CRISPR
L’Eugenetica cinese delle gemelle CRISPR
Pochi giorni fa il ricercatore cinese Jiankui He, genetista della Southern University of Science and Technology di Shenzen, ha dichiarato al mondo di aver fatto nascere due gemelle geneticamente modificate. L’annuncio è stato fatto attraverso il canale YouTube del medico, che aveva rilasciato alcune anticipazioni all’agenzia Associated Press. L’esperimento avrebbe coinvolto sette coppie di cinesi adulti, i cui maschi sono portatori del virus HIV. Il fine di He era quello di far nascere due bambini con DNA modificato, per renderli resistenti al virus HIV dell’Aids.
Ventidue, a dire di He, gli embrioni sacrificati per questo esperimento disumano, sedici dei quali sarebbero stati modificati geneticamente attraverso una tecnica di «taglia e cuci» genetico.
Un’eugenetica positiva, fondata sulla selezione, sull’utile e sul «potenziamento», che mira a creare una società di «più che perfetti».
Si badi bene che la specie più resistente e inattaccabile rispetto al virus HIV è quella degli scimpanzé. Non sono pochi i laboratori di bioingegneria che hanno già pensato a come raggiungere la nuova frontiera della genetica preventiva: la frontiera dei bambini transgenici con geni di scimmia, immuni all’AIDS e ad altre malattie.
Un’eugenetica positiva, fondata sulla selezione, sull’utile e sul «potenziamento», che mira a creare una società di «più che perfetti».
Uomini vaccinati preventivamente. Vaccini umani.
Spaventa il livello di transumanesimo raggiunto sempre più velocemente, nel silenzio delle Accademie per la Vita.
Di tutto questo inferno bioetico, in particolare del caso cinese, abbiamo parlato con la dottoressa Martina Collotta, medico esperto di bioetica e in particolare delle nuove frontiere biotech attraverso le quali l’uomo tenta di sostituirsi a Dio, all’Incarnazione di Cristo, pronunciando orgogliosamente il proprio non serviam.
Uomini vaccinati preventivamente. Vaccini umani.
Dottoressa Collotta, il genetista cinese Jiankui He ha recentemente annunciato di aver fatto nascere due gemelle con DNA modificato per «proteggerle» dal virus HIV. Partiamo dal mezzo di comunicazione prescelto: perché un ricercatore dovrebbe presentare al mondo una nuova scoperta o un esperimento riuscito attraverso un video YouTube?
Tutto quello che ha a che fare con questa «scoperta» appare fortemente criticabile, proprio a partire dal modus operandi.
E allora? Tutti gli embrioni dovrebbero essere manipolati geneticamente perché l’AIDS scompaia?
Quando una ricerca viene ultimata, sia che si tratti di ricerca di base che di ricerca clinica, la prima ad essere informata deve essere la comunità scientifica, attraverso il mezzo della pubblicazione scientifica. Questo permette, prima di tutto, un «controllo di qualità» su quanto affermato dallo scienziato: come ha condotto l’esperimento? I dati che ha ottenuto sono verosimili? Se sono coinvolte persone, sono stati rispettati i criteri etici?
Solo se a queste domande si ottengono risposte positive, l’articolo che presenta la ricerca può essere preso in considerazione per la pubblicazione e, dunque, per l’ufficializzazione della scoperta, lasciando inoltre, sempre, lo spazio a critiche dei colleghi, dei pari, alle «peer review» in cui ogni altro scienziato può dire la sua circa il modo di condurre le ricerche e provare a sua volta a ripeterle per confermare o smentire i dati.
Saltare questo percorso obbligato, condiviso dalla comunità scientifica proprio per evitare le «fake news» della ricerca, significa essere consapevoli che qualcosa, nello studio condotto, non rispetta i canoni della scienza, non escludendo quelli etici che sono un elemento essenziale per la validità scientifica della ricerca stessa. Usare i canali non ufficiali equivale a farsi o a fare pubblicità, a destare scalpore; una trovata che arriva a colpire l’opinione pubblica senza filtri e che, per questo, può essere molto pericolosa.
Nel caso in cui si trattasse di un fake, a quale scopo tutto questo?
Considerando che He ha detto di aver modificato il DNA delle due bambine allo scopo di renderle immuni al contagio dell’HIV, pubblicizzare la sua scoperta – ammesso, appunto, che non sia una fake news -, equivarrebbe ad un tentativo di sdoganare le biotecnologie con un fine eugenetico. Nobile fine! Eliminare l’AIDS! Peccato che come ben sappiamo il fine non giustifica mai i mezzi.
L’HIV è un «mostro nero», è una malattia ad elevato valore simbolico, a impatto emotivo. Dire che ora abbiamo a disposizione un’arma, quella del «taglia e cuci» del DNA, che non si limita, per così dire, alla cura, ma addirittura evita il contagio, lo previene, significa far pensare che questa sia la soluzione ottimale
Perché proprio l’HIV?
