Pensiero

Hanno ribaltato anche Fantozzi

Pubblicato

il

 

 

Più passano gli anni, più l’immortale capolavoro di Paolo Villaggio – la serie Fantozzi – acquisisce valore. Si tratta oramai di un classico, ben presente nella mente di più di una generazione di italiani.

 

I più anziani hanno visto i film (specialmente i primi due episodi) fino allo sfinimento. Tuttavia se lo riguarderebbero ancora, per quanto bene poteva descrivere alcuni cascami gerarchici, monarchici del lavoro del dopoguerra.

 

I meno anziani lo hanno visto in TV ripetute volte, e ammettono che è una visione che li ha segnati, il vero bildungsroman di una generazione, altro che Dostoevskij, altro che Stendahl, altro che I dolori del giovane Werther.

 

I giovani –perfino talmente giovani da non aver visto le repliche su Italia 1 e Retequattro o da non sapere nemmeno cosa sia un VHS – citano a memoria intere scene del film.

 

Più passano gli anni, più l’immortale capolavoro di Paolo Villaggio – la serie Fantozzi – acquisisce valore

Fantozzi ha fornito una serie infinita di battute, di gag, di topoi che spuntano nella vita quotidiana dell’italiano di ogni censo.

 

«Come è umano lei!» se si viene trattati male da qualche caporione del sistema.

 

«Pekkato tu non pole manciare!» se si prende in giro qualcuno a dieta.

 

«È un bel direttore, un santo, un apostolo!» se si vuole scherzare su qualcuno che ha il titolo, o sul servilismo di qualcuno nei suoi confronti.

 

Riguardo ai direttori, c’è la memorabile serqua di superiori subiti da Fantozzi.

 

C’è l’onorevole Cavaliere Conte Diego Catellani, quello che fa adorare ai sottoposti la statua di sua madre vivente, ed è patito del biliardo – quello che «sabato sera a casa mia. Tutti!».

 

C’è il Direttore Conte Corrado Maria Lobbiam, quello che presiede ai vari della navi, dove troviamo anche l’azionista della megaditta Contessa Pia Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, nobildonna incapace di rompere una bottiglia per inaugurare l’imbarcazione, ma in grado di tranciare di netto il mignolo di un cardinale.

 

C’è il Gr. Ladr. Farabut. di Gr. Croc. Mascalz. Assas. Figl. di Gr. Putt. Marchese Conte Piermatteo Barambani Megalom, vero farabutto appassionato di nautica, il quale è però una figura minore, che turlupina Fantozzi addossandogli le responsabilità di uno scandalo finanziario, avendo promosso il ragioniere a Dott. Ing. Lup. Man. Presidente Natural. Prestanom. Om. Di Pagl. Gran. Test. Di Caz. Rag. Fantozzi.

 

C’è il Megadirettore Clamoroso Duca Conte Pier Carlo ing. Semenzara, che è un assenteista puttaniere sopraffatto dalla superstizione in quanto posseduto dal demone del gioco d’azzardo.

 

C’è il  dottor Ing. Gran Mascalzon di Gran Croc. Visconte Cobram, che ha ruolo di «direttore totale», appassionato di ciclismo e fondatore della cosiddetta Coppa Cobram, che qualche genio ha davvero portato nella vita reale qualche anno fa.

 

E poi c’è lui, il potentissimo Megadirettore Professor Guidobaldo Maria Riccardelli, amante del cinema espressionista tedesco e soprattutto russo.

 

È con il Riccardelli che ne Il secondo tragico Fantozzi, scatta una delle scene più memorabili: la rivolta populista contro la cinefilia intellettualoide delle élite.

 

Conoscerete la storia: il Riccardelli obbliga gli impiegati a vedere pallosissimi film d’autore, che peraltro sono quelli che si studiano ad ogni corso di storia del cinema, e hanno durate non così tremende.

 

 

«In vent’anni Fantozzi ha veduto e riveduto: Dies irae di Carlo Teodoro Dreyer – sei ore –, L’uomo di Aran di Flaherty – nove tempi –, ma soprattutto il più classico dei classici, La corazzata Kotiomkin – diciotto bobine – di cui il professor Riccardelli possedeva una rarissima copia personale». (Non è mai stato chiarito il mispelling de La corazzata Potemkin del regista russo Ejezenstein, che qui è chiamato Einstein: forse questioni di diritti d’autore sovietici?)

 

Come noto, una sera il Riccardelli esagera: durante la partita Italia-Inghilterra, convoca la visione obbligata del film muto russo, e perquisisce i sottoposti che si erano pure ingegnati nel nascondere ovunque (in un gesso, in bocca) le radioline per ascoltare la partita. Parentesi: una cosa del genere è successa davvero (con probabilità senza che fosse un omaggio fantozziano) durante il Festival di Cannes 2021, quando all’anteprima dell’ultimo film del cinefilo Nanni Moretti ritirarono i telefonini a critici e giornalisti – l’ora proiezione coincideva con la finale degli Europei Italia-Inghilterra…

Vessati dall’élitismo intellettuale per l’ultima volta, gli impiegati della megaditta danno vita ad una rivolta sovranista, capitanata da Fantozzi. Il quale dichiara l’immortale formula: «la corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!».

