Geopolitica

Il banchetto di Zelens’kyj con la firma per la NATO non ha senso

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La scenetta del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj che firma la sua adesione alla NATO su un banchetto nella solita strada di Kiev non solo ha raggiunto un nuovo livello di grottesco internazionale, ma è riuscito anche a farsi smentire da chiunque.

 

L’Ucraina è già un membro de facto dell’alleanza, ha affermato l’attore divenuto presidente di Paese in guerra. «Oggi, l’Ucraina sta facendo domanda per renderlo de jure secondo una procedura coerente con il nostro significato per la protezione della nostra intera comunità».

 

Tuttavia la sua richiesta non è voluta dalla NATO stessa, almeno non a questo punto: insomma, un matrimonio annunciato senza che il consorte sia completamente d’accordo.

 

Alla Casa Bianca, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha detto che questo è un brutto momento per parlare dell’adesione dell’Ucraina alla NATO. «Gli Stati Uniti sono stati chiari per decenni che sosteniamo una politica delle porte aperte per la NATO. Qualsiasi decisione sull’adesione alla NATO spetta ai 30 alleati e ai Paesi che aspirano ad aderire», ha affermato durante una conferenza stampa alla Casa Bianca. «In questo momento, la nostra opinione è che il modo migliore per sostenere l’Ucraina sia attraverso un supporto pratico sul campo in Ucraina e che il processo a Bruxelles dovrebbe essere ripreso in un momento diverso».

 

L’opinione a Washington sarebbe divisa. Nancy Pelosi, interrogata ieri da Politico sull’offerta NATO di Zelens’kyj, ha rifiutato di approvarla, ma ha affermato di sostenere una sorta di «garanzia di sicurezza» per Kiev.

 

Ciò è avvenuto dopo che la Camera ha votato una risoluzione  che include oltre 12 miliardi di dollari in aiuti al regime di Kiev.

 

Anche il precipitoso discorso del segretario generale NATO Jens Stoltenberg di venerdì sera va visto in quest’ottica: un tentativo di gettare acqua sul fuoco. Perché se Mosca credesse a Zelens’kyj e alla sua «adesione» unilaterale al Patto Atlantico, la rappresaglia russa, scatenata dai timori per lo stesso funzionamento della NATO (ben illustrati da Putin in una sua intervista a Oliver Stone), potrebbe arrivare immediatamente, e quindi si avrebbe la Terza Guerra Mondiale.

 

La quale Terza Guerra Mondiale, magari pure termonucleare,  è, lo sappiamo, il vero fine di Zelens’kyj, l’unica prospettiva in cui l’élite corrotta ucraina può sperare di rimanere in sella.

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

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