Economia

Energia, l’industria tedesca è alla disperazione. Aumento drammatico della delocalizzazione

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Anche gli enti di settore oramai non nascondono la gravità della situazione che sta vivendo l’industria tedesca.

 

La Camera di Commercio e dell’Industria Tedesca (DIHK) ha svolto un da un sondaggio tra le aziende associate, nel quale conclude che «la fiducia delle imprese tedesche nella politica energetica è attualmente scesa al minimo», come ha dichiarato il 29 agosto il vicedirettore generale della DIHK Achim Dercks. «Le preoccupazioni riguardo la loro competitività non sono mai state così grandi».

 

La ricerca del «Barometro della transizione energetica 2023» della DIHK presentata da Dercks ha mostrato che il numero di aziende che pensano di lasciare il Paese è in aumento. Quasi un terzo delle imprese industriali prevede di delocalizzare la produzione all’estero o di ridurla a livello nazionale.

 

Questa cifra è il doppio rispetto al 16% di un anno fa. Tra questi, il 5,2% ha già attuato misure di delocalizzazione o di riduzione della produzione; Il 10,5% ha misure in corso e il 16% ha già piani in atto.

 

«Considerando la grande importanza dell’industria come piazza economica tedesca, queste cifre sono allarmanti», ha ammonito Dercks, sottolineando che molte aziende tedesche sono fortemente preoccupate per un approvvigionamento energetico inadeguato, anche a medio e lungo termine.

 

La Camera di Commercio e dell’Industria ha intervistato più di 3.500 aziende di tutti i settori e regioni della Germania.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Germania, dove oramai la deindustrializzazione – come nel resto dell’Europa, e non solonon è più un tabù, sta affrontando la prospettiva della crescita zero.

 

«È probabile che la produzione economica ristagni più o meno nuovamente nel terzo trimestre del 2023», ha scritto la Bundesbank, cioè Banca Centrale di Germania in un rapporto mensile.

 

Il Fondo Monetario Internazionale ha previsto il mese scorso che la Germania sarà l’unica economia del G7 a subire una contrazione quest’anno, mentre lotta con le ricadute della crisi energetica. Solo pochi mesi fa la Germania ancora parlava di razionamento dell’energia, mentre si spengono gli ultimi reattori nucleari.

 

In Germania la produzione è diminuita per la prima volta da gennaio, guidata da un forte calo della produzione industriale.

 

Come riportato da Renovatio 21l’industria chimica tedesca, per fare un esempio, è letteralmente in caduta libera, con migliaia di esuberi in industrie fondamentali come la BASF.

 

Lo stesso dicasi per il settore automotive, un tempo fiore all’occhiello dell’industria del continente. Da tale catastrofe industriale, deriva il crollo della domande di energia che si sta registrando in Europa, mentre tuttavia il prezzo del gas continua ad aumentare.

 

Nel frattempo Berlino, pur con problemi di reclutamento, si sta rimilitarizzando investendo almeno 22 miliardi di dollari in munizioni entro il 2030, e donando, en passant, 2,7 miliardi in armi all’Ucraina.

 

 

 

 

 

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