Spirito
Una donna a presiedere il declino definitivo dell’anglicanesimo
La nomina di Sarah Mullally ad «arcivescovo» di Canterbury, annunciata il 3 ottobre 2025, ha sconvolto l’anglicanesimo, esacerbando le crescenti divisioni che affliggono questo protestantesimo surrogato da decenni.
Prima donna a ricoprire questa posizione emblematica, succedendo a Justin Welby, che si dimetterà nel gennaio 2026, Sarah Mullally, leader dell’anglicanesimo londinese, intende incarnare il «progresso verso la parità di genere» all’interno di una confessione protestante che sembra più che mai allo stremo delle forze.
La decisione, approvata da Re Carlo III, di insediare questa donna nella sede primaziale di Canterbury ha suscitato scalpore in tutto il mondo, soprattutto nel continente africano, e in tutta la religione anglicana, che conta circa 85 milioni di fedeli distribuiti in 42 province autonome in tutto il mondo.
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Non sorprende che per decenni l’anglicanesimo si sia fratturato a causa di mode progressiste: l’ordinazione delle donne, le benedizioni per le coppie dello stesso sesso e l’interpretazione della Bibbia. Finora, tuttavia, l’«arcivescova» di Canterbury, considerato un «primus inter pares», uno «strumento di comunione», ha svolto un ruolo tanto simbolico quanto cruciale nel mantenere una parvenza di coesione all’interno di questa religione nata dallo scisma di Re Enrico VIII nel XVI secolo.
Sotto la guida di Justin Welby, le tensioni si sono intensificate, in particolare dopo che il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra ha approvato le benedizioni per le coppie dello stesso sesso nel 2023, una mossa considerata dai conservatori come un tradimento degli insegnamenti biblici. La nomina di Sarah Mullally, che ha sostenuto queste misure come un «faro di speranza per la Chiesa», ha ulteriormente radicato queste divisioni.
Anche gruppi conservatori come la Global Anglican Future Conference (GAFCON) e la Global South Fellowship of Anglican Churches (GSFA) hanno reagito immediatamente alla nomina di Mullally: la GAFCON, un’alleanza di province anglicane prevalentemente africane e asiatiche, ha espresso il suo «dispiacere» per la scelta ratificata da Re Carlo III.
In una dichiarazione, il suo presidente, Laurent Mbanda del Ruanda, ha affermato che la Chiesa d’Inghilterra (anglicana) ha scelto una guida che «dividerà ulteriormente una Comunione già frammentata». E accusa Sarah Mullally di promuovere «insegnamenti non biblici e revisionisti sul matrimonio e sulla moralità sessuale», citando il suo sostegno alle benedizioni per le coppie LGBT.
Il GAFCON insiste sul fatto che la maggioranza della Comunione anglicana aderisce a un episcopato esclusivamente maschile, negando qualsiasi legittimità al nuovo «arcivescovo» di Canterbury. La dichiarazione ribadisce la Dichiarazione di Kigali del 2023, che affermava come l’arcivescovo di Canterbury avesse perso il suo ruolo storico di «strumento della Comunione anglicana».
Lo stesso tono è stato espresso dal GSFA, presieduto da Justin Badi, leader anglicano del Sud Sudan, che ha descritto la promozione di Sarah Mullally come «grave» e «un ulteriore sintomo della crisi di fede e autorità» che sta dilagando nella comunità anglicana.
Queste dichiarazioni sottolineano una frattura formale e sempre più ampia: le province del Sud del mondo, che rappresentano oltre 60 milioni di anglicani – la maggioranza – stanno ancora una volta rifiutando l’autorità della Sede di Canterbury, che avevano già dichiarato «scomunicata» nel 2023, optando per strutture alternative come la GAFCON e la GSFA.
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Queste fratture sono più pronunciate in Africa, dove l’anglicanesimo sta vivendo una crescita che contrasta con il suo declino nel Vecchio Continente. L’Africa subsahariana ospita le province anglicane più prospere, come la Chiesa di Nigeria, con 20 milioni di fedeli, e quelle di Uganda, Kenya e Ruanda, che sostengono tutte un’interpretazione più tradizionale della Bibbia.
La disintegrazione della «comunione» anglicana non sorprende, e la storia ha sufficientemente documentato il destino delle comunità che hanno scelto di separarsi dall’unità romana.
Ciò che sta accadendo sulle rive del Tamigi può, in ogni caso, servire da esempio ai prelati cattolici progressisti, spinti da un mal indirizzato zelo riformista: più ci separiamo dalla Rivelazione – e dalle sue due fonti, Scrittura e Tradizione – più ci prepariamo a un futuro disilluso…
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
Immagine di Roger Harris via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported; immagine tagliata