamente, a quel tempo, l’ente aveva risolto qualche problema con tassi, diciamo così, «impopolari» al punto che alcuno sostenevano fossero illegali.

 

Per anni, il ragazzo pagò questo affitto ingenerato dalla persecuzione fiscale a suo carico.

 

Racconta che «la cosa più allucinante era guardarmi intorno. Vedevo che lo Stato faceva accordi con giganti della tecnologia a fronte di miliardi di euro, dico miliardi, che invece che finire al fisco italiano finivano, forse, in Lussemburgo, in Irlanda, in realtà nemmeno lì. Evasione pura, per quantità di danaro da manovra economica».

 

«Allo stesso tempo vedevi il premier che si faceva fotografare con questo o quello uomo della multinazionale tech “figa”, con gli uffici stampa che passavano ai giornali la notizia che il colosso dei computer aveva magari aperto una struttura farlocca, chiaramente a fronte di un accordo sui miliardi non versati alle nostre entrate».

 

«Nel momento più disperante, avevo visto il dirigente di un altro mega-colosso, che le tasse chissà dove le paghe, che si inseriva in una struttura amministrativa vicina al governo un suo dirigente… per poi vedere elargire alla super-multinazionale, tramite un bonus incomprensibile, una grossa quantità di danaro pubblico».

 

«Quindi, invece che recuperare i miliardi, ripeto miliardi, dai grandi colossi, venivano da me, tra le mie miserie, ad accusarmi perché avevano visto degli scambi di poche centinaia di euro di danaro nei due sensi tra il mio conto  e quello dei miei genitori… non si sono fermati neanche quando, chiedendo da dove venivano quei soldi, avevamo confessato, nella vergogna, che in quell’anno avevamo cominciato a vendere gli ori…»

 

Il motivo è semplice, e in realtà non riguarda solo le grandi aziende straniere che evadono spudoratamente. È una questione di qualità della preda.

 

«La commercialista mi disse: sono venuti da te, e continueranno a venire da quelli come te, perché sanno che non ti puoi difendere. Un’azienda può permettersi di accantonare una parte dei ricavi per gli avvocati. Tu non puoi. Chi mette in mezzo l’avvocato tira avanti di anni la risoluzione, cioè il pagamento di quello che chiedono: loro hanno bisogno di soldi subito».

 

«Voi siete senza difese, quindi obbedite. Voi siete per loro dei bancomat. Delle macchine che sputano soldi premendo la giusta sequenza di bottoni. Solo che i soldi sono i vostri, non di chi li preleva».

 

Questo è il pensiero che ci guida nel leggere il cambiamento sociale oramai incontrovertibile: disintegrare e sottomettere.

 

Sarai distrutto, e quello che rimarrà di te sarà reso schiavo.

 

Adesso capiamo bene a cosa serve armare chi viene a riscuotere le tasse.

 

Perché capitelo: dopo il runner, il frequentatore di movida, il non-vaccinato, il non-greenpassato, il renitente alla lode del regime infame ed assassino di Zelens’kyj, l’inquinatore, etc. il prossimo ad essere oggetto del minuto di odio e delle sue conseguenze sarà l’evasore.

 

La piattaforma di danaro digitale lo renderà facile da individuare. Vi saranno algoritmi, redditometri drogati di Intelligenza Artificiale, pronti a decretare che non pagate abbastanza tasse. Come in Cina per chi attraversa le strisce pedonali con il rosso, il vostro volto verrà sparato sui megaschermi della città per essere schernito, così da informare i vostri compaesani della vostra pericolosità.

 

Quindi, vi beccherete gli sputi del vostro vicino di casa, e, più importante, magari la possibile visita di una polizia fiscale armata.

 

Basta capire quello che i pubblicani moderni non possono capire: il fine non è far pagare le tasse, è distruggere un’intera classe sociale, umiliarla, farla ammalare, sterilizzarla, annichilirla.

 

Non siamo ancora sicuri che riusciranno nell’intento, anche se sono a buon punto.

 

Perché è la classe media – con le sue idee, i suoi risparmi, i suoi sacrifici – che muove la Storia.

 

E tante volte, nei secoli, ha saputo liberarsi delle élite parassite. Magari, nel processo, facendo qualcosa di sempre più moralmente necessario ora: punire i responsabili di questa devastazione internazionale, castigare con estremo giudizio, infliggendo tutto il dolore necessario a che sia fatta vera giustizia.

 

Non è un sogno. È la nostra preghiera.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

 

 

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