Geopolitica

Gli USA vogliono inserire l’India nella NATO globale

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Appena poco dopo il ritorno del primo ministro Narendra Modidalla visita di Stato negli Stati Uniti del 22 e 23 giugno, l’ambasciatore statunitense in India Eric Garcetti ha tenuto un importante discorso politico all’Indian Institute of Technology di Nuova Delhi, presentando la visione degli Stati Uniti per «Un nuovo capitolo nelle relazioni USA-India».

 

L’ambasciatore Garcetti ritiene che la visita di Modi a Washington sia stata un successo, superando le aspettative.

 

L’ex controverso sindaco della città di Los Angeles – oramai ridotta ad una favela puntellata dalle ville di qualche miliardario del cinema o dell’industria degli armamenti – ha inquadrato il suo discorso come una sceneggiatura da film: «a Hollywood, la terra del sequel, la domanda più cruciale è sempre “cosa succede dopo?”».

 

Il sequel che Garcetti vorrebbe è un rafforzamento della cooperazione nel campo della difesa tra Washington e Nuova Delhi.

 

Alla vigilia della visita di Modi, il ministro degli Esteri S. Jaishankar aveva già respinto le proposte provenienti dal Congresso degli Stati Uniti secondo cui l’India, storicamente non allineata e a al dire il vero piuttosto vicina a Mosca (soprattutto in era sovietica…), sarebbe stata invitata a unirsi al gruppo delle nazioni di una cosiddetta NATO-plus.

 

Garcetti, tuttavia, si è guardato bene dal menzionare la NATO. Invece, ha spinto per accelerare la «coproduzione» di materiale e attrezzature per la difesa concordata nella visita di Modi, per la produzione di motori a reazione e l’acquisto di droni, proponendo di sviluppare «l’interoperabilità» delle forze armate statunitensi e indiane come un modo per «istituzionalizzare la fiducia».

 

Pertanto, dovrebbe esserci un dispiegamento congiunto di forze militari USA-Indiane nella regione indo-pacifica «contro coloro che vorrebbero sconvolgere il bene comune a proprio vantaggio»: e possiamo immagine che si riferisse a Russia e Cina in modo specifico.

 

 

L’India conduce già più esercitazioni militari con gli Stati Uniti che con qualsiasi altro Paese, ha affermato Garcetti, ma gli Stati Uniti stanno proponendo qualcosa di più: «possiamo schierare le nostre navi insieme nel Pacifico e nell’Oceano Indiano, e anche oltre, per garantire sicurezza. Possiamo impiegare le nostre forze aeree in tutta la regione indo-pacifica per garantire la libertà dei cieli e dei mari (…) Possiamo coordinare le nostre esercitazioni di forza terrestre attraverso le regioni per rafforzare la difesa sovrana di tutti i paesi che vogliono lavorare con noi».

 

L’India non ha risposto ufficialmente a tale «offerta», tuttavia il quotidiano The Hindu ha scritto che l’ambasciatore avrebbe affermato che l’India sarebbe disposta a schierarsi come richiesto.

 

L’India sta vivendo un momento difficile in fatto di sicurezza interna, con una piccola guerra civile dalle tinte religiose (e anticristiane) nel Manipur, e proteste violente di movimenti tribali, che vengono bombardati in risposta dall’aviazione governativa.

 

L’India sta procedendo, come tanti altri Paesi, alla de-dollarizzazione, ad esempio negli scambi commerciali con il vicino Sri Lanka. La Russia è divenuto grande partner di Nuova Dehli per quanto riguarda fertilizzanti e gas, inclusi progetti congiunti di estrazione di idrocarburi come quello di Sakhalin.

 

Le tensioni sul confine himalayano con la Cina, nel frattempo, non si sono riassorbite, anzi: si contano nuovi episodi di botte da orbi tra soldati indiani e cinesi negli altipiani sopra i 5000 metri.

 

Secondo l’analista geopolitico William F. Engdahl vi sarebbe un piano di Washington in combutta con Soros per rovesciare il primo ministro indiano Modi.

 

 

 

 

 

 

Immagine di Eric Garcetti via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

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