È tutto molto ben studiato: l’HIV è un «mostro nero», è una malattia ad elevato valore simbolico, a impatto emotivo. Dire che ora abbiamo a disposizione un’arma, quella del «taglia e cuci» del DNA, che non si limita, per così dire, alla cura, ma addirittura evita il contagio, lo previene, significa far pensare che questa sia la soluzione ottimale.
Sembra proprio essere un ballon d’essai lanciato al solo scopo di far credere che l’eugenetica salverà il mondo dalle malattie infettive e da chissà che altro.
Tra l’altro, la trasmissione materno-fetale dell’HIV oggi è evitata dai farmaci, dunque, pur ipotizzando anche questa eventualità da prevenire, non vi sarebbe certo bisogno di intervenire sul DNA quando un esiste un trattamento molto meno invasivo e, soprattutto, moralmente lecito. Intervenire in questo modo sul genoma, significa voler prevenire un futuro contagio. E allora? Tutti gli embrioni dovrebbero essere manipolati geneticamente perché l’AIDS scompaia?
In Cina si consuma il nuovo transumanesimo della genetica. Perché secondo lei?
Una scienza senza etica conduce a qualsiasi aberrazione, non ultima quella del transumanesimo, della distruzione della persona umana con il fine di creare un uomo nuovo su misura, perfetto, indistruttibile… perfino immortale.
In Cina l’etica fatica ad entrare in qualsiasi campo, non solo quello della scienza purtroppo: pensiamo all’economia cinese e, soprattutto, pensiamo a di quale ideologia è impregnata la Cina tutta: il comunismo.
Non possiamo parlare di etica quando ci troviamo di fronte ad un’ideologia gnostica che vuole la distruzione dell’uomo. La Cina comunista è il terreno fertile per gli abomini della pseudo-scienza.
Inoltre, un’altra ragione sta in quanto detto inizialmente circa il modus operandi di He. La via ufficiale della trasmissione dei risultati delle ricerche scientifiche, in Cina, è spesso bypassata. Molte «fake news» della ricerca vengono proprio da lì. Non abbiamo gli strumenti per verificare se quanto affermato dagli scienziati cinesi sia stato davvero realizzato o meno, ma resta il fatto che l’impatto sull’opinione pubblica rimane. Che sia un falso o che sia stato fatto un altro triste passo verso qualcosa di mostruoso, le coscienze vengono scosse, turbate e falsamente commosse da drammi umani – come appunto il contagio da HIV – che la genetica promette di far dimenticare.
Non abbiamo gli strumenti per verificare se quanto affermato dagli scienziati cinesi sia stato davvero realizzato o meno, ma resta il fatto che l’impatto sull’opinione pubblica rimane.
Tornando alle due bambine, dal punto di vista medico, è possibile che il macabro esperimento di He sia riuscito pienamente, ovvero che queste due bambine saranno preservate dall’eventuale virus HIV?
Mettiamo da parte, per un attimo, l’etica, e fermiamoci alla sola scienza biomedica.
Due sono i principali ostacoli al successo di un tale esperimento: il primo è la tecnica usata, la CRISPR; il secondo è l’intervento sull’embrione per arrivare ad un essere umano nato vivo e vitale.
La CRISPR è un «taglia e cuci» del DNA, sono delle forbici molecolari capaci di individuare un bersaglio di DNA complementare ad uno «stampo», tagliare in tutto o parte il gene bersaglio e sostituirlo con un gene modificato.
Peccato che la capacità di riconoscere lo stampo non è un perfetto modello chiave-serratura, e la CRISPR taglia anche «a caso», taglia bersagli simili a quello cercato, sostituisce in maniera imperfetta, «chiude» il DNA tagliato prima che sia stato sostituito correttamente.
Peccato che la capacità di riconoscere lo stampo non è un perfetto modello chiave-serratura, e la CRISPR taglia anche «a caso», taglia bersagli simili a quello cercato, sostituisce in maniera imperfetta, «chiude» il DNA tagliato prima che sia stato sostituito correttamente.
Gli errori che può generare sono ancora moltissimi, allo stato attuale della ricerca. Che il «taglia e cuci» di He sia stato tanto preciso, ho i miei dubbi… Quali le conseguenze a lungo termine di tali errori? Tumori, disturbi dello sviluppo, malattie neurodegenerative… Non sappiamo. Proprio perché fino ad ora la ricerca ufficiale non si è spinta tanto oltre. La CRISPR fa ancora parte della ricerca di base, non ne conosciamo gli effetti a lungo termine.
Tutto questo fa capire il perché sia inverosimile anche che l’intervento sull’embrione sia andato a buon fine: partire da poche cellule (He, ovviamente, si è ben guardato dal dirci a quale stadio sarebbe intervenuto), modificarle, pretendere che queste, senza errori fatali, continuino il loro sviluppo indisturbate dando vita a due esseri umani vivi, vitali e sani, è quantomeno improbabile. Le fasi dello sviluppo embrionario sono delicate in natura, figuriamoci quando si interviene artificialmente in maniera così massiccia.
Lasciando pure un margine di plausibilità, resta il fatto che, per aver ottenuto un successo su di un embrione, quanti altri sarebbero andati persi – ovvero quanti esseri umani uccisi – per permettere un tale risultato?
