Alimentazione

Giornale russo: «un quinto della popolazione mondiale sta per affrontare la crisi alimentare»

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Il quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta ha avvertito questa settimana che un recente rapporto delle Nazioni Unite stima che «il conflitto ucraino sta mettendo a rischio la fame 1,7 miliardi di persone in tutto il mondo», osservando che «l’indice globale dei prezzi alimentari ha raggiunto massimi storici poiché i prezzi del grano sono aumentati di 20 % a marzo».

 

La pubblicazione russa ha completato il quadro con un paio di interviste. Il professore associato presso l’Università di economia russa Plekhanov Oleg Kalenov ha riferito:

 

«Le previsioni dicono che le esportazioni di grano dell’Ucraina si dimezzeranno, quindi il mercato dovrà affrontare una carenza di 9,5 milioni di tonnellate di grano. Inoltre, i paesi potrebbero non riuscire a ricevere il grano dalla Russia a causa di problemi di consegna e pagamento derivanti da ragioni politiche».

 

Il direttore esecutivo del dipartimento del mercato dei capitali presso l’Univer Capital Artem Tuzov ha sottolineato che «alcuni Paesi rischiano di morire di fame a meno che le sanzioni che impediscono le esportazioni di grano russo non vengano revocate».

 

Come riportato da Renovatio 21, code ai panifici sono giù visibili in Libano, uno dei Paesi che dipende quasi totalmente dlal’ucraina per l’importazione di granaglie.

 

L’economista cinese Li Zhiqun ha predetto che le sanzioni alla Russia porteranno alla fame 1 miliardo di persone in quella che è definibile «la più grande violazione di diritti umani della storia».

 

L’ambasciatore brasiliano all’ONU ha pure parlato di un ritorno massivo della fame nel mondo, e il rappresentante permanente di Mosca presso le Nazioni Unite Vassilij Nebenzia gli ha fatto eco.

 

Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha dichiarato che non solo vi sarà il problema dei morti di fame nei Paesi più deboli, ma anche di nuove ondate migratorie generate della fame.

 

Renovatio 21 invita i lettori a prepararsi per contraccolpi della filiera alimentare che potrebbero verificarsi anche da noi.

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