Riprogenetica
Embrioni di scimmia cresciuti fuori dall’utero per 25 giorni
Embrioni di scimmia sono stati coltivati in laboratorio per un massimo di 25 giorni, il periodo più lungo registrato nei primati. Lo riporta BioNews.
Fino ad ora, gli scienziati non sono stati in grado di far crescere embrioni di primati in laboratorio per più di un paio di settimane, con gli embrioni che non si sono sviluppati molto oltre lo stadio di blastocisti.
Ora, due distinti laboratori di ricerca in Cina hanno dimostrato come gli embrioni possono essere coltivati al di fuori dell’utero, per un massimo di 25 giorni, consentendo l’osservazione di traguardi di sviluppo più avanzati.
«La nostra comprensione della [terza e quarta settimana di gestazione] è limitata a causa dell’accesso limitato ad embrioni in vivo» ha scritto uno dei gruppi di ricerca nel loro articolo pubblicato su Cell.
«Questo lavoro… descrive un sistema per studiare l’embriogenesi dei primati non umani», ha scritto l’altro team nel loro articolo, anch’esso pubblicato su Cell.
Uno dei principali ostacoli alla ricerca sugli embrioni è il fatto che, una volta cresciuti nell’utero, è limitato osservare l’inizio della formazione degli organi o lo sviluppo del sistema nervoso. I due nuovi studi descrivono come la crescita degli embrioni di scimmia cynomolgus sospesi in un mezzo di crescita simile al gel consenta loro di svilupparsi in tre dimensioni come farebbero nell’utero.
Il primo team, guidato dal professor Hongmei Wang del Laboratorio di Stato per la Biologia riproduttiva e delle cellule staminali di Pechino, aveva precedentemente coltivato embrioni di scimmia in laboratorio per un massimo di 20 giorni. Tuttavia, quegli embrioni sono collassati prima di raggiungere le prime fasi del sistema nervoso e della formazione degli organi. Utilizzando il loro metodo «3D», i ricercatori sono stati in grado di far crescere gli embrioni fino a quando non hanno iniziato a sviluppare i tre strati principali che formano diverse parti del corpo: l’endoderma, il mesoderma e l’ectoderma.
Negli ultimi stadi di sviluppo, il team del professor Wang è stato in grado di osservare la formazione delle cellule del muscolo cardiaco, dei primi motoneuroni e della placca neurale – l’inizio del cervello e della colonna vertebrale – che si poteva vedere piegarsi in un tubo mentre formava il base del sistema nervoso centrale.
Anche il secondo team, guidato dal professor Tao Tan del State Key Laboratory of Primate Biological Research nello Yunnan, ha scoperto che il processo di formazione del sangue era iniziato nel sacco vitellino.
«Siamo rimasti profondamente colpiti», ha detto il professor Tan, commentando che le cellule del sangue «sono quasi impossibili da ottenere durante lo sviluppo embrionale umano».
Analisi dell’espressione genica negli embrioni ha rivelato la formazione di tipi cellulari distinti, che si vedrebbero in un embrione che si sviluppa all’interno di un utero, come cellule staminali che si dividono e assumono i loro nuovi ruoli nel corpo in via di sviluppo.
«I ricercatori sperano che la loro svolta negli embrioni cresciuti in laboratorio consentirà nuove intuizioni sul processo di sviluppo iniziale dei primati consentendone l’osservazione in tempo reale, oltre a spianare la strada affinché gli embrioni possano crescere in laboratorio ancora più a lungo» scrive BioNews.
Attualmente, la classe medico-scientifica vive con la foglia di fico della «legge dei 14 giorni», che prevede che la coltivazione in vitro di embrioni umani non superi le due settimane. Tale durata è già stata infranta anni fa nei laboratori della Rockefeller University, e ora in tanti chiedono la sua revisione, con passaggio a 28 giorni o abolizione di limite temporale tout court. Tante fandonie della Bioetica – il bonario ufficio permessi della scienza della Necrocultura – verranno spazzate via quando vi sarà necessità.
Ovviamente, si tratta di un passo ulteriore verso l’ectogenesi umana, ossia l’introduzione dell’utero artificiale che disintermedierà la fertilità, la gravidanza e la maternità, con creature create e sviluppate in laboratori da macchinari che arriveranno a non richiedere l’intervento umano.
Secondo Albert Tochilovsky, il padrone della più grande impresa di uteri in affitto dell’Ucraina, l’utero artificiale sarà una realtà in cinque o al massimo sette anni. Esperimenti di vario tipo (con qualche timido successo sui modelli murini) sono in corso da anni, pure con finanziamenti UE.
A fine 2022 in Inghilterra è nato un bambino a seguito un innesto di tessuto ovarico, cosa che potrebbe far presagire avanzamenti nella tecnologia di questo tipo. Cinque mesi prima ricercatori israeliani hanno prodotto in un utero artificiale un embrione di topo peraltro derivato da cellule staminali e non da gameti.
Come già scritto da Renovatio 21, non sappiamo dire quanti allocchi pro-vita finiranno nella trappola che offrirà l’utero artificiale: niente più aborti, con l’embrione che verrà semplicemente trasferito in una capsula industriale e portato a termine, per divenire cosa non sappiamo, ma lo sanno ancora meno i prolife ebeti che hanno accettato la catastrofe dei bambini in provetta (in Italia, la legge 3072004) senza nemmeno voler guardare dove il pendìo scivoloso li avrebbe portati