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Coronavirus e anziani, Necrocultura pratica

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Il Coronavirus come piattaforma della Necrocultura: è un discorso che sta intavolando da settimane Renovatio 21, ma non crediate che la nostra sia solo un’analisi filosofica. Aspetti pragmatici della Cultura della Morte stanno emergendo con l’epidemia COVID-19, trovando perfino legittimazione popolare.

 

Siamo in grado di sentire l’aria che tira sul campo di battaglia, e il campo di battaglia per il Coronavirus (e per la Cultura della Morte che vuole l’eutanasia) è il mondo degli anziani: le case di riposo, gli ospizi, i servizi geriatrici.

 

Aspetti pragmatici della Cultura della Morte stanno emergendo con l’epidemia COVID-19, trovando perfino legittimazione popolare

Parlano abbastanza chiaro le disposizioni adottate, per esempio, dalla Regione Emilia-Romagna adel Partito Democratico. Alle lettere G) e H) del secondo punto dell’art.1 della Circolare in merito all’ordinanza per le misure restrittive causa Coronavirus, è detto:

 

«Le Direzioni sanitarie ospedaliere devono predisporre la limitazione dell’accesso dei semplici visitatori alle aree di degenza, preferibilmente una persona per paziente al giorno».

 

«Anche le RSA [Residenze Sanitarie Assistenziali, ndr] per non autosufficienti dovranno limitare l’accesso dei visitatori agli ospiti».

 

Praticamente, mentre gli asili restano chiusi laddove il rischio di mortalità o complicanze gravi da COVID-19 per i bambini è molto più basso, negli ospedali e in particolare nelle strutture per anziani non autosufficienti si limitano semplicemente gli accessi.

 

In realtà, abbiamo appreso da fonti attendibili che queste limitazioni talvolta si configurano come un pro-forma: difficilmente – sia negli ospedali che soprattutto nelle case di riposo – si stanno limitando gli accessi. Questo vuol dire che il flusso di persone esterne che ogni giorno lavorano, frequentano altre persone e poi si ritrovano a contatto con soggetti ultra ottuagenari è rimasto molto elevato.

 

Il flusso di persone esterne che ogni giorno lavorano, frequentano altre persone e poi si ritrovano a contatto con soggetti ultra ottuagenari è rimasto molto elevato

Prendiamo ad esempio una casa residenza anziani con 100 posti letto e, quindi, con 100 pazienti non autosufficienti con media di età sugli ottant’anni. Secondo i dati statistici che possediamo attualmente, se il coronavirus infettasse la struttura in questione,circa il 14% (14 persone su 100) morirebbe sicuramente.

 

Ma come abbiamo visto più volte, anche nel caso di lotti di vaccini antinfluenzali sospettati di aver provocato un certo numero di morti tra gli anziani, anche in questo caso si potrebbe dire che alla fine «il vecchio è morto di vecchiaia», un po’ come quando si dice che il tale «è morto perché gli si è fermato il cuore».

 

Secondo i dati statistici che possediamo attualmente, se il coronavirus infettasse la struttura in questione,circa il 14% (14 persone su 100) morirebbe sicuramente

In pratica degli anziani non importa a nessuno, e se il Coronavirus farà la strage ci diranno che tanto erano vecchi e già compromessi. I vecchi sono l’avanguardia del mondo a venire, quello governato interamente dalla Necrocultura:  infatti sono sacrificabili, spendibili a piacimento; soprattutto, gli anziani sono indifesi.

 

È buffo pensare che non diedero la colpa ai bambini, invece, quando iniziarono a parlare di «epidemia di morbillo». In quel caso i titoloni di giornali erano tutti propensi ad incolpare il morbo-killer. Poco importa, poi, se andando a scartabellare sotto al titolone «uomo muore di morbillo» si leggeva che l’uomo era tipo affetto da leucemia, immunodepresso ed in fase terminale.

 

In pratica degli anziani non importa a nessuno, e se il Coronavirus farà la strage ci diranno che tanto erano vecchi e già compromessi

Per il coronavirus-killer non vale la stessa moneta: il vecchio deve morire perché è giunta la sua ora e perché tutto sommato è pure meglio che quell’ora sia sopraggiunta. Pensate al risparmio erariale, pensate al risparmio di dolore che gli si assicura, perché la vita di un vecchio è oramai una vita indegna di essere vissuta. Lo ha detto persino il consigliere di Bioetica del compianto premio Nobel per la Pace Barack Obama «Dopo i 75 anni non ha più senso vivere».

 

La dittatura della qualità della vita è solo uno dei capitoli che introducono l’imperio della Cultura della Morte nella società umana. E l’eutanasia per vecchiaia, con o senza pandemia, è solo un omogeneizzato servito per reintrodurre sul pianeta la morte massiva, come ai tempi dei sacrifici umani.

 

Pensate al risparmio erariale, pensate al risparmio di dolore che gli si assicura, perché la vita di un vecchio è oramai una vita indegna di essere vissuta

Gli alleati di questo ritorno sono certamente i medici, ma – scopriamo ora – anche i preti. Perché i preti, non si sa quanto incuranti rispetto al fatto che il Cristianesimo stia venendo sostituito con una religione di Morte, stanno dando una grossa mano ai boia del terzo millennio.

 

Guai a chi pensa che possa anche solo lontanamente trattarsi di una punizione del Cielo. «Ma quale flagello divino, Dio sta dalla parte di scienziati e medici che voglio sconfiggere il virus». Così più o meno titola Famiglia Cristiana citando l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, con parole che fanno eco a quelle già pronunziate dal predecessore ciellino Cardinale Angelo Scola. 

L’eutanasia per vecchiaia, con o senza pandemia, è solo un omogeneizzato servito per reintrodurre sul pianeta la morte massiva, come ai tempi dei sacrifici umani

 

«Dio sta dalla parte di scienziati e medici», come no. A Sua Eccellenza potremmo consigliare di completare il discorso: e il Vaticano sta con le farmaceutiche.

 

Le farmacie, di fatto, sono rimaste aperte, mentre hanno chiuso i luoghi di culto e proibito le funzioni religiose. Come se ci fosse una dimostrazione migliore del fatto che della credenza nel soprannaturale, cioè della salute dell’anima prima che di quella del corpo, non è rimasto più nulla.

Le farmacie sono aperte, le chiese chiuse. A dimostrazione migliore del fatto che della credenza nel soprannaturale, cioè della salute dell’anima prima che di quella del corpo, non è rimasto più nulla

 

Dimentichi delle conseguenze del Male, i Pastori, dopo aver chiuso le chiese a chiave togliendo l’acquasanta dalle acquasantiere, non capiscono che la società e l’intero consorzio  umano sarà soggetto a giudizio.

 

Una società che uccide i suoi figli nel grembo materno, che sacrifica sull’altare dell’utilitarismo gli anziani, che detesta gli imperfetti, che vuole sostituirsi a Dio e al miracolo della Vita creandola in laboratorio è una società destinata a soccombere, e ad essere pure giudicata.

 

La realtà, cari amici, è che la Cultura della Morte il più delle volte veste camice bianco e si aggira per le strade con lo stetoscopio intorno al collo. Quelli in clergyman ora danno una mano.

 

Nel frattempo, i vecchi possono morire come mosche.

 

Cristiano Lugli

 

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