Vaccini

Djokovic ha perso: visto revocato. Nessun appello

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L’ultimo tentativo di Novak Djokovic di restare a Melbourne per l’Australian Open è fallito.

 

Stamane i giudici hanno stabilito che il ministro dell’immigrazione australiano aveva il diritto di annullare per la seconda volta il visto del numero 1 del tennis mondiale sulla base del fatto che poteva rappresentare un ostacolo rischio per la salute e l’ordine pubblico.

 

La decisione dei giudici non può essere impugnata.

 

Il team legale di Djokovic ha sostenuto in tribunale domenica che il ministro dell’immigrazione, Alex Hawke, aveva sbagliato scegliendo di annullare il visto di Djokovic sulla base del fatto che avrebbe potuto incoraggiare il sentimento anti-vaccinazione in Australia. Hawke non aveva considerato se anche l’espulsione di Djokovic potesse alimentare i fervori antivaccinisti, hanno sostenuto gli avvocati di Djokovic.

 

Ciononostante, una giuria di tre giudici federali ha respinto tale argomento e si è schierata con il governo.

 

Un avvocato di Hawke ha sostenuto domenica che la squadra di Djokovic non poteva provare che il ministro dell’immigrazione non avesse considerato le conseguenze della sua decisione.

 

Non è stato immediatamente chiaro quando Djokovic dovrà  lasciare l’Australia. Potrebbe essergli impedito di entrare nel Paese per i prossimi tre anni in base alle sue leggi sull’annullamento dei visti, tuttavia il governo di Canberra potrebbe scegliere di rinunciarvi.

 

Riconoscendo che l’esenzione è valida, le autorità australiana hanno praticato, di fatto, una discriminazione ideologica e biologica – una discriminazione biopolitica.

 

Si tratta quindi di una vicenda di importanza mondiale, perché apre a questa questa nuova forma di razzismo, l’apartheid biotica che già molti vivono nei Paesi piagati dalle restrizioni pandemiche. Come scritto varie volte da Renovatio 21, Novak era divenuto un simbolo, per l’Australia e per il mondo: era difficile che non cercassero di distruggerlo, visto che i politici australiani hanno investito tutto nella repressione pandemica in stile cinese.

 

Tuttavia, torniamo a sottolineare, viste le parole del ministro Hawke riguardo al «sentimento antivaccinazione», che si tratta di una sentenza ideologica , perché che colpisce il pensiero dell’individuo, le sue idee, il suo foro interiore – in  breve, si tratta di psicopolizia.

 

Come riportato da Renovatio 21, non si tratta della prima volta. Già in passato, prima della pandemia, l’Australia aveva negato il visto ad attivisti antivaccinisti. Come avevamo scritto oramai 4 anni fa, l’Australia è da molto tempo (anni prima del coronavirus) il «Paese guida dell’emarginazione dei non vaccinati».

 

La storia, tuttavia, non è ancora finita.

 

Nelle prossime ore vedremo se avevano ragione gli avvocati di Djokovic, che hanno accusato il ministro dell’immigrazione di non aver previsto che anche l’espulsione potrebbe generare disordini sociali, che Melbourne ha conosciuto bene negli ultimi mesi, divenendo quella che è stata definita come una «zona di guerra».

 

 

 

Immagine di Carine06 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

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