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Un altro «califfo» ISIS ucciso in Siria: l’annuncio di Erdogan in campagna elettorale

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Il presunto leader dello Stato Islamico Abu Hussein al-Qurashi, sarebbe stato ucciso in un’operazione dei servizi segreti turchi del MIT in Siria.

 

Si tratterebbe del terzo autoproclamato «califfo» del gruppo terroristico ad essere eliminato negli ultimi 15 mesi.

 

Gli agenti del MIT hanno seguito al-Qurashi «per molto tempo» e lo hanno «neutralizzato» sabato, ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un’intervista trasmessa domenica dall’emittente televisiva TRT Turk.

 

«Continueremo la nostra lotta contro le organizzazioni terroristiche senza alcuna discriminazione», ha affermato Erdogan, che si trova in campagna elettorale per il voto del 14 maggio.

 

L’operazione sarebbe avvenuta intorno all’una di notte di sabato in un villaggio vicino a Jindires, a circa sette chilometri dal confine turco. Le forze turche hanno circondato un complesso dove si credeva si trovasse al-Qurashi e hanno combattuto i combattenti ISIS. Il califfo si è rifiutato di arrendersi, quindi ha innescato gli esplosivi che erano stati legati al suo corpo.

 

Al-Qurashi è diventato il quarto leader del gruppo terroristico lo scorso novembre, dopo che il suo predecessore, Abu Hasan al-Hashimi al-Qurashi, è stato ucciso in battaglia. Un comandante sarebbe stato eliminato dalle forze speciali USA in Somalia tre mesi fa. Un altro capo di rango alto, ma minore, è stato invece individuato mentre viveva tra i rifugiati in Olanda.

 

Gli USA hanno assassinato un supposto leader dell’ISIS, Maher al-Agal in Siria l’anno passato. Cinque mesi prima aveva ucciso un altro supposto leader ISIS nell’area della Siria occupata da Turchia e forze di al-Qaeda.

 

Funzionari militari statunitensi hanno affermato che il precedente al-Qurashi era stato ucciso a metà ottobre dai ribelli siriani nella provincia di Daraa, nel sud della Siria. Aveva lavorato solo per circa otto mesi, prendendo il timone dopo che il predecessore Abu Ibrahim al-Qurashi aveva ucciso se stesso, sua moglie e i suoi figli durante un raid nel nord della Siria da parte delle forze speciali statunitensi.

 

I ribelli siriani alleati degli Stati Uniti avevano accusato la Turchia l’anno scorso di aver dato all’ISIS una «zona sicura» nel nord della Siria. I funzionari turchi hanno respinto l’accusa come «assolutamente ridicola».

 

L’anno scorso emerse che miliziani ISIS fuggivano in Europa e America con passaporti falsi confezionati a Istanbul. Sempre in Turchia due anni fa l’Interpol aveva arrestato un ufficiale ISIS. L’anno precedente era stata sostenuto che la Turchia avesse inviato 4 mila mercenari siriani ISIS in Nagorno-Karabakh per combattere i cristiani armeni. Un’accusa simile era stata mossa per l’Afghanistan, con la Turchia che avrebbe inviato jihadisti siriani di Idleb verso Kabul.

 

L’operazione del MIT di questo fine settimana arriva appena due settimane prima delle elezioni presidenziali della