Pensiero

Un sacerdote cattolico parla della situazione politica attuale

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In un denso articolo del suo blog , non tutto condivisibile né pubblicabile, un sacerdote cattolico che si fa chiamare «Elia» ha prodotto alcune considerazioni sull’attuale situazione politica dell’Italia, e sulle sue radici.

 

La disanima del religioso parte dalla grande catastrofe che fu il cosiddetto «Risorgimento» italiano.

 

«All’indomani dell’unificazione forzata dell’Italia, il beato Pio IX dichiarò inopportuno, per i cattolici, partecipare alla vita politica di uno Stato dichiaratamente massonico e anticlericale che si era formato in modo del tutto illegittimo (ossia per mezzo di guerre inique e plebisciti truccati) e, per giunta, aveva subito attaccato la Chiesa con la confisca dei beni ecclesiastici, fra cui monasteri, seminari e conventi».

 

«La monarchia sabauda esercitò la regalità sulla penisola senza investitura divina, ma in virtù di una prevaricazione che fu lampante soprattutto nel Meridione, la cui rivolta fu soffocata nel sangue con metodi analoghi a quelli poi usati dai nazisti nell’ultimo conflitto mondiale».

 

Per i sacerdote, l’enciclica papale che sancì l’allontanamento dei cattolici dalla politica parte da questa situazione in cui si tentava di sottomettere la Chiesa al potere temporale: «il non expedit, benché ferocemente criticato sia dai nemici della Chiesa che dai cattolici liberali, aveva in realtà la sua profonda ragion d’essere» scrive.

 

Egli ritiene che tutto sommato ancora oggi vi sarebbe una raison d’etre per l’esclusione del cattolico dalle cose dello Stato.

 

«Considerata l’ulteriore truffa del plebiscito del 1946, comandata dai vincitori occupanti, e il varo di una Costituzione che, fondando la Repubblica sul lavoro (?), ignora volutamente il diritto naturale, occorre concludere, a rigore, che è ancor meno lecito cooperare con un’istituzione che, nella sua stessa origine, calpesta i diritti di Dio e, di conseguenza, anche quelli delle persone».

 

«Gli inauditi soprusi di cui siamo stati vittima negli ultimi due anni non sono altro che l’esito naturale di un sistema perverso che, grazie alla farsa della democrazia, opprime i cittadini in ogni ambito della loro vita, ma facendo loro credere di essere autori delle angherie che subiscono».

 

«Credere di poter risolvere i problemi da esso creati con gli stessi mezzi che li provocano è una triste illusione di cui dobbiamo liberarci, anzitutto mentalmente, poi, con l’aiuto del Cielo, anche materialmente».

 

«Non stiamo certo istigando alla rivoluzione, la quale non è altro che lo strumento con cui la mafia finanziaria, per circa due secoli e mezzo, ha scardinato l’ordine costituito per imporre il suo potere demoniaco».

 

«Non pensiamo nemmeno alla cosiddetta controrivoluzione, che ripudiamo sia per una ragione di principio che per una ragione di fatto».

 

«La via che intendiamo indicare è un’opposizione ben più radicale alla struttura malefica che opprime il nostro popolo, il quale, del resto, si è ben meritato questo castigo a causa del rinnegamento della fede e dell’abbandono della pratica religiosa».

 

Poi parte l’analisi politica dell’ora presente:

 

«Con ogni probabilità, le elezioni sono state indette con la fiducia che nulla sarebbe sostanzialmente cambiato. È anzitutto un fatto strutturale a indurci a pensarlo: con il sistema detto del pilota automatico, l’ultimo governo ha blindato ogni futuro sviluppo accettando dalle istituzioni europee, a nostra insaputa, tutta una serie di vincoli e impegni cui dovrà ottemperare qualunque squadra uscirà dalle urne (o, meglio, dalla loro manipolazione)».

 

Per il prete non c’è da fidarsi dei vecchi partiti, visto che «tutti i partiti di un certo peso, di maggioranza o di opposizione, hanno promosso o avallato l’immane abuso dell’immotivato stato di emergenza con tutte le vessazioni ad esso legate, salvo qualche piccolo correttivo ottenuto dal centro-destra, il quale, per il resto, è completamente allineato».

 

Ma non bisogna sperare nel centrodestra, perché «anche qualora vada a governare quest’ultimo, niente lascia presagire un cambio di rotta sostanziale, come si arguisce dalla scelta, per la campagna elettorale, di personaggi improponibili, divenuti popolari proprio grazie alla tragica farsa pandemica».

 

E i nuovi partiti del dissenso?

 

«Le nuove formazioni, dal canto loro, non danno alcuna garanzia né di rappresentare una reale alternativa, né di poter entrare in Parlamento con quote significative. È pur vero che, per formare una maggioranza, i piccoli partiti possono giocare un ruolo decisivo, ma non è affatto sicuro che le loro istanze vengano successivamente rispettate né che essi stessi rimangano coerenti» scrive amaramente il sacerdote.

 

«L’inquietudine è accresciuta dal fatto che certi leader sono fuoriusciti (almeno così asseriscono) o dalla massoneria o da un movimento di riforma che ha platealmente tradito gli elettori; è arduo, perciò, reprimere il sospetto che siano stati appositamente incaricati di intercettare le frange deluse per ricondurle dentro l’ovile del sistema».

 

«Non si può inoltre prestare appoggio a forze politiche con cui si è d’accordo solo su qualche punto di gestione contingente (come l’abolizione dell’obbligo vaccinale e delle relative restrizioni), ma che non fanno parola di altre questioni ben più gravi a livello morale»

 

In conclusione, il presente stato delle cose «in fin dei conti, è una dimostrazione fattuale dell’assunto da cui siamo partiti: il sistema politico è marcio per costituzione; di conseguenza non è lecito cooperare con esso né si può sperare di migliorarlo facendo leva sui suoi stessi presupposti».

 

La soluzione suggerita dal religioso?

 

«Il cattolico fedele deve dunque riformarsi la mente attingendo alla fonte del Magistero perenne, che ha sempre condannato il liberalismo senza mezzi termini, almeno a partire dall’enciclica Mirari vos di Gregorio XVI, pienamente confermata dal Sillabo del beato Pio IX».

 

«Poi, a livello di azione, occorre trovare le forme concrete in cui opporsi allo Stato per metterlo in crisi dall’interno, senza vagheggiare impossibili insurrezioni né, all’opposto, fughe in ipotetici rifugi».

 

Quindi, «come già nell’ambito ecclesiale, così anche in quello civile dobbiamo essere quel granellino di sabbia che fa saltare l’ingranaggio del potere abusivo proprio perché rimane al suo interno, anziché farsene espellere».

 

Sono le opinioni di un sacerdote che ha tenuto la barra dritta nella catastrofe pandemica, rifiutando i vaccini derivati da feti abortiti.

 

 

 

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