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Utero in affitto, il mondo dei bambini «bloccati» dal COVID-19. E i loro fratellini morti

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Circa un centinaio di bambini nati da madri surrogate in Ucraina sono separati dai «genitori» che ne hanno commissionati la produzione in laboratorio. A causa della chiusura delle frontiere e dei voli aerei, i «genitori» non possono visitare e i bambini non possono essere portati via. Al momento, scrive Michael Cook su MercarNet, i bambini vengono curati dalle loro madri surrogate o dall’agenzia che le ha reclutate.

 

A causa della pandemia di coronavirus, è stato difficile reclutare delle donne che si prendessero cura di loro, secondo un rapporto dell’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle.

 

Avrete sentito parlare dei bambini da utero surrogati bloccati in Ucraina: è la recente lagna dei pro-life italiani e di tante sigle inconcludenti dell’aerea catto-qualcosa

Ne avrete sentito parlare in questi giorni: è la recente lagna dei pro-life italiani e di tante sigle inconcludenti dell’aerea catto-qualcosa. Mentre il mondo brucia, mentre preparano vaccini obbligatori fatti con linee cellulari da aborto che potenzialmente dovremmo iniettarci tutti, c’è gente – magari sedicenti cattolici – che non vede l’ora di continuare la sua battaglia di retroguardia assoluta.

 

Tanto più che, come Renovatio 21 giammai si stancherà di ripetere, il problema non sono solo i bambini commissionati e prodotti con l’utero in affitto, ma le centinaia, le migliaia, le centinaia di migliaia di loro fratelli (erano circa 150.000 qualche anno fa in Italia) creati in laboratorio e scartati, periti, disintegrati nel processo. Per ogni bambini che la coppietta borghese (omo od etero, sposato o meno, vecchia o giovane) o anche il single tiene in braccio ci sono diecine di loro fratellini e sorelline sacrificati al niente.

 

Allargando ancora di più il quadro bisogna considerare Guatemala, Kenya, Messico, Cipro – e naturalmente gli Stati Uniti – come destinazioni popolari per single e coppie, sia eterosessuali che gay, in cerca di madri surrogate.

La battaglia contro la fecondazione in vitro è la vera battaglia del XXI secolo, altro che l’aborto, che ora produce una mera frazione di quei morti, e la cui legalizzazione serviva solo ad arrivare a rendere accetabile alla popolazione il bambino sintetico – cioè programmato –in attesa che il bambino che si ordina sia migliorato con la tecnologia di editing genetico CRISPR e che fare figli naturalmente diventi un disvalore.

 

Ad ogni modo, se vogliamo davvero guardare al quadro dell’utero in affitto in lockdown  l’Ucraina non è il solo Paese ad avere lo specioso problema dei bambini da utero in affitto rimasti bloccati al pari di tante altre merci.

 

Secondo il sito Eurasianet, dozzine di bambini sarebbero abbandonati anche in Georgia. Tbilisi ha chiuso i suoi aeroporti il ​​18 marzo per contenere la diffusione di COVID-19.

 

La battaglia contro la fecondazione in vitro è la vera battaglia del XXI secolo, altro che l’aborto, che ora produce una mera frazione di quei morti, e la cui legalizzazione serviva solo ad arrivare a rendere accetabile alla popolazione il bambino sintetico – cioè programmato –in attesa che il bambino che si ordina sia migliorato con la tecnologia di editing genetico CRISPR e che fare figli naturalmente diventi un disvalore

«La Georgia è una destinazione sempre più popolare per aspiranti genitori che hanno bisogno di aiuto per portare a termine il loro bambino biologico. I pacchetti di maternità surrogata qui partono da poco più di $ 25.000, una frazione di quella negli Stati Uniti, l’unica nazione sviluppata in cui la maternità surrogata commerciale è legale e costa oltre $ 100.000» scrive Eurasianet.

 

«Pertanto, un regime di visti liberale che consente ai cittadini di 98 paesi di entrare facilmente e risiedere fino a un anno, e le disposizioni legali che consentono ai nomi dei genitori designati di essere scritti direttamente sul certificato di nascita, rendono il paese del Caucaso meridionale attraente per i genitori».

 

Eurasianet ha contattato quattro delle dieci agenzie quotate in Georgia. Ha scoperto che c’erano almeno 40 bambini bloccati, 30 dei quali in una sola clinica. Ma potrebbero essercene facilmente altri.

 

Allargando ancora di più il quadro bisogna considerare Guatemala, Kenya, Messico, Cipro – e naturalmente gli Stati Uniti – come destinazioni popolari per single e coppie, sia eterosessuali che gay, in cerca di madri surrogate. Il computo internazionale dei bambini creati in provetta separati dai «committenti» a causa delle restrizioni ai viaggi di Covid-19 è quindi più complesso e sicuramente molto, molto corposo.

 

L’utero in affitto è meno che un dettaglio. È uno specchietto per le allodole,  è un’arma di distrazione della massa cattolica.

Non ricevere cure materne nei primi mesi di vita può segnare terribilmente un bambino.  Tutto questo sta accadendo perché nessuno ha voluto risolvere il problema alla radice: distruggere la riproduzione artificiale, pratica innaturale, assassina e genocida di milioni di esseri umani in fase embrionale, e grande porta d’accesso per l’umanità bioingegnerizzata.

 

Il lettore capisca: l’utero in affitto è meno che un dettaglio. È uno specchietto per le allodole,  è un’arma di distrazione della massa cattolica.

 

 

 

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