 

Vessati dall’élitismo intellettuale per l’ultima volta, gli impiegati della megaditta danno vita ad una rivolta sovranista, capitanata da Fantozzi. Il quale dichiara l’immortale formula:

 

«La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!».

 

Seguono immagini di una standing ovation trionfale. La voce fuori campo aggiunge le storiche parole: «novantadue minuti di applausi».

 

 

Gli applausi dei colleghi di Fantozzi  per la cultura popolare hanno assunto un significato specifico: quando la collettività non tollera più una finzione, quando un’insofferenza taciuta trova sfogo per il coraggio di qualcuno, quando il bambino improvvisamente grida «il re è nudo» – ed è vero, il re è senza vestiti

Gli applausi dei colleghi di Fantozzi  per la cultura popolare hanno assunto un significato specifico: quando la collettività non tollera più una finzione, quando un’insofferenza taciuta trova sfogo per il coraggio di qualcuno, quando il bambino improvvisamente grida «il re è nudo» – ed è vero, il re è senza vestiti.

 

I 92 minuti di applausi sono l’espressione che, nei discorsi, preludono ad una rivoluzione, quantomeno delle percezioni: è quando un’imposizione illogica, inumana, accettata solo per sottomissione collettiva, d’un tratto crolla.

 

Quindi, non è possibile in alcun modo pensare alla rivolta di Fantozzi contro il potere del megadirettore Guidobaldo Maria Riccardelli, quando leggiamo oggi degli applausi scroscianti verso il discorso del neo-vetero-ex-ri-presidente della Repubblica appena reinsediatosi (dopo essersi deinsediato, con tanto di trasloco, vero o fittizio secondo alcuni, iniziato alla volta della Sicilia).

 

Apprendiamo che il discorso del nuovo già presidente è stato applaudito dai parlamentari 55 volte.

 

I giornali ci stanno facendo i titoli.

 

Il Corriere manda in stampa anche un inedito applausometro presidenziale, spalmato diacronicamente con infografica ricca di icone di manine.

 

Il lettore cerchi di leggere la seguente lista facendo andare nella testa l’enfatica voce del narratore di Fantozzi.

 

Presidente Alessandro Giuseppe Antonio Pertini detto Sandro, 6 applausi.

 

Presidente Francesco Maurizio Cossiga, 9 applausi.

 

Presidente Oscar Luigi Scalfaro, 14 applausi.

 

Presidente Carlo Azeglio Ciampi, 19 applausi.

 

Presidente Giorgio Napolitano primo giro, 29 applausi.

 

Presidente Giorgio Napolitano secondo giro, 32 applausi.

 

Presidente Sergio Mattarella prima elezione, 40 applausi.

 

Presidente Sergio Mattarella seconda elezioni, 40 applausi.

 

Il numero degli applausi cresce aritmeticamente ad ogni elezione, quasi a significare la rotta della Repubblica verso il presidenzialismo o, se volete pensarla male, l’indebolimento del Parlamento – della democrazia rappresentativa – e la conseguente ricerca di una figura forte

Il dato, di per sé, è già interessante: il numero degli applausi cresce aritmeticamente ad ogni elezione, quasi a significare la rotta della Repubblica verso il presidenzialismo o, se volete pensarla male, l’indebolimento del Parlamento – della democrazia rappresentativa – e la conseguente ricerca di una figura forte di riferimento (non vogliamo dire «uomo forte», no).

 

Quello che ci lascia basiti è che il record di applausi ad un presidente che proviene dalla Prima Repubblica (e da un partito perdente alle elezioni) è scattato in un Parlamento dove il primo partito era accusato di essere «populista», e ha preso i voti per dimostrata, sonante allergia a certe balle del potere.

 

Il secondo partito – il cui capo prima  nel 2015 disse che «Mattarella non è il mio presidente» – invece è definito, oltre che populista, sovranista. Ancora peggio. L’Economist poco dopo scrisse che il ragazzo lombardo era «l’uomo più pericoloso d’Europa».

 

Di fatto, Mattarella tentennò quando si trattò di permettere un governo, nel 2018, con questi soggetti.

 

Ricordate? Ad una certa, spuntarono gli incontri, con foto sorridenti, di Mattarella con Cottarelli.

 

La narrazione per cui La corazzata Kotiomkin è un capolavoro deve rimanere in piedi, nonostante gli abusi, le vessazioni, le contraddizioni le offese insopportabili

Ricordate? Il presidente, mentre Lega e 5 stelle scalpitavano, era arrivato a dire «fiducia a governo neutrale o voto entro autunno». Vi sembra un universo parallelo? Vi riportiamo la cronaca che ne fece La Repubblica.

