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Gli Stati UE hanno buttato via 4 miliardi di euro di vaccini COVID

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L’UE ha buttato nella spazzatura almeno 215 milioni di dosi di vaccini COVID-19 da quando sono stati acquistati per la prima volta al culmine della pandemia, ha rivelato un’analisi di Politico.

 

In un articolo apparso ieri, la testata ha stimato che i in vaccini gettati costano ai contribuenti del blocco fino a 4 miliardi di euro.

 

Dopo l’approvazione dei primi vaccini contro il coronavirus sviluppati da Pfizer e BioNTech, nel 2021 l’UE ha stipulato frettolosamente un contratto con il colosso farmaceutico statunitense per l’acquisto di 1,1 miliardi di dosi: una decisione all’epoca applaudita ma poi rivelata eccessiva e prematura. Quel contratto di fatto costrinse i paesi dell’UE ad acquistare le dosi nonostante il fatto che la pandemia fosse già in fase di risoluzione. Come notato da Politico, anche gli sforzi per donare l’eccesso ai paesi in via di sviluppo sono falliti a causa di problemi logistici e del calo della domanda.

 

Nel corso della pandemia, l’UE ha ricevuto alla fine almeno 1,5 miliardi di dosi; circa 3 dosi a persona. Tuttavia, gli Stati membri, secondo i calcoli di Politico, hanno finito per scartare una media di 0,7 dosi per ogni membro della popolazione, con Estonia e Germania che hanno sprecato più di una dose per abitante.

 

Il sito di informazione ammette che i suoi calcoli sono solo stime perché i governi sono stati riluttanti a denunciare o rivelare effettivamente l’entità dello spreco. Tuttavia, Politico insiste sul fatto che i suoi calcoli sono probabilmente sottostimati, se non altro.

 

Gli sprechi dell’UE e il discutibile accordo con Pfizer hanno avuto anche conseguenze politiche. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è sotto accusa da quando è emerso che aveva comunicato privatamente con l’amministratore delegato del colosso farmaceutico Albert Bourla tramite SMS e telefonate mentre l’accordo era ancora in fase di negoziazione. La Commissione si è rifiutata di commentare la questione e ha affermato che non è stato possibile trovare gli SMS di Von der Leyen su accordi con Big Pharma del valore di diversi miliardi di dollari.

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In seguito si parlò di conflitto di interessi della Von der Leyen, il cui marito lavora per una società biotecnologica di terapia genica. Il nome di Heiko Von der Leyen era uscito in un piccolo scandalo italiano, quando si scoprì che sedeva in una Fondazione creata dall’Università di Padova per gestire il filone di ricerca su terapia genica e farmaci a RNA, all’interno di un «piano finanziato dal PNRR con 320 milioni di euro corrisposti al ministero dell’Università».

 

Nel frattempo, Polonia e Ungheria, che hanno rifiutato di accettare altri vaccini, sono ora state citate in giudizio dalla Pfizer per mancato pagamento, mentre in Romania, i pubblici ministeri stanno cercando di processare l’ex primo ministro del paese e due ministri della Sanità per aver causato oltre 1 miliardo di euro in danni allo Stato attraverso acquisti non necessari di vaccini.

 

Nonostante gli sprechi segnalati, le iniezioni continueranno a fluire verso l’UE nell’ambito del contratto Pfizer almeno fino al 2027.

 

In precedenza il blocco avrebbe dovuto ricevere ulteriori 450 milioni di dosi nel 2023, ma in base a un accordo rivisto a maggio, quel totale è stato ridotto. e ripartito nei successivi quattro anni. Bruxelles, però, non ha chiarito quante dosi devono ancora essere ricevute né quante ciascun Paese dovrà acquistare.

 

Come riportato da Renovatio 21, a marzo una dichiarazione congiunta emanata da Bulgaria, Ungheria, Lituania e Polonia affermava che questi Paesi non firmeranno l’accordo con le modifiche proposte, in quanto «non presentano una soluzione definitiva ed equa ai problemi del vaccino COVID-19 eccedenti e non soddisfano le esigenze dei sistemi sanitari, i bisogni dei cittadini e gli interessi finanziari degli Stati membri».

 

Milioni di polacchi si sono rifiutati di fare i vaccini contro COVID-19 e Varsavia ha interrotto le consegne dei sieri mRNA. Tra gli argomenti che circolano vi è pure l’afflusso di rifugiati ucraini all’inizio del 2022 ha messo a dura prova le finanze del governo.

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Immagine su licenza Envato

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