Grande Reset

Grande Reset, il WEF di Davos lancia un video a favore del nuovo razzismo

Pubblicato

il

Negli ultimi giorni il World Economic Forum (WEF), l’ente di Klaus Schwab fautore del Grande Reset,  è stato preso di mira per un video che inizialmente appare come una spiegazione neutrale sulla Critical Race Theory (CRT) per poi trasformarsi rapidamente in un’approvazione a pieno titolo dell’ideologia razzista ora più che mai sdoganata dappertutto.

 

Il video è apparso lo scorso 8 febbraio, sollevando critiche e in alcuni un certo senso di angoscia.

 

Si tratta di un’ulteriore maschera di Davos che cade. Come il grande capitale e lo Stato profondo USA, anche Schwab ammette di favorire la tensione razziale artificiale fatta scattare in questi anni.

 

 


La CRT sostiene che l’intero assetto degli USA è intrinsecamente razzista, perché favorirebbe i bianchi. La CRT arriva a cambiare la data di fondazione degli Stati Uniti: non sarebbe il 1776, ma il 1619, la data in cui i primi schiavi africani sono arrivati in Virginia.

 

La CRT accusa ogni istituzione americana (compresa l’NBA) di essere quindi razzista, accusando l’intero gruppo demografico dei cosidetti «bianchi» (qualsiasi cosa voglia dire la parola) di un crimine collettivo, usando l’accusa come motivo per considerare i bianchi colpevoli e privarli di diritti, della dignità e dell’eguale protezione davanti alla giustizia.

 

La CRT è alla base di movimenti come Black Lives Matter e dei moti violenti del 2020, che distrussero intere città e uccisero varie persone – senza che per questo vi siano state, a differenza di quanto accaduto in Campidoglio il 6 gennaio 2021, conseguenze di sorta. Alla base di questa impunità, vi erano le giustificazioni offerte dalla CRT – un sistema razzista, cioè l’intera realtà americana, non può che essere dato alle fiamme. E sui «razzisti», tali per il loro colore della pelle, va usata la violenza, anche da parte della polizia.

 

Si tratta, chiaramente, di una nuova forma di razzismo, sorto nelle università statunitensi e ora tracimato, con letture obbligate di libri sul tema, nelle scuole elementari (da cui la resistenza tremenda fatta dai genitori, ora considerati dall’amministrazione Biden come «terroristi») e perfino nell’esercito, con il capo di stato maggiore dell’Esercito generale Mark Mulley (quello che disse che avrebbe tolto a Trump l’accesso ai codici nucleari, complottando con il suo parigrado cinese), che fa leggere ai soldati i libri Ibram X. Kendi (all’anagrafe Ibram Henry Rogers), accademico con i rasta e  maitre à penser della CRT.

 

È stato notato che movimenti come Black Lives Matter hanno ottenuto non solo l’appoggio totale del Partito Democratico, ma anche fondi per milioni di dollari dai grandi gruppi industriali (come Apple, Disney, Nike) e finanziari americani (come gli enti di Soros), oltre che forse dalla Cina comunista.

 

Mancava all’appello il Club di Davos di Klaus Schwabbo.

 

Ecco quindi il video del WEF definisce la CRT come una teoria «sviluppata per la prima volta da studiosi legali statunitensi negli anni ’80» che «sostiene che le leggi, le regole e i regolamenti che governano la società odierna sono stati modellati dalla subordinazione storica delle persone di colore e che questo è un forza trainante dietro la disuguaglianza razziale oggi».

 

Come esempio del presunto razzismo radicato in ogni fibra delle istituzioni americane, il WEF indica l’alto numero di maschi neri incarcerati in tutto il Paese. Chiaramente, i davosiani non possono nemmeno concepire che questo sia il frutto dell’assenza del padre, che colpisce tante famiglie americane ma soprattutto le case di colore, sfornando migliaia di madri single e di bambini senza una direzione paterna.

 

«Prendete il sistema di giustizia penale statunitense, per esempio», dice. «Sebbene tutti siano considerati uguali dalla legge, i neri americani vengono imprigionati 5 volte il tasso dei bianchi».

 

Il video quindi riporta che 14 Stati hanno bandito la CRT dalle scuole e altri 16 vorrebbero fare lo stesso.

 

Quindi, nel crescendo della musichetta ispirata, ecco la parte interessante.

 

«Classe operaia, scappa dal WEF» ha commentato il famoso psicologo Jordan Peterson.

 

Non solo la classe operaia: chiunque deve scappare dalle fauci di Klaus Schwab e dai suoi progetti.

 

Cosa non semplice: i suoi minions sono piazzati in ogni governo del pianeta, che, come lui stesso ha dichiarato, è stato da lui «penetrato».

 

 

 

Immagine screenshot da Youtube

Più popolari

Exit mobile version