Geopolitica

Figlia del procuratore capo a Norimberga accusa gli Stati Uniti: colpevoli di guerra di aggressione contro la Russia

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Ellen Taylor, figlia di Brig. generale Telford Taylor, procuratore capo durante la seconda fase dei processi di Norimberga (1946-1949), ha pubblicato un articolo lungo e accuratamente argomentato sulla rivista CounterPunch in cui

 

1) accusa gli Stati Uniti di essere colpevoli del crimine di guerra di aggressione, con la sua politica di espansione della NATO contro la Russia;

 

2) denuncia che molti militari statunitensi in pensione, tra gli altri, si oppongono alla politica bellicosa per difendere l’egemonia unipolare degli Stati Uniti, ma sono stati messi a tacere;

 

3) esorta a prendere in considerazione la proposta di Putin per una nuova architettura di sicurezza come l’unica via d’uscita dal mostruoso pericolo che il mondo ora deve affrontare.

 

La Taylor è chiara: la spinta unipolare è la causa di questa guerra e della prossima guerra con la Cina cercata da coloro che vogliono un mondo unipolare americano.

 

«Né la Russia né la Cina sono ansiose di interpretare il ruolo dell’avversario degli Stati Uniti, il nemico “quasi alla pari”… Hanno dovuto essere presi in giro, adescare e torturati, come tori riluttanti in una corrida, per rispondere. La catastrofe in Ucraina fa parte del risultato».

 

Nel caso della Russia, «gli Stati Uniti e la NATO sono stati sul sentiero di guerra per decenni e chiaramente questa volta non si sarebbero lasciati scoraggiare. Biden aveva dichiarato che non consentirà alcuna violazione della supremazia degli Stati Uniti: «Non accadrà sotto la mia sorveglianza».

 

La Cina, ovviamente, è il principale nemico, nelle parole di Antony Blinken, «la sfida più seria all’ordine mondiale a lungo termine guidato dagli Stati Uniti. “Ma la Russia è un obiettivo più vicino”».

 

La Taylor scrive dall’autorità di qualcuno la cui visione del mondo è stata modellata dal ruolo di suo padre nel perseguire i medici, i giudici, gli industriali etc., che hanno partecipato ai crimini del regime di Hitler.

 

Era una bambina quando la famiglia viveva a Norimberga, ma abbastanza grande da identificarsi con la gravità della missione di suo padre.

 

«Sono cresciuta convinta dell’importanza assiomatica, per quanto difficile possa essere mantenere la responsabilità universale, del diritto internazionale per la sopravvivenza umana», spiega.

 

La Taylor racconta i punti salienti delle speranze post-1991 di Gorbaciov e poi Putin, che si potesse stabilire una «casa comune europea» che includa la Russia, e il tradimento incessante di quelle speranze, a cominciare dall’imposizione di Eltsin e dal successivo «saccheggio» di l’economia russa, fino all’acquisizione de facto dell’Ucraina da parte della NATO.

 

Nel raccontare i continui sforzi della Russia, nonostante i tradimenti, per cercare un rapporto di parità con l’Occidente, include il fatto spesso dimenticato che la Russia non ha resistito alla richiesta di indipendenza dell’Ucraina nel 1991, «né ha interferito con il colpo di Stato illegale del 2014, facendo solo il passo critico e autoprotettivo di reclamare la sua base navale a Sebastopoli e liberare il dono di Krusciov all’Ucraina, la Crimea russa».

 

Da questo punto di vista, «il crimine formulato da Norimberga, il crimine di cospirazione per commettere una guerra di aggressione, tuttavia, deve essere posto ai piedi della NATO e degli Stati Uniti.».

 

«Nel presente caso, l’affermazione, spesso ripetuta, che l’aggressione della Russia non sia stata provocata, è assurda. Le affermazioni degli Stati Uniti sui suoi diritti al dominio sono suffragate da un’ampia offerta di dichiarazioni».

 

«La presenza opprimente di questo predominio vivace e indiscreto, deliberatamente provocatorio, in tutto il mondo, e incarnato nella linea minacciosa di basi militari e missili lungo il confine della Russia, è una cospirazione, una minaccia, per commettere il crimine di guerra aggressiva».

 

Non si dimentichi, osserva la Taylor, che le sentenze di Norimberga hanno individuato anche i «colpi nazisti contro la libertà», lo schiacciamento della libertà di parola, come chiave per la capacità di portare avanti la guerra di aggressione.

 

Così, anche oggi, «molti commentatori attivi e rispettati, esperti ed ex militari hanno avuto la cessazione dell’accesso ai media, la rottura dei contratti, la perdita di posizioni, perché non sono saliti sul carro della guerra».

 

 

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