 

«L’Italia ha bisogno di un governo, o appoggiate un esecutivo neutrale ma con pieni poteri pronto a sciogliersi appena nascerà in Parlamento una maggioranza, oppure riportate i cittadini alle urne, ma esponendo a gravi rischi il Paese. Il presidente scioglierà la riserva sul premier incaricato della formazione del governo neutrale entro due giorni, poi si andrà a verificarne la fiducia in Parlamento». (Un qualcosa di simile ad un governo neutrale, con la pandemia, infine è arrivato…)

 

Ricordate? Di Maio parlava di impeachment. In una telefonata TV a Fabio Fazio, il napoletano grillino, riporta ancora sul suo sito Il Fatto Quotidiano, confermava «che i vertici del M5s stavano ragionando della messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica: “Prima attiviamo l’articolo 90 e poi si va alle urne, perché bisogna parlamentarizzare questa crisi”».

Tutto è stato ribaltato, rovesciato, invertito. I sani devono essere curati. I malati, invece, non si curano. Le forze dell’ordine si occupano dei cittadini invece che dei criminali. Il razzismo va combattuto con ogni mezzo, ma è lecito discriminare chi non si è vaccinato – a breve anche chi non si è vaccinato abbastanza

 

L’articolo 90 della Costituzione è qualcosa di pazzesco, di abissale, di completamente inedito per la storia della Repubblica: «il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune [cfr. art. 55 c.2], a maggioranza assoluta dei suoi membri».

 

In pratica, discutevano davvero di impeachment. Non sappiamo dire se poi avrebbero avuto i numeri per farlo. Ma quello era, nella bolgia degli elettori pentastellati aizzati a dovere che su internet si lasciavano andare ad improperi illegali.

 

I rappresentati che facevano questi discorsi ora si spella le mani in Parlamento, davanti alla stessa figura per cui invocavano l’articolo 90.

 

Cosa è successo?

 

Beh, lo sappiamo tutti. Il mondo è cambiato. L’esistenza di tanti eletti grillini pure.

 

È cambiato tutto anche per noi. Tutto è stato ribaltato, rovesciato, invertito.

Solo una cosa: credono che, quando si volgeranno agli elettori, prenderanno gli stessi applausi?

 

I sani devono essere curati. I malati, invece, non si curano.

 

Le forze dell’ordine si occupano dei cittadini invece che dei criminali.

 

Il razzismo va combattuto con ogni mezzo, ma è lecito discriminare chi non si è vaccinato – a breve anche chi non si è vaccinato abbastanza.

 

Credono che faranno loro una Ola quei (tanti, tantissimi) cittadini che a causa della Corazzata Kotiomkin hanno perso diritti costituzionali, i diritti umani, e giù giù fino alla perdita del tetto e del cibo, il primo povero gradino fisiologico della piramide di Maslow…

Ieri ci hanno detto che siamo liberi, hanno riaperto tutto: per comprare i giornali che lo dicono dobbiamo esibire il green pass in edicola, al supermercato non è detto che possiamo comprare il giornale, perché è un «bene non essenziale».

 

Tutto è sottosopra. La democrazia, è sottosopra. In senso letterale: il sotto è completamente soggiogato dal sopra, e in teoria dovrebbe essere il contrario. Anche perché, se invertiamo lo schema della democrazia, sappiamo cosa dobbiamo aspettarci: il totalitarismo, la schiavitù. Malattie metastoriche verso le quali, per decenni, siamo stati vaccinati con dosi multiple, continue. E invece…

 

Così, anche gli applausi rivoluzionari di Fantozzi sono perduti. La carica politica del ragioniere è stata invertita.

 

La narrazione per cui La corazzata Kotiomkin è un capolavoro deve rimanere in piedi, nonostante gli abusi, le vessazioni, le contraddizioni le offese insopportabili.

 

La corazzata Kotiomkin va applaudita: è ad essa, non alla verità, che devono andare i 92 minuti di battimani.

Credono davvero che il popolo si guarderà un’altra volta la Kotiomkin?

 

Solo una cosa: credono che, quando si volgeranno agli elettori, prenderanno gli stessi applausi?

 

Credono che quella parte della popolazione, che ha rigettato La corazzata Kotiomkin sin dai primi mesi del biennio pandemico, riserverà loro cori di approvazione?

 

Credono che faranno loro una ola quei (tanti, tantissimi) cittadini che a causa della Corazzata Kotiomkin hanno perso diritti costituzionali, i diritti umani, e giù giù fino alla perdita del tetto e del cibo, il primo povero gradino fisiologico della piramide di Maslow…

 

Credono davvero che il popolo si guarderà un’altra volta la Kotiomkin?

 

Credono davvero che resteremo schiavi delle loro cagate?

 

 

Roberto Dal Bosco

Più popolari

Exit mobile version