Pensiero
Carramba che vaccino. Carramba che menzogne.
Quando è spirata lo hanno detto subito: era malata, e da tempo. 48 ore dopo hanno fatto uscire la dichiarazione di un medico: «tumore ai polmoni».
Nel frattempo, qualcuno in rete ha tirato fuori un festival del cortometraggio all’Argentario (luogo cui era legata) dove avrebbe dovuto partecipare in veste di madrina. Era programmato per fine luglio, possibile che avesse assentito a questo impegno nonostante la malattia? Magari, come è parso a qualcuno, non doveva partecipare fisicamente, ma solo metterci il nome, visto che aveva indetto un premio di 4 mila euro per il corto con l’idea più originale (per inciso: la notizia per cui i festival del cortometraggio esistono ancora è forse la più tremenda che abbiamo ricevuto in questo biennio pandemico).
Quindi, si è vaccinata mentre già stava male? Mentre era in terapia? Il cancro è subentrato poi – senza alcuna correlazione, beninteso – dopo il vaccino? Non lo sappiamo
Sarà. Il fatto è che le sue dichiarazioni pro-vaccino, secondo le quali bisognava vaccinarsi per tornare alla libertà, sono rimaste. Quindi, si è vaccinata mentre già stava male? Mentre era in terapia? Il cancro è subentrato poi – senza alcuna correlazione, beninteso – dopo il vaccino? Non lo sappiamo. Del resto c’è la privacy (no? non vi sembra?) e poi non fecero l’autopsia nemmeno di Papa Luciani, figurarsi se si deve indagare sul corpo della papessa della RAI.
Niente, riguardo a questa storia della Carrà è rilevante, in fondo. Perché l’unica cosa che possiamo imparare è qualcosa che già sapevamo: la gente non crede più a nulla. Per lo meno, una parte cospicua della popolazione non ripone alcuna fiducia in quello che le è raccontato da media, autorità, istituzioni – e perfino dalle celebrità, un tempo famose per la trasgressione che si potevano pure concedere, ora rese funzionarie di continue esortazioni al conformismo più trito (pensate a tutti quei cantanti italiani, oramai rugosi e asserviti al potere, bolsi e covidioti).
Lo stanno notando negli USA ultimamente per un altro ciuffo ossigenato, certo portatore di ben altra autenticità rispetto alla Raffaella nazionale: i supporter di Trump non considerano nemmeno più le narrazioni ufficiali sul coronavirus, sulle elezioni americane, su tutto ciò che viene fatto (di recente, le accuse giudiziarie al «cassiere» della ditta Trump Allen Weissenberg, adesso si dice che la prossima ad essere arrestata sarà Ivanka) intorno all’ex presidente che hanno votato in massa. Secondo un ultimo sondaggio, ora addirittura la maggioranza degli americani crede che il COVID sia uscito dal laboratorio; non più tardi di qualche giorno fa, tuttavia, il New York Times piazzava un articolone in cui vari scienziati ripetono che è molto più probabile che il virus sia venuto da una specie animale intermedia tra uomo e pipistrello, specie che come noto non è stata ancora trovata, ma pazienza (in verità Renovatio 21 è in grado di dirvi nome e cognome della creatura link tra umani e chirotteri, si chiama Shi Zhengli, la virologa wuhaniana chiamata appunto «Batwoman»)
Nessun giornalista si pone due domande due sulla malattia e sul vaccino, e sulla loro possibile concomitanza? Magari anche solo per esprimere la domanda posta poco sopra, sulla quale ci sembrerebbe importante informare la gente: come ci comportiamo con il vaccino nel caso di malati di tumore?
Tra queste due parti della popolazione, quella che si beve tutte le frottole contraddittorie e quella che invece è (per dirla in gergo) redpillata – cioè si è svegliata – non c’è nessuna soluzione di continuità, nessuna sfumatura possibile. Questa è la grande novità: la polarizzazione tra i componenti è assoluta. Non esiste il grigio, così come non esistono signore che sono «un po’ incinta».
