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Avvocati che vogliono difendere gli stupratori ma non i no-vax

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Un’avvocato racconta che per lui si tratta della prima volta: non ha difeso una persona. È un sanitario di un’azienda ospedaliera. Rifiuta di vaccinarsi.

 

L’avvocato dice di aver difeso criminali di tutti i generi: «assassini, stupratori, inquinatori, stalker, politici corrotti», e lo ha fatto perché, dice, crede nel diritto alla difesa.

 

Tuttavia, davanti al no-vax, no. Non ce l’ha fatta.

La civiltà giuridica scompare con la Civiltà tout court.

 

Diciamo che si tratta di una prima volta anche per noi, e forse per tutto il sistema giudiziario: esiste quindi una categoria di accusati che si può lasciare senza difesa?

 

Il quotidiano La Verità qualche giorno fa ha pubblicato un articolo assai significativo che raccoglie storie come questa.

 

Si fa menzione di dichiarazioni di avvocati che rifiutano di assistere davanti alla giustizia clienti che rifiutano la vaccinazione.

 

La conseguenza logica primaria è che «assassini, stupratori, inquinatori, stalker, politici corrotti» siano persone più meritorie dei no-vax, giunti ad essere abitanti dell’ultimo girono del crimine, quello degli intoccabili. Paria biotici della società moderna e del suo sistema giudiziario

La conseguenza logica primaria è che «assassini, stupratori, inquinatori, stalker, politici corrotti» siano persone più meritorie dei no-vax, giunti ad essere abitanti dell’ultimo girone del crimine, quello degli intoccabili. Paria biotici della società moderna e del suo sistema giudiziario.

 

Un altro avvocato dice sprezzante che quelle dei no-vax, legalmente, sono «cause perse» che non meritano il suo tempo prezioso.

 

Eppure, c’è stato un tempo in cui gli avvocati della cause perse erano celebrati. Prendete il mitico Jacques Vérgès (1924-2013). Avvocato ed attivista comunista ed anticolonialista, Vérès fu il legale del gerarca nazista Klaus Barbie («il macellaio di Lione»), dell’ex capo di stato cambogiano dei khmer rossi Khieu Samphan («fratello»), del l’ex vicepresidente iracheno Tareq Aziz, il «negazionista» dell’Olocausto Roger Garaudy, del terrorista internazionale islamo-marxista detto «Carlos lo sciacallo». Si era offerto di difendere anche Slobodan Milosevic e Saddam Hussein, che rifiutarono, così come al generale e politico israeliano Ariel Sharon, che era di fatto un suo nemico ideologico. Quando gli chiesero se avrebbe difeso anche Hitler, lui rispose che avrebbe difeso anche Bush.

 

La sua figura è celebrata in un documentario presentato a Cannes, L’avvocato del terrore. Vérgès era ammirato per la sua etica professionale, per il suo profondo senso civile: anche il nemico merita un giusto processo.

 

Oggi, nel mezzo della guerra civile biotica, una figura come quella di Vérgès appare quasi come un miraggio.

 

L’articolo de La Verità riporta altri virgolettati, in cui si tenta di dimostrare come in fondo i crimini dello stupratore siano di gittata sociale circoscritta, mentre il no-vax con le sue idee sconsiderate colpisce la collettività».

 

Tutto questo ci porta a pensare che le possibilità di difendersi, per i non vaccinati si restringono ulteriormente. A schiacciargli non solo leggi liberticide, non solo la censura dei mezzi di comunicazione, ma ora anche la difficoltà di difendersi in sede giudiziaria

 

Vi sono tanti altri esempi simili segnalati sui social media: qua e là, ad augurare la morte e a parlare di campi di concentramento per i non-vaccinati magari non ci sono solo infermieri, medici, opinionisti e perdigiorno social, ma spunta anche qualche avvocato – una categoria peraltro inspiegabilmente, bizzarrissimamente risparmiata dal green pass (i giudici invece lo devono fare…).

 

Tutto questo ci porta a pensare che le possibilità di difendersi, per i non vaccinati si restringono ulteriormente. A schiacciargli non solo leggi liberticide, non solo la censura dei mezzi di comunicazione, ma ora anche la difficoltà di difendersi in sede giudiziaria.

 

Ne consegue un’altra semplice considerazione: sì, stiamo andando incontro ad un mondo senza processi, in cui è possibile condannare senza che l’imputato possa difendersi, senza processo, senza nemmeno che sappia di cosa è accusato. Nel 2021, Kafka si fonde con Stalin.

 

Norimberga, ricordiamolo, fu un processo. A tutti gli imputati – politici, militari, medici – fu  data la possibilità di difendersi, e forse non solo simbolicamente.

Norimberga, ricordiamolo, fu un processo. A tutti gli imputati – politici, militari, medici – fu  data la possibilità di difendersi, e forse non solo simbolicamente

 

Il «Processo ai dottori» del 1946-1947 vide sul banco degli imputati 23 medici nazisti accusati di aver condotto esperimenti sugli esseri umani – un tema che oggi dovremmo conoscere tutti.

 

Ebbene, di questi 23 dottori solo 7 vennero condannati a morte ed impiccati; a 5 venne inflitto l’ergastolo, poi commutato in 15 o 20 anni di carcere; 2 ricevettero 20 anni di prigione poi commutati in 10 anni, pena comminata anche ad un altro; ben 7 vennero assolti dalla Corte.

 

Ora, perfino questo processo sarebbe impossibile, anche solo per l’assenza di avvocati.

 

Perché lo stato di diritto non esiste più: né nello spazio virtuale (dove possono espungerti dal discorso pubblico senza nemmeno dirti perché) né in quello della legge e del Paese reale.

 

L’abolizione del diritto è l’abolizione dell’essere umano così come lo abbiamo conosciuto.

Perché concetti perpetuati nei secoli della società occidentale come l’habeas corpus, la presunzione di innocenza, non valgono più – e non vengono nemmeno più considerati, prima che dai giudici, dagli avvocati.

 

La civiltà giuridica scompare con la Civiltà tout court.

 

Siamo arrivati alla fase finale dell’umiliazione dell’uomo: ogni suo diritto è levato, anche il più fondamentale. Ogni parte del suo essere può essere rimossa, cancellata, o modificata – persino a livello biomolecolare.

 

L’abolizione del diritto è l’abolizione dell’essere umano così come lo abbiamo conosciuto.

 

Dell’uomo, lo abbiamo compreso, resterà solo una variante.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

Immagine di Calvi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0); immagine modificata

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