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Vaccino mRNA, proteina spike trovata negli organi delle vittime di ictus femminili quasi 18 mesi dopo la somministrazione

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Ben diciassette mesi dopo aver ricevuto il vaccino mRNA contro il COVID, le donne colpite da ictus presentavano proteine ​​spike tossiche negli organi interni. Lo riporta uno un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria apparso sul Journal of Clinical Neuroscience.

 

La ricerca, condotta da ricercatori giapponesi, ha dimostrato che in tutti i pazienti alcune delle proteine ​​spike provenivano dai vaccini contro il COVID-19 che avevano assunto. Nessuno dei pazienti era affetto da COVID-19 al momento dello studio.

 

Lo scopo dello studio era indagare la relazione tra ictus emorragico e vaccini mRNA contro il COVID-19.

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La proteina spike è stata trovata nei tessuti e negli organi di poco meno del 44% delle 19 vittime di ictus incluse nello studio. Tutte le persone in questo gruppo erano donne.

 

I ricercatori hanno scoperto la proteina spike nelle arterie cerebrali, che trasportano il sangue al cervello.

 

«Questi risultati sollevano notevoli preoccupazioni riguardo alla biodistribuzione dei vaccini basati su nanoparticelle lipidiche e alla loro sicurezza a lungo termine», hanno scritto gli autori dello studio.

 

Una delle affermazioni chiave a sostegno della sicurezza dei vaccini a mRNA quando furono autorizzati era che le proteine ​​spike da essi prodotte sarebbero rimaste localizzate e non sarebbero persistite nell’organismo.

 

Uno studio recente sui topi ha dimostrato che la vaccinazione a mRNA ha portato a un picco nella produzione di proteine ​​praticamente in ogni organo del corpo, compresi cuore, polmoni, fegato e reni.

 

 

Un altro studio ha dimostrato che l’organismo continua a produrre proteine ​​spike dal vaccino mRNA della Pfizer fino a un anno dopo la vaccinazione.

 

Lo studio ha inoltre evidenziato un aumento significativo del peso e dell’indice di massa corporea tra i partecipanti, oltre a preoccupanti aumenti dei marcatori infiammatori, come i livelli di cellule immunitarie chiamate citochine.

 

Come riportato da Renovatio 21, inquietanti affermazioni sono state fatte dal defunto dottor Arne Burkhardt che era arrivato a sostenere che gli spermatozoi negli uomini che hanno ricevuto un’iniezione anti-COVID-19 verrebbero sostituiti da proteine ​​​​spike.

 

Ricerche degli scorsi mesi hanno ipotizzato che la nebbia cerebrale post-vaccino e la disfunzione immunitaria possono essere collegate all’attività delle proteine spike e persistere nel corpo per interi anni.

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Negli anni scorsi ha inoltre preso corpo l’ipotesi della diffusione delle spike per via aerea.

 

Come riportato da Renovatio 21, il dottor Michael Nehls, medico tedesco autore di un libro, The Indoctrinated Brain: How to Successfully Fend Off the Global Attack on Your Mental Freedom («Il cervello indottrinato: come respingere con successo l’attacco globale alla tua libertà mentale») ritiene che le proteine spike, provenienti sia dal COVID che dal vaccino, possono alterare il cervello umano, cambiando il comportamento delle persone.

 

Nehls, specializzato in genetica molecolare ed esperto di Alzheimer, ritiene che si possa trattare di un attacco frontale all’umanità stessa, resa incapace, fisicamente, di pensare, approfondire, meditare – insomma di fare altro dal ricevere solo bovinamente ordini.

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