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Un messaggio del papa nel «bunker della biodiversità»

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Renovatio 21 pubblica questa riflessione di Fr. Alain Lorans apparsa su FSSPX.news. Sull’inquietante tema del «bunker dell’apocalisse» abbiamo pubblicato in questi anni più articoli.

 

 

 

 

Quella che segue è una riflessione di p. Alain Lorans (FSPX).

 

Il 27 marzo 2020, nel bel mezzo della reclusione per COVID-19, Papa Francesco, solo nella deserta Piazza San Pietro, martoriata da venti e pioggia, ha consegnato un messaggio di pace.

 

In esso dichiarò:

 

«Una fitta oscurità copre i nostri luoghi, le nostre strade e le nostre città; si sono impadroniti della nostra vita, riempiendo ogni cosa di un silenzio assordante e di un vuoto desolato, che paralizza ogni cosa sul suo cammino: si sente nell’aria, si sente nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci ritroviamo spaventati e persi». Sfruttò il tempo per invitare, come di consueto, «il coraggio ad aprire spazi in cui tutti possano sentirsi chiamati, e permettere nuove forme di ospitalità e di fraternità, oltre che di solidarietà».

 

È questo il messaggio che è stato depositato il 7 giugno 2022 nel «bunker della biodiversità» dal libanese Michael Haddad, un atleta professionista paralizzato al 75% dall’età di sei anni e ambasciatore di buona volontà delle Nazioni Unite per le questioni ambientali.

 

Il Biodiversity Vault è un caveau sotterraneo costruito nel 2006 sull’isola norvegese di Spitsbergen, destinato a conservare i semi di tutte le colture alimentari del pianeta e a preservare la diversità genetica per le generazioni future.

 

In un’intervista al National Catholic Reporter, mons. Lucio Ruiz, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, ha rivelato che questo bunker polare gli era stato presentato come un luogo simbolico perfetto per raccogliere il messaggio del papa, che sarebbe così diventato un permanente «seme di speranza».

 

Al di là di questa politica comunicativa romana, discutibile e discussa, il deposito dell’insegnamento di Francesco in un bunker rivela una mentalità fin troppo umana.

 

Quali intenzioni segrete hanno fatto germogliare questa idea nella testa mitragliata del vescovo Ruiz?

 

Il Biodiversity Vault è un bunker situato a 1.000 km dal Polo Nord, intrappolato nel ghiaccio, in una terra permanentemente ghiacciata chiamata permafrost, dove i semi – e ora il messaggio del papa – sono conservati a -18°C.

 

Questa volta è soprannominata da coloro che vi lavorano, «la cripta dell’apocalisse» (la camera di sicurezza del giorno del giudizio).

 

Durante la sua inaugurazione, il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, lo ha definito un «giardino dell’Eden ghiacciato».

 

In realtà, questo paradiso artico è un vero e proprio bunker con porte blindate, telecamere di sorveglianza e muri di cemento armato spessi più di un metro.

 

È quindi in caso di una grave crisi planetari (minaccia nucleare, epidemia, calamità naturale, caduta di un meteorite…), che il Vescovo Ruiz – Hibernatus in cotta – ha fatto depositare questo messaggio di pace in una camera forte, come un piccolo «seme di speranza» per garantire la possibilità di una nuova primavera per la Chiesa e per il mondo…

 

Ma è davvero la luce portata da Gesù Cristo?

 

Sappiamo bene che la verità germinale del Vangelo non ci è stata data per essere custodita in una cassaforte.

 

«Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).

 

 

Fr. Alain Lorans

FSSPX

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news

 

 

 

Immagine di Cierra Martin for Crop Trust via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

 

 

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