Geopolitica

Haiti sprofonda nell’inferno della violenza indiscriminata: decapitazioni, linciaggi, roghi tra gang e vigilantes

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L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) Volker Turk, il capo dell’Ufficio per l’integrazione delle Nazioni Unite ad Haiti (BINUH) Maria Isabel Salvador, e Christo Dupuoy, rappresentante speciale presso il Segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (OAS) hanno tutti rilasciato appelli urgenti questa settimana che chiedono il dispiegamento di una forza di sicurezza internazionale ad Haiti per assistere la polizia nazionale haitiana nell’affrontare l’aumento incontrollato della violenza delle bande, le uccisioni, i rapimenti e gli stupri che si sono verificati durante il primo trimestre del 2023, intensificando la grave crisi umanitaria crisi.

 

Le bande sono esse stesse creazioni delle reti di traffico di droga controllate a livello internazionale.

 

I rapporti pubblicati da OHCHR e BINUH per il primo trimestre del 2023 sono terrificanti, documentando atti di «estrema crudeltà» commessi da bande contro la popolazione, con 1.634 vittime uccise, rapite o ferite rispetto alle 674 dello stesso periodo di un anno fa.

 

Secondo quanto riportato, le bande ora schierano cecchini e si spostano nelle aree e iniziano a sparare a caso per uccidere quante più persone possibile: decapitazioni, linciaggi e persone bruciate vive non sono insolite.

 

Si stima che l’80% di Port-au-Prince sia controllato da bande e ora la violenza delle bande si sta estendendo ad altre regioni come l’Artibonite Valley. Le Nazioni Unite, l’OSA e molti governi discutono della situazione haitiana da quasi un anno, osservandola andare fuori controllo ma bloccata in uno stato di paralisi, senza alcuna idea di una politica coerente.

 

La recente comparsa di gruppi di vigilantes – cittadini che si organizzano e si armano di asce, machete, pietre, coltelli o qualsiasi cosa possano trovare per combattere contro le bande, usando i loro stessi metodi brutali – ha aggiunto un ulteriore livello di orrore. A volte la polizia cerca di fermare questi gruppi di vigilanti o a volte si unisce a loro per catturare i membri della banda, li lapidarli a morte, linciarli o bruciarne i corpi per strada.

 

Nelle ultime settimane, circa 75 membri di gang sono stati uccisi in questo modo. I residenti fanno appello alla diaspora haitiana per finanziare l’acquisto di più asce e machete.

 

Daniel Foote, l’ex inviato degli Stati Uniti ad Haiti, ha detto al giornale britannico Guardian di non essere stato sorpreso dalla violenza, dato il fallimento della polizia nell’affrontare le bande.  «Ad un certo punto, ho pensato che avrebbero iniziato a prendere in mano la situazione perché non avevano scelta. Non hanno nient’altro. Gli haitiani, come chiunque altro, possono sopportare solo così tanto. Le bande hanno rubato loro la vita».

 

Per quanto riguarda un intervento straniero, Foote si è detto «ideologicamente contrario al 100%» a un altro intervento straniero, visto il totale fallimento di quelli precedenti, anche da parte delle Nazioni Unite. Tuttavia, dice, «credo che avranno bisogno di un intervento. È proprio così brutto… Non è più Haiti; è una prigione».

 

Come riportato da Renovatio 21, da tempo la violenza ad Haiti è arrivata a livelli definiti dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umana Michelle Bachelet come «inimmaginabili e intollerabili».

 

La violenza ha cominciato a coinvolgere, tra rapimenti ed aggressioni, anche preti e suore.

 

Il disastro avanza da anni in quello che era definito un feudo dei Clinton (e del loro malaffare umanitario, come scrive il libro Clinton Cash), che ivi avevano avuto una certa parentesi esoterica.

 

La stessa Hillary, del resto, una volta ammise come i Clinton fossero «una famiglia ossessionata da Haiti».

 

Nel 1975, Bill e Hillary andarono ad Haiti per la luna di miele. Per gli illustri ospiti, che erano giovani ma evidentemente già molto ben inseriti (ricordiamoci le origini di Bill: la Fulbright Scholarship, le lezioni del suo maestro diretto Carrol Quigley) Beauvoir, il «re degli Zombi» (per chi non lo sapesse, lo zombi è una parola vudù che significa il corpo posseduto dagli spiriti), officiò la cerimonia vudù:

 

«Gli spiriti arrivarono, e possederono una donna e un uomo – ricorda il Bill nella sua autobiografia My Life – L’uomo si strofinò una torcia sul suo corpo e camminò sui carboni ardenti senza essere bruciato. La donna, nella frenesia, urlava ripetutamente, poi prese un pollo vivo e gli staccò la testa a morsi».

 

L’incontro con il vudù pare sia stato decisivo per la irresistibile ascesa politica del presidente: nei giorni del rito di possessione, egli stava decidendo se candidarsi o no alle elezioni di Procuratore generale dell’Arkansas. «Al momento del ritorno da Haiti, ero determinato a candidarmi»

 

I Clinton hanno decorato le loro case con l’arte haitiana, e sono volati infinite volte nell’isola dell’estrema povertà. Nel tremendo terremoto dello scorso decennio, i Clinton arrivarono subito a farsi fotografare mentre passano casse di viveri. Guido Bertolaso, dominus della Protezione Civile italiana, vide ciò che stava facendo la Fondazione Clinton e ebbe a polemizzare, ricevendo la risposta piccata di Hillary.

 

Non così lontana da Haiti, almeno geograficamente, era la piccola Isola di Saint James, il regno del pedofilo Jeffrey Epstein, dove Clinton sarebbe stato avvistato. Negli anni della sua presidenza, è emerso, Epstein visitò la Casa Bianca di Clinton almeno 17 volte.

 

Epstein, come noto è morto, e così anche un’altra figura di collegamento tra i due come Mark Middleton, trovato bizzarramente impiccato ma anche con una fucilata nel petto.

 

Potere e miliardi e pedofilia nelle Isole Vergini americane, follia e povertà e violenza a poca distanza. Un’unica figura abbraccia ambedue.

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

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