Gender

Vittorio Sgarbi riassume brutalmente le aperture della chiesa di Bergoglio

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È apparso in rete un video con una brutale, sboccata analisi delle «aperture» che il pontificato Bergogliano sta operando nei confronti degli LGBT è stata fatta dall’onorevole Vittorio Sgarbi.

 

Si tratta, però, di un video di ben tre anni fa, visibile sul canale YouTube del celebre critico d’arte. Sgarbi reagiva alla rivelazione contenuta in un documentario mostrato alla Festa di Roma, dove Bergoglio avrebbe detto che «le persone hanno diritto di essere una famiglia», assicurando di essere «favorevole alle unioni civili per le coppie omosessuali».

 

Il vecchio filmato ora è tornato prepotentemente in circolazione.

 

«In sintesi senza troppi giri di parole il papa ha preso una posizione che per alcuni è stata sorprendente» dice lo Sgarbi attorniato da opere d’arte in un interno. «Ha visto la situazione generale, ha preso atto delle coppie irregolari, le ha regolarizzate, ha valutato che l’amore non può essere limitato dalla condizione sessuale: si può amare e si ama con la stessa intensità uno di un sesso o dell’altro».

 

«Insomma, è arrivato a dire in modo solenne quello che i tempi che viviamo» continua l’attuale deputato, citando «e la situazione complessa e non solo sul piano etico, sul piano economico, sul piano estetico».

 

«Insomma, ha detto il papa, è arrivato il momento di prenderlo nel culo».

 

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«Questa è la sentenza del papa. Pare che vada letta così, serenamente: è arrivato il momento di prenderlo nel culo: il papa lo ha detto in maniera più sentimentale, ma questo è il suo pensiero. Credo che vada ascoltato con serenità».

 

«È arrivato il momento di prenderlo nel culo» ripete il ferrarese, quasi con tono mesto. «Grazie, papa Bergoglio. Grazie. Grazie».

 

Vittorio Sgarbi, che altrove Renovatio 21 ha proposto per il titolo di Ningen Kokuho italiano (ossia «Tesoro nazionale vivente», titolo che in Giappone si assegna a personalità fuoriclasse di discipline estetiche ed artistiche) sintetizzava in maniera diretta, usando la nota gamma espressiva che alterna scurrilità al suo algido italiano forbito, un pensiero che in tanti stanno facendo ora in tutto il mondo nei giorni successivi allo scandalo della dichiarazione firmata da Bergoglio Fiducia supplicans, in cui si ammette la benedizione delle coppie gay (si noti: tre anni fa erano le unioni civili, fuori dalle chiese: ora invece si è entrati in chiesa).

 

È ciò che ha detto, reagendo alle benedizioni LGBT già partite in chiese di tutto il mondo, il sacerdote americano Thomas Weinandy: «tutti i presenti a tali benedizioni sanno, senza dubbio, che tali relazioni sono di natura sessuale», dice il padre francescano. «Nessuno si lascia ingannare. In effetti si rallegrano che tali rapporti sessuali siano benedetti. Questo è lo scopo di queste benedizioni. Non è la loro astinenza sessuale ad essere benedetta, ma la loro indulgenza sessuale».

 

Si tratta di un salto di non poco conto per la morale, e la teologia, della Chiesa Cattolica. Sembra proprio che le stiano facendo: anzi, lo hanno già fatto, ci lavoravano da decenni, da secoli.

 

Ora però allacciate le cinture, perché mica è finita.

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