Bioetica

Francia, provette per tutti gli uteri

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Lo scorso settembre l’ente massimo di bioetica di Francia, ha detto che le coppie di lesbiche e le donne single che vogliono generare dei figli dovrebbero aver accesso a trattamenti medici di riproduzione assistita come quella in vitro. Ne ha dato notizia l’agenzia Reuters.

 

L’argomento ha provocato un dibattito politico in Francia, la quale nel 2013 ha legalizzato il matrimonio omosessuale a dispetto di una opposizione aggressiva fatta di massive manifestazioni di piazza.

 

«Durante una consultazione pubblica, abbiamo sentito quanto questa questione è contestata, non c’era vasto consenso», ha detto Jean Francois Delfraissy, presidente della Commissione Nazionale di Consulenza Etica (CCNE).

 

L’assistenza alla FIVET – cioè fecondazione assistita con trasferimento di embrione: cioè la creazione di esseri umani in laboratorio – è ampiamente disponibile per tutte le donne, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, nei paesi inclusi la Gran Bretagna, il Belgio, la Spagna e Israele.

«Dopo aver ascoltato tutti i dibattiti, la CCNE ha deciso di tenere fede alla sua posizione», stabilita nel giugno 2017, ossia che le coppie lesbiche e le donne single dovrebbero avere il diritto di accedere a trattamenti medici tali come la riproduzione assistita.

 

Si aspetta che entro la fine dell’anno, il Governo prenda la decisione ultima, che potrebbe essere seguita da un legge. L’anno scorso, il Governo del presidente Emmanuel Macron, ha detto che voleva cambiare la legge che, attualmente, limita il trattamento alle coppie eterosessuali.

 

L’assistenza alla FIVET – cioè fecondazione assistita con trasferimento di embrione: cioè la creazione di esseri umani in laboratorio – è ampiamente disponibile per tutte le donne, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, nei paesi inclusi la Gran Bretagna, il Belgio, la Spagna e Israele.

 

Le attiviste lesbiche hanno ben accolto la dichiarazione dellla CCNE, definendola una vittoria contro la discriminazione. Alice Coffin, direttrice dei media per la Conferenza Europea delle Lesbiche, ha detto che con l’attuale legge, le coppie lesbiche e quelle eterosessuali non erano trattati egualmente.

 

«Se m’innamoro di una donna, se non posso avere un figlio, mi si dice “No, non faremo niente per aiutarti. Non ti aiuteremo ad avere un bambino, vai a cercare altrove”. È molto brutale».

 

Brutale quanto naturale. E controversa: con questo impianto, si avrà una legge che scombussola lo stesso pensiero LGBT: un bambino prodotto in laboratorio sarà infatti garantito alle portatrici di utero ma non agli omosessuali maschi. Diciamo «portatrici di utero» perché questo tipo di trapianto è già in stato avanzato di ricerca – tanto che sono già stati effettuati i primi figli trapianti di utero, che significa utero «donato» da una morta  – e non si esclude, come teorizza certa avanguardia omosessualista, che anche gli uomini un giorno possano «ricevere» l’utero di una donna morta e con esso procreare dei figli semi-biologici.

 

 

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