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Vaccini somministrati ai parenti dei sanitari: lo scivolone della AUSL di Modena

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Una vera e propria figuraccia imbarazzante quella che ha coinvolto l’Azienda Sanitaria di Modena negli scorsi giorni, spingendo ad intervenire persino il Commissario Domenico Arcuri, che ha definito l’accaduto come un fatto «contro la morale».

 

È successo che martedì 5 gennaio scorso, dopo la sessione di vaccinazioni per il personale sanitario modenese, i vaccini avanzati e che non possono essere conservati a lungo termine sono stati somministrati ai parenti degli operatori sanitari attraverso un passaparola, infrangendo gravemente il protocollo previsto per la somministrazione del farmaco in questione.

Il Commissario Domenico Arcuri, che ha definito l’accaduto come un fatto «contro la morale»

 

L’azienda si giustifica parlando di un gesto compiuto in totale buona fede, con l’intento di non sprecare le dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, ma che ha suscitato enormi polemiche fra la comunità generando accuse di discriminazione e violando le rigide norme previste per la campagna vaccinale.

 

Tutto è nato dal fatto che un volontario Avap, il  Corpo Volontari di Pronto Soccorso, ha pubblicato sui social le foto delle figlie intente a fare il vaccino. La stessa Ausl è stata costretta ad intervenire e ad aprire un’istruttoria che potrebbe portare a provvedimenti nei confronti di chi ha aggirato le regole.

 

Il vaccino anti-COVID sta diventando un bene primario ricercato da tutta la popolazione, che anzi si inferocisce se intravede qualsivoglia favoritismo giudicato ingiusto nei confronti degli altri

«A fine seduta vaccinale pomeridiana — ha spiegato l’Azienda — avendo espletato la procedura prevista e avanzando ancora alcune dosi inutilizzate, alcuni operatori al lavoro nel punto vaccinale, in totale autonomia, hanno pensato di contattare alcuni propri congiunti, con l’idea di non sprecare dosi che non avrebbero potute essere utilizzate il giorno successivo. Appena venuti a conoscenza di ciò, gli altri professionisti presenti hanno subito informato il responsabile del Punto vaccinale e la Direzione aziendale, che hanno dato perentorie indicazioni di bloccare immediatamente qualsiasi iniziativa in tal senso. Purtroppo però i vaccinatori, assolutamente non al corrente di quanto stava accadendo, avevano già somministrato alcuni vaccini. Dunque si è venuti a conoscenza che le persone contattate non erano tra gli aventi diritto soltanto a vaccinazione già avvenuta».

 

Le conclusioni di questa vicenda, a nostro avviso, sono due.

 

La prima è che il vaccino anti-COVID sta diventando un bene primario ricercato da tutta la popolazione, che anzi si inferocisce se intravede qualsivoglia favoritismo giudicato ingiusto nei confronti degli altri.

Le stesse autorità sanitarie non riescono a rispettare i protocolli da loro stessi appoggiati, minando e ancor più la fiducia nelle autorità che, teoricamente, dovrebbero essere dedite alla salute della cittadinanza

 

La seconda è che le stesse autorità sanitarie non riescono a rispettare i protocolli da loro stessi appoggiati, scivolando in figure davvero imbarazzanti come questa, le quali non fanno altro che minare ancor più fiducia nelle autorità che, teoricamente, dovrebbero essere dedite alla salute della cittadinanza.

 

 

Cristiano Lugli

 

 

 

 

 

 

Immagine d’archivio

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