Pare che i ricercatori cinesi non si vogliano fermare all’HIV. Si è parlato anche di colera e vaiolo…
Ogni agente patogeno, virale o batterico, ha uno o più specifici recettori nell’organismo. Questi recettori, per lo più, sono proteine presenti sulla membrana delle cellule, usati per riconoscere sostanze circolanti, ormoni, piccole molecole… tutto quanto riguarda la comunicazione da un distretto all’altro dell’organismo e da cellula a cellula.
I recettori per virus e batteri, dunque, non nascono certo per questo; non nascono per permettere un’infezione, ma sono piuttosto presenti fisiologicamente nel nostro organismo per svolgere diverse funzioni necessarie all’omeostasi.
Per aver ottenuto un successo su di un embrione, quanti altri sarebbero andati persi – ovvero quanti esseri umani uccisi – per permettere un tale risultato?
Eliminarli o modificarli porta inevitabilmente delle conseguenze, in una sorta di imprevedibile effetto domino, che può essere positivo o negativo.
Forse modificare il recettore per l’agente di una malattia infettiva ci renderà immuni a quella malattia, ma chissà che quella modifica non ci renda molto più suscettibili ad un altro patogeno, o alteri irreversibilmente la fisiologica comunicazione intercellulare.
Vero o non vero il progresso della tecnica spaventa. Dove vogliono arrivare?
L’obiettivo? L’oltreuomo, il superuomo nietzschiano sono gli obiettivi del transumanesimo e del postumanesimo. Non si tratta solo di «bambini OGM», di «designer baby», si tratta di una nuova concezione della persona umana che, di fatto, viene privata della sua natura.
Non siamo più di fronte alla persona nella sua complessità, nella sua natura voluta e creata da Dio come sinolo di anima e corpo. Siamo di fronte all’uomo-macchina di un novello scientismo, un uomo ridotto al suo genoma. Un uomo da tagliare, smontare, correggere e rimontare verso una perfezione che non sarà mai abbastanza perfetta. Tutto questo riecheggia la follia del trapianto di testa. È una sorta di folle corsa verso l’immortalità, fuggendo dalle malattie e dalla limitatezza della nostra creaturalità. Dimenticando che immortale, la nostra anima lo è già!
Non siamo più di fronte alla persona nella sua complessità, nella sua natura voluta e creata da Dio come sinolo di anima e corpo. Siamo di fronte all’uomo-macchina di un novello scientismo, un uomo ridotto al suo genoma. Un uomo da tagliare, smontare, correggere e rimontare verso una perfezione che non sarà mai abbastanza perfetta.
Quanti sono gli embrioni sacrificati sull’altare della ricerca e del progresso della tecnica?
Troppi. Non credo sia possibile fare una stima anche solo approssimativa di quanti embrioni vengono sacrificati perché distrutti o congelati. Le stime, di fatto, sono opera di chi quegli embrioni li «fabbrica» e li tratta come materiale biologico di scarto. Come fare a credere alla loro obiettività?
Jiankui He potrebbe essere il capro espiatorio per overtonizzare ancora di più la prassi dell’eugenetica positiva?
He si è sicuramente prestato a questo gioco antiumano, forse perché alla ricerca di fama e successo, per non dire di denaro. È molto probabile che si tratti di una semplice pedina, mossa dagli interessi delle compagnie biotech senza etica – e di aziende biotecnologiche He ne possiede due – e dai loro ideologi intenzionati a presentarci un progresso sempre positivo, sempre teso a fare del bene, sempre rivolto al miglioramento dell’uomo.
L’eugenetica biotecnologica è l’arma di una pseudo-scienza che non conosce il limite etico, al punto di presentarsi sotto una veste «etica», quasi moralista: il fine è buono, anzi ottimo! Prevenire, non solo curare. Rendere perfetti, non solo migliorare. Superuomini, non solo uomini.
E chi non abbraccia questa sedicente morale, pecca di crudeltà, condannando l’uomo alla sua naturale imperfezione, alla malattia e alla morte.
Chi quegli embrioni li «fabbrica» li tratta come materiale biologico di scarto
La tecnica avanza sempre di più, ad una velocità spropositata. Sembra però non esserci più un argine bioetico, né cattolico né tanto meno laico e soprattutto giuridico capace di arginare questa macchina di morte. Quali rimedi?
L’argine non può esistere «fuori», nell’etica della scienza, nella legge, negli interessi economici che, alla fin fine, guidano la ricerca più dello stesso interesse scientifico.
L’argine si è rotto dentro di noi. Si è rotto l’argine della coscienza che giudica secondo la sola vera ed autentica legge morale, si è rotto travolto dalla corrente dell’etica della situazione, dal buonismo del fine che giustifica i mezzi, dal pensiero liquido che non risparmia nemmeno il mondo cattolico.
O ritorniamo a costruire l’argine etico alla luce della legge che Dio ha scritto nei nostri cuori e che la Tradizione e il Magistero di sempre non hanno fatto altro che aiutarci a meglio comprendere ed applicare, o soccomberemo anche noi al solito triste «chi sono io per giudicare?».
Cristiano Lugli