Cina

Xinjiang, blogger cinese filma i lager degli uiguri

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews.

 

 

Guanguan si è finto turista per verificare l’esistenza dei centri di detenzione. Ha ripreso 18 diversi campi di concentramento in funzione e uno dismesso. Anche la popolazione han gli ha parlato di lavori forzati. La UE rinnova le sanzioni contro Pechino per la repressione della popolazione turcofona.

 

 

 

Un 30enne blogger cinese ha filmato numerosi centri di detenzione nello Xinjiang dove sarebbero rinchiusi centinaia di migliaia di uiguri e altri individui appartenenti alle minoranze turcofone di fede islamica.

 

Come riportano diverse fonti, nel 2020 Guanguan si è finto turista per verificare l’esistenza dei lager di cui ha sentito parlare dai media occidentali.

 

Secondo le Nazioni Unite, gruppi umanitari e ricercatori indipendenti, dal 2017 le autorità cinesi hanno internato più di un milione di uiguri, kazaki e kirghisi in campi di concentramento. Secondo il regime si tratta in realtà di «centri di formazione professionale».

 

Nel 2020 Guanguan si è finto turista per verificare l’esistenza dei lager di cui ha sentito parlare dai media occidentali

Nel suo video, che circola su YouTube dal primo ottobre, Guanguan dice di voler compensare la mancanza di informazioni dalla regione autonoma cinese: a causa delle restrizioni del governo cinese, è molto difficile per i giornalisti stranieri condurre reportage e interviste nello Xinjiang.

 

 

Il blogger è andato nei punti identificati dai ricercatori, dove si ritiene che si trovino campi di rieducazione, centri di detenzione o prigioni. Per fare ciò, egli ha utilizzato le coordinate GPS di 260 luoghi di detenzione individuati da Buzzfeed. Per la sua ricerca, Guanguan ha fatto ricorso anche a immagini satellitari e a informazioni trovate sul web.

 

Nella capitale provinciale Urumqi e in altre località dello Xinjiang, il «cittadino giornalista» ha ripreso alcuni siti altamente protetti, con muri che si estendono per centinaia di metri, torri di guardia e filo spinato.

 

Guanguan solleva anche la questione del lavoro forzato, di cui ha sentito parlare anche dagli han – gruppo maggioritario in Cina – che vivono nello Xinjiang.

 

Rischiando la prigione per la diffusione di segreti di stato, Guanguan è riparato poi negli USA.

 

Secondo Nathan Ruser, ricercatore dell’Australian Strategic Policy Institute, il blogger cinese ha filmato 18 diversi campi di concentramento in funzione e uno dismesso.

 

Si crede che in queste strutture sia passato più del 10% degli 11 milioni di uiguri dello Xinjiang, tutto in nome della lotta contro terrorismo, separatismo e fondamentalismo religioso

Si crede che in queste strutture sia passato più del 10% degli 11 milioni di uiguri dello Xinjiang, tutto in nome della lotta contro terrorismo, separatismo e fondamentalismo religioso.

 

Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Unione europea hanno sanzionato Pechino per  la repressione della popolazione turcofona locale.

 

Il 24 novembre gli ambasciatori permanenti alla UE hanno dato il via libera al rinnovo delle misure punitive nei confronti di quattro alti funzionari e un ente governativo dello Xinjiang.

 

La decisione sarà adottata in modo formale il mese prossimo; essa esclude al momento la ratifica di un trattato sugli investimenti siglato nel dicembre 2020 dall’Unione e la Cina.

 

Il governo cinese aveva risposto alle sanzioni della UE con proprie contromisure contro personalità ed enti europei.

 

 

 

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Immagine screenshot da YouTube

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