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Bambini-CRISPR e bambini-bolla

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La notizia che gli scienziati hanno finalmente utilizzato la terapia genica per curare l’immunodeficienza SCID-X1 del «bambino-bolla», scrive un recente articolo di Bloomberg, è giunta come una sorpresa, non per la sua velocità, ma perché ci è voluto tanto tempo da sembrare ormai impossibile. 

 

Gli scienziati affermarono che avrebbero rivoluzionato il mondo della medicina grazie alla terapia genica già negli anni Ottanta, e il primo bambino con una variante della malattia, chiamata ADA-SCID, fu sottoposto alla cura genica nel 1992. Nel 2000 i medici presero in cura i primi bambini affetti da SCID-X1, ma riscontrarono dei problemi. Alcuni avevano contratto la leucemia.

 

Una credenza diffusa negli anni Novanta sosteneva che la medicina stava procedendo a tale velocità che l’etica sarebbe riuscita a stare al passo. Sui giornali, gli articoli di scienza parlavano di «un mondo tutto nuovo» o della creazione del mostro di Frankenstein. Ma ora che viviamo nel futuro tanto immaginato, sembra che la scienza non tenga il passo della pubblicità, che negli anni ha  prefigurato cure legate al progetto sul genoma umano, l’aspettativa che la terapia genica sarebbe divenuta la norma e anche l’assurda credenza che la clonazione avrebbe sostituito i rapporti sessuali come forma preferenziale di riproduzione.

Una credenza diffusa negli anni Novanta sosteneva che la medicina stava procedendo a tale velocità che l’etica sarebbe riuscita a stare al passo

 

Le cose non sono andate proprio così. La medicina non avanza con ogni nuova idea, come altre tecnologie invece fanno. L’etica della ricerca sugli esseri umani rallenta i lavori, Jonathan Kimmelman, specialista di etica medica alla McGill University del Canada, ed esperto di sperimentazione sugli umani.

 

Non che l’etica medica sia una questione semplice. La sfida per gli specialisti, e per la società, è valutare le ricerche sulla base di quello che gli scienziati sapevano all’inizio, non sui risultati. Ricercatori poco etici possono aver avuto fortuna, mentre ricercatori etici possono essere stati sfortunati. Secondo questi standard, dice, i ricercatori che hanno accidentalmente causato la leucemia nei pazienti affetti da SCID stavano assumendo rischi accettabili, dati i possibili benefici, ma i ricercatori della University of Pennsylvania, i cui esperimenti hanno causato a morte di un diciottenne, no.

 

Jessi Gelsinger, la prima persona identificata pubblicamente come morta in una sperimentazione clinica per terapia genica (1999)

Nel caso del 1999, Jesse Gelsinger morì a causa di una terapia genica sperimentale messa a punto per combattere una malattia genetica – molto meno pericolosa della SCID. Il suo sistema immunitario aveva sviluppato una reazione letale al virus utilizzato per inserire il gene nelle cellule – una forma disattivata del virus del raffreddore chiamato adenovirus.

 

Col senno di poi, ci sono stati problemi con la fase di studio – conflitti di interesse finanziari, segnali preoccupanti nella sperimentazione sugli animali che sono stati ignorati e alcune irregolarità nel trattamento degli esseri umani, afferma Kimmelman, che ha scritto un libro sul caso. Dopo il decesso, molti hanno dichiarato di essersi accorti dei problemi ma nessuno ha avuto il coraggio di farli notare.

 

Gli studi clinici sulla terapia genica contro la SCID stanno avanzando con molta cautela, anche se la malattia miete vittime ogni anno. Un gene difettoso impedisce al midollo osseo di creare linfociti funzionanti, quindi i bambini affetti da questa malattia, sostanzialmente, sono privi di sistema immunitario. Tutto questo balzò all’attenzione pubblica negli anni Settanta, quando i medici trovarono il modo di mantenere in vita fino ai 12 anni il famoso «bambino-bolla», David Vetter, chiudendolo in una bolla di plastica sterile.

 

La terapia genica sembra promettere una soluzione. I medici sapevano quali geni erano danneggiati e sapevano di dover inserirne copie funzionanti nel midollo osseo del paziente.

 

Gli scienziati sapevano che introdurre versioni funzionanti nel posto sbagliato avrebbe potuto provocare la leucemia

Ma è richiesto un altro livello di precisione: è importante la posizione in cui il gene nuovo viene inserito all’interno del cromosoma. I virus non possono essere programmati per mettersi in una posizione specifica. Gli scienziati sapevano, secondo Kimmelman, che introdurre versioni funzionanti nel posto sbagliato avrebbe potuto provocare la leucemia. Pensavano che fosse improbabile, ma hanno capito a fine lavori che i virus tendono a posizionarsi dove i rischi sono maggiori. Nel 2002, la sperimentazione contro lo SCID-X1 è stata bloccata dopo che quattro bambini hanno contratto la malattia.

 

Nel corso degli anni, gli scienziati hanno esaminato altri fattori più sicuri e, contrariamente a quanto si aspettavano, scoprirono che per la SCID-X1 il migliore era una forma disattivata del virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Gli ultimi esperimenti, compiuti al St. Jude’s Children’s Research Hospital di Memphis e pubblicati sul New England Journal of Medicine, hanno mostrato miglioramenti nella prevenzione della leucemia.

 

Il problema principale con la tecnologia genetica non è la necessità di impedire la nascita del mostro di Frankenstein, ma di seguire i principi che Ippocrate scrisse 2000 anni fa. I bisogni dei pazienti devono essere al primo posto, anche se significa rallentare il progresso.

È ancora presto ma i ricercatori affermano che, al momento, i risultati sono incoraggianti. Simili standard si possono applicare alle bambine geneticamente modificate nate in Cina lo scorso anno. L’etica deve essere valutata in base ai rischi presenti all’inizio, non sui risultati, che potrebbero non essere mai svelati data la segretezza intorno allo studio. Le bambine, gemelle, erano sostanzialmente criceti umani. L’unica malattia presente era la positività all’HIV del padre, ma ci sono sistemi sicuri per fare in modo che il virus del padre non venga trasmesso alla discendenza.

 

I rischi sono ancora in parte sconosciuti, e il fatto che i ricercatori della SCID possano aver valutato male i rischi della contrazione della leucemia potrebbero non essere un avvertimento valido. Ancora una volta, nel caso delle «bambine CRISPR», i principi etici erano presenti, ma sono stati infranti – forse da uno scienziato scriteriato o da qualcuno i cui esperimenti sono famosi e finanziati dal governo cinese.

 

Kimmelman fa presente che si discute sull’etica dell’ingegneria genetica sui bambini non nati sin dagli anni Settanta, dopo il debutto di tale pratica.

 

Nella comunità medica, c’è un accordo quasi totale sul fatto che l’esperimento non sia etico dato che le gemelle sono state sottoposte a un rischio inutile.

 

Il problema principale con la tecnologia genetica non è la necessità di impedire la nascita del mostro di Frankenstein, ma di seguire i principi che Ippocrate scrisse 2000 anni fa. I bisogni dei pazienti devono essere al primo posto, anche se significa rallentare il progresso.

 

 

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