Anche in Italia, una parte consistente della popolazione non crede più a niente di quello che le viene detto. Per il potere costituito ciò è devastante: significa che esso non ha i comandi a disposizione, di fatto ha perso la sovranità su una fetta della popolazione. Una secessione cognitiva de facto. Riguardatevi le immagini delle migliaia di persone, di totale varietà di censo e di età e di cultura, che si ritrovavano alla celeberrima Torteria di Chivasso. Guardatevi i servizi alla TV, per esempio quello delle Iene, con l’inviato con la erre moscia che canzona i manifestanti, senza riuscire a contenersi e non trattenersi dallo spiegare alle migliaia di persone che sono tutte fake news e che Bill Gates non è il diavolo, dai.
Nel caso di Raffaella Carrà le proporzioni sono aumentate. Per chi ha anche solo il lontano dubbio che si possa essere trattato di uno dei tanti eventi avversi del vaccino, ogni dettaglio è sospetto. La menzogna del potere può nascondersi dietro ogni comunicazione che ci arriva su storie di questa portata propagandistica.
Nessun giornalista si pone due domande due sulla malattia e sul vaccino, e sulla loro possibile concomitanza? Magari anche solo per esprimere la domanda posta poco sopra, sulla quale ci sembrerebbe importante informare la gente: come ci comportiamo con il vaccino nel caso di malati di tumore?.
«Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: “Perché sono piaciuta tanto ai gay?”» aveva detto all’epoca. Ci pare anche questa una piccola bugia. Davvero nessuno le ha detto come mai gli omosessuali siano attratti pazzamente da queste figure di donne di femminilità disinibita, eccessiva?
Le fanno una specie di funerale di Stato all’Ara Coeli, trasmesso in TV. Ma era cattolica l’inventrice del Tuca Tuca, con cui a Canzonissima scandalizzò la RAI democristiana del 1971? Nonostante la vita personale che aveva condotto (compagna di Boncompagni, ragazza di Little Tony e di antichi calciatori a caso; nullipara, ma ci tengono a farci sapere che adottava a distanza) ora insistono che lo era, anzi, aspettate un attimo, ecco qua, era devota di Padre Pio. Carramba che sorpresa.
Eccerto. I giornalisti devono esserselo ricordato anche quando nel 2017 la Carrà divenne madrina del World Gay Pride a Madrid. «Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: “Perché sono piaciuta tanto ai gay?”» aveva detto all’epoca. Ci pare anche questa una piccola bugia. Davvero nessuno le ha detto come mai gli omosessuali siano attratti pazzamente da queste figure di donne di femminilità disinibita, eccessiva? Di quelle donne, non belle ma coriacee e di femminilità caricaturalmente estrovertita? Delle varie Mina, Dalida, Madonna, Lady Gaga etc.? Davvero non è mai riuscita a darsi una risposta, come invece riescono a farlo milioni di persone che non presiedono alle marce mondiali dei gay?
Davvero dovremmo credere alla balla per cui la Carrà non ha mai capito perché era un’icona gay? O forse non possiamo dirlo perché poi dovremmo capire perché alcuni omosessuali – ad esempio, la sottocategoria chiamata dei bears, gli orsi – hanno come modello erotico un uomo grosso e barbuto, del genere Babbo Natale (per chi non ci è ancora arrivato, la regia manda un aiutino: ha a che fare, in ambo i casi, con qualcosa che non ha trovato equilibrio in famiglia, ma solo a nominare teorie freudiane come queste, ora radiano psicologi e domani si andrà in galera e in rieducazione).
Il blob democristiano alla fine aveva metabolizzato anche la finta bionda con l’ombelico di fuori. Anzi: era la Raffaella ad aver capito che l’Italia della DC era solo una massa informe, che si poteva plasmare con il tempo e la persistenza. Vinse lei: del resto, ai Gay pride ora non solo ci vanno i residui della DC, ma pure spezzoni consistenti del clero cattolico.
E in fatto di gay e di menzogne, come non ricordare, mentre si approssima l’ora zero del DDL Zan, che emergono perfino sui giornali mainstream le balle che di continuo provano a propinarci sull’argomento? L’ultima è quello del ragazzino calabrese suicida, che subito avevano detto vittima di bullismo «omofobo» (per cui «subito il DDL Zan») e ora invece vien fuori che potrebbe essere stato travolto da un giro di ricatti e prostituzione minorile. Facciamo notare che «prostituzione minorile» in teoria può significare «pedofilia», almeno penalmente: ma la parola il giornalista evita di usarla.
E ancora: a Verona il caso di scritte «omofobe» contro una coppia omosessuale che «per la procura sono state scritte dai due».
