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Venomica: ecco la ricerca di terapie a partire dai veleni

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La scienza biofarmaceutica sta conoscendo in questi anni l’ascesa di una nuova branca, la «venomica»: si tratta della controintuitiva ricerca di terapie a partire da veleni di serpenti, insetti, etc.

 

Gli sforzi per separare il vasto sciame di proteine ​​​​nel veleno  sono germogliati negli ultimi anni e il crescente catalogo di composti ha portato a una serie di scoperte di farmaci, riporta un articolo del New York Times.

 

Poiché i componenti di queste tossine naturali continuano a essere analizzati dalle tecnologie in evoluzione, cresce anche il numero di molecole promettenti.

 

Di mezzo c’è una nuova comprensione degli ingredienti dei veleni naturali. Cento anni fa si pensava che ogni veleno avesse tre o quattro componenti, oggi gli scienziati sanno che un singolo veleno può contenerne migliaia.

 

«I veleni naturali più evoluti del pianeta stanno creando una serie di medicinali efficaci con il potenziale per molti altri» scrive il NYT.

 

Uno dei farmaci derivati ​​​​dal veleno più promettenti fino ad oggi proviene dal micidiale ragno della tela a imbuto di Fraser Island in Australia, che arresta la morte cellulare dopo un infarto

 

Il flusso sanguigno al cuore si riduce dopo un attacco cardiaco, il che rende l’ambiente cellulare più acido e porta alla morte cellulare. Il farmaco, una proteina chiamata Hi1A, è previsto per gli studi clinici il prossimo anno.

 

In laboratorio, è stato testato sulle cellule dei cuori umani che battono. Si è scoperto che blocca la loro capacità di percepire l’acido, interrompendo così il «messaggio» di morte trasmesso alle cellule.

 

Se dimostrato nelle prove, potrebbe essere somministrato da operatori sanitari di emergenza e potrebbe prevenire i danni che si verificano dopo gli attacchi di cuore. Si prevede, ovviamente, anche l’uso nella predazione degli organi, di modo da tenere più a lungo vivo il cuore sempre battente del «donatore», ossia della persona viva che viene squartata mentre il muscolo cardiaco è ancora in funzione.

 

La venomica dispone un’enorme libreria naturale da sfogliare: centinaia di migliaia di specie di rettili, insetti, ragni, lumache e meduse.

 

Le proteine ​​cellulari specifiche che le molecole di veleno derivanti da queste bestie si sono evolute per colpire con estrema precisione sono ciò che rende i farmaci da esse derivati ​ così efficaci.

 

Ci sono tre effetti principali del veleno. Le neurotossine attaccano il sistema nervoso, paralizzando la vittima. Le emotossine prendono di mira il sangue e le tossine dei tessuti locali attaccano l’area intorno al sito di esposizione al veleno.

 

Sul mercato sono già disponibili fa decenni numerosi farmaci derivati ​​dal veleno. Captopril, il primo, è stato creato negli anni ’70 dal veleno di una vipera brasiliana jararaca per curare la pressione alta e ha avuto successo commerciale.

 

Un altro farmaco, exenatide, deriva dal veleno dei mostri di Gila (detta anche lucertola perlinata, tipica del Sud Ovest del continente nordamericano) ed è prescritto per il diabete di tipo 2.

 

Il Draculin è un anticoagulante del veleno di pipistrello vampiro ed è usato per trattare ictus e infarto.

 

Il veleno dello scorpione giallo israeliano (anche detto Deathstalker) è la fonte di un composto negli studi clinici che trova e illumina i tumori della mammella e del colon.

 

«Alcune proteine ​​sono state segnalate come potenziali candidate per nuovi farmaci, ma devono attraversare il lungo processo di produzione e sperimentazioni cliniche, che possono richiedere molti anni e costare milioni di dollari. A marzo, i ricercatori dell’Università dello Utah hanno annunciato di aver scoperto una molecola ad azione rapida nelle lumache coniche. Le lumache a cono sparano il loro veleno nei pesci, il che fa abbassare i livelli di glucosio delle vittime così rapidamente da ucciderli. È promettente come farmaco per il diabete. Il veleno d’api sembra funzionare con un’ampia gamma di patologie e recentemente è stato scoperto che uccide le cellule aggressive del cancro al seno» scrive il NYT .

 

C’è ovviamente da menzionare il caso dell’aracnide sudamericano già protagonista di diverse barzellette arrivate già anche qui.

 

In Brasile i ricercatori hanno esaminato il veleno del ragno errante brasiliano come una possibile fonte di un nuovo farmaco per la disfunzione erettile, a causa di ciò che accade alle vittime umane quando vengono morsi: costoro hanno erezioni straordinariamente dolorose e incredibilmente durature. Insomma, sono alla cerca di un Viagra venomico, che epperò allo stato attuale potrebbe cagionare la morte di chi lo assume.

 

L’interesse scientifico emerse per la prima volta nel XVII secolo. A metà del XVIII secolo il fisico, anatomista e biologo italiano Felice Fontana che compilò i trattati Ricerche fisiche sopra il veleno della vipera (1767) e Trattato del veleno della vipera de’ veleni americani (1787) considerabili come veri e propri testi di partenza della tossicologia.

 

Anche la medicina tradizionale conosce la materia da molto tempo. Gli aghi intrisi di veleno sono una forma tradizionale di agopuntura. La terapia della puntura d’ape, in cui uno sciame di api viene posto sulla pelle, viene utilizzata da alcuni guaritori naturali. È riportato il caso musicista rock Steve Ludwin, il quale afferma di essersi iniettato regolarmente del veleno diluito, credendo che fosse un tonico che rafforza  il sistema immunitario e aumenta l’energia.

 

 

 

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