Ambiente

Biden, a Roma con 85 SUV di scorta, lotta per l’ambiente

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G20 di Roma è stato un G20 fino ad un certo punto – Xi Jinping presidente della Repubblica Popolare Cinese, il più grande inquinatore della terra, non c’era: non si muove dal suo Paese da anni, e vai a capire perché. Non c’era neanche Putin.

 

Tuttavia i potenti hanno fatto comunque il loro teatrino a spese dei contribuenti – italiani, soprattutto. Lo spettacolo non sarebbe stato completo senza che arrivassero anche i «cattivi» da copione, i ggiovani che lottano contro il cambiamento climatico chiedendo più vaccini per il Terzo Mondo (machedaverodavero?). Una dimostrazione del termine «opposizione sintetica» più calzante è impossibile da trovare.

 

Non hanno saputo contenere un organismo scappato da un laboratorio dove avevano le zampe tutti ma si accordano per ridurre la temperatura del pianeta, a dispetto di quello che può accadere con vulcani, attività solare, etc.

Tuttavia, in molti si stanno concentrando sul problema numero uno di Roma: il traffico.

 

Possiamo dire che esso negli scorsi giorni è stato causato incredibilmente da una persona sola: Joe Biden, l’anziano finito alla Casa Bianca.

 

 

Biden si è presentato a Roma con 85 (ottantacinque) SUV di scorta. I vertici con Bergoglio e con i grandi della terra per parlare dell’ambiente sono costati, per spostare il vecchio, una porzione di petroliera.

 

Le macchine al seguito di Biden erano così tante che due hanno perfino avuto un incidente. Inevitabile, per la legge dei grandi numeri.

 

 

 

SCB. Sono cose belle.

 

Tanto sappiamo come va a finire: qualsiasi cosa metteranno in campo per la balla del «riscaldamento globale» (che, vedrete, via via si ridurrà alla sua formula quintessenziale: non fare figli), seguirà la via tracciata dal COVID: non passerà primariamente dai governi, ma sarà da subito implementata dall’oligarcato dei miliardari infami e onnipotenti

Non hanno saputo contenere un organismo scappato da un laboratorio dove avevano le zampe tutti (cinesi, americani, forse perfino i francesi che hanno costruito l’Istituto) ma si accordano per ridurre la temperatura del pianeta, a dispetto di quello che può accadere con vulcani, attività solare, etc.

 

Noi dovremo berci la palla, ovviamente – perfino quando nemmeno loro ci credono, visto che non sono riusciti nemmeno ad accordarsi sulla data (doveva essere il 2050), e cinesi e indiani dietro la diplomazia spernacchiano giustamente alla grandissima.

 

Tanto sappiamo come va a finire: qualsiasi cosa metteranno in campo per la balla del «riscaldamento globale» (che, vedrete, via via si ridurrà alla sua formula quintessenziale: non fare figli), seguirà la via tracciata dal COVID: non passerà primariamente dai governi, ma sarà da subito implementata dall’oligarcato dei miliardari infami e onnipotenti. I quali già parlano di clima ai capi delle Nazioni in casa Biden.

 

Renovatio 21 vi ricorda le soluzioni già pensate da Bill Gates e soci, come quella di irrora di sostanze chimiche il cielo per oscurare il sole – con l’ONU che ora si è detta d’accordo.

 

A rivendicare apertis verbis, la «geoingegneria solare», certo ammettendo che potrebbe causare dei morti intossicati, è lo stesso New York Times, notoria gazzetta del complottista delle scie chimiche.

 

Ci ritroviamo automaticamente a farci una domanda: ma quanto dobbiamo ancora aspettare il Ritorno del Re? Donaldo, ma quando torni?

Nel frattempo, respiriamoci il gas di scarico del centinaio di veicoli che difendono il vecchio del Delaware, micro-stato inutile della Federazione dove epperò ci fanno i documenti mettendoci una sede fittizia tutte le grandi aziende americane – da subito i grandi gruppi delle carte di credito, tanto amiche di Biden nella sua lunga carriera di politico mentitore.

 

Ci ritroviamo automaticamente a farci una domanda: ma quanto dobbiamo ancora aspettare il Ritorno del Re?

 

Donaldo, ma quando torni?

 

 

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