A Padova, il caso del presunto agguato «omofobo» che finisce nel nulla: tutti condannati per rissa, anche la coppia gaia.
Quante altre balle, tra virus e perversioni globali, dobbiamo sentire?
Riformuliamo: quante altre menzogne pensano di poter rifilare alla popolazione prima che questa prenda coscienza in maggioranza dell’agenda in corso, e della totale illegittimità di un potere che mente?
Aveva capito, probabilmente con decenni di anticipo, dove sarebbe andato a finire il mondo, e ne seppe approfittare benissimo: da regina della TV a imperatrice dei gay – sulla soglia deli 80 anni
Torniamo alla Carrà. Un grande mistero per noi, che l’abbiamo sempre trovata fastidiosa: strapagata, prepotente, dotata di nessun talento particolarmente rilevante, se non quello, che hanno certe donne, di piazzarsi al centro della scena (anche senza meriti) e di fregarsene altamente di quello che dicono o che vogliono gli altri. Malignarono, quando le fecero presentare uno dei Sanremo, sul fatto che lei, a differenza dei suoi colleghi degli anni precedenti, alla sera non guardava i dati dell’audience: qualcosa che se fosse vero ce la renderebbe più simpatica. Qualcuno ricorda (ma al momento non troviamo riscontro) che sul suo compenso immane ci fu pure un’interrogazione parlamentare. Ma che importa? Non ebbe problemi ad avere ospite del suo divano TV Andreotti: il blob democristiano alla fine aveva metabolizzato anche la finta bionda con l’ombelico di fuori.
Anzi: era la Raffaella ad aver capito che l’Italia della DC era solo una massa informe, che si poteva plasmare con il tempo e la persistenza. Vinse lei: del resto, ai Gay pride ora non solo ci vanno i residui della DC, ma pure spezzoni consistenti del clero cattolico.
Aveva capito, probabilmente con decenni di anticipo, dove sarebbe andato a finire il mondo, e ne seppe approfittare benissimo: da regina della TV a imperatrice dei gay – sulla soglia deli 80 anni.
Ferire la Carrà è ferire qualcosa che larga parte del Paese considera come un bene prezioso, un’archetipo vitalista presente nella psiche della stragrande maggioranza dei cittadini italiani
Immaginate, quindi, l’importanza di eliminare ogni possibile dubbio su un evento avverso da vaccino. Milva, morta anche lei poche settimane fa ad un mese dall’iniezione di mRNA, era un’altra cosa. La Pantera di Goro era sedentaria, allineata con la sua età: invece la Carrà incarnava un’energia inesausta (anche dopo i 60, 70, 80 – anzi anche quando a quaranta o cinquanta ballava facendo rimbalzare il caschetto ci pareva grottesca), e poteva inquadrarsi come una sorta di cercatrice dell’immortalità divistica – in questo senso crediamo che non avere figli, ed avere attorno a se un culto omosessuale totale, aiuti. Pensateci: avete mai pensato alla Carrà come ad una donna vecchia? Avete mai solo concepito l’idea che la Carrà potesse invecchiare?
Quindi, ferire la Carrà è ferire qualcosa che larga parte del Paese considera come un bene prezioso, un’archetipo vitalista presente nella psiche della stragrande maggioranza dei cittadini italiani.
E poi, ricordiamolo: la Carrà era un personaggio transnazionale. Era finita intervistata perfino dal talk show americano più importante, quello di David Letterman. Tuttavia era in Ispagna che la donna godeva di una fama immane, pari forse a quella di cui godeva in Italia.
Insomma, qualsiasi idea di correlazione con il vaccino nella morte della Carrà avrebbe fatto scattare l’effetto Tiffany Dover. È un momento delicato, non è possibile che ci muoiano i testimonial, non in diretta TV, non se hanno questa importanza psicologica per la massa.
Quante altre menzogne pensano di poter rifilare alla popolazione prima che questa prenda coscienza in maggioranza dell’agenda in corso, e della totale illegittimità di un potere che mente?
Quindi, niente carramba per il vaccino.
Per il resto, siamo travolti dalla carramba delle menzogne propinateci oramai ad ogni minuto. Non sappiamo ancora per quanto. Non lo sanno neanche loro, che stanno forzando la mano.
Soprattutto, nessuno sa quando la pazienza finirà del tutto.