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Corteo di Bologna: «Voglia di lottare e di non mollare»

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Ieri a Bologna si è tenuta una grossa manifestazione per la libertà di scelta vaccinale. Migliaia di genitori, madri e padri di famiglia, nonni – insieme ovviamente ai loro  bambini! – si sono radunati da tutta Italia in un corteo-fiume che ha attraversato il capoluogo felsineo.

 

Renovatio 21 ha intervistato la signora Deborah Pullara, mamma presente alla manifestazione e referente per la città di Imola dei «Genitori del No Obbligo Emilia Romagna».

 

Signora Pullara, è soddisfatta della manifestazione a Bologna?

Sì, molto soddisfatta. Era dalla manifestazione di Pesaro che non vedevo così tante persone. Intere famiglie con bambini e anche moltissimi nonni!

Ogni genitore sente il dovere e la responsabilità di proteggere i propri figli. Oggi più che mai

 

Quante persone erano presenti?

Alcuni media parlano di circa 10.000 persone. Considerando che quelli dei giornali sono sempre calcoli sottostimati rispetto al tema vaccini, direi che eravamo almeno 13.000. La folla era veramente oceanica: non si vedeva la fine e non si vedeva l’inizio.

 

Il fatto che pure la stampa abbia dovuto ammettere che le persone erano davvero tante è da considerarsi positivo, non crede?

Sicuramente ammettere che eravamo tanti è un dato positivo. Tuttavia il gioco di potere che continuano a fare sulla pelle dei nostri figli non mi piace affatto. I bambini vengono strumentalizzati per creare ancora più divisione fra chi è favorevole alle vaccinazioni e chi è dubbioso.

La folla era veramente oceanica: non si vedeva la fine e non si vedeva l’inizio

 

Come si è svolta e quanto è durata la manifestazione?

La manifestazione si è svolta in totale serenità e nel rispetto della città che ci ha ospitato. È stata piuttosto lunga: il corteo, per raggiungere piazza maggiore, è partito intorno alle 14:40 e fino alle 19:00 siamo rimasti in piazza ad ascoltare i numerosi e vari interventi. Si è proseguito con una fiaccolata che ha raggiunto Piazza Maggiore.

 

Solo gente dall’Emilia Romagna, o anche da fuori regione?

Tantissimi da fuori regione e altrettanti dall’Emilia Romagna. Ho incontrato persone del Veneto, delle Marche, della Liguria, della Campania, della Puglia, dall’Alto Adige.

 

Che clima si è respirato durante il corteo?

Voglia di lottare e di non mollare, nonostante le preoccupazioni per i nostri figli. Voglia di sostenersi a vicenda, e di sentirsi uniti.

Voglia di lottare e di non mollare, nonostante le preoccupazioni per i nostri figli. Voglia di sostenersi a vicenda, e di sentirsi uniti.

 

Pensa che questo sia stato un segnale forte?

Spero di sì, anche se non dobbiamo mai smettere di comunicare e informare. Tutte le persone presenti oggi a Bologna non stanno lottando solo per i loro figli, ma stanno lottando per un diritto di ogni essere umano: l’inviolabilità del proprio corpo, la sovranità biologica messa sotto attacco.

 

Cosa porta a casa dall’esperienza bolognese?

La forza di tutti gli Emiliani Romagnoli. Dovevamo dimostrare al Presidente della Regione che noi ci siamo e che il giorno delle regionali anche noi andremo a votare. Quando è stato chiesto perché andare a Bologna a manifestare, abbiamo risposto che Bologna è stata l’apripista.

 

Il popolo, e più precisamente i genitori, pensa si arrenderanno davanti alle mille difficoltà di questa battaglia?

Credo di no, ogni genitore sente il dovere e la responsabilità di proteggere i propri figli. Oggi più che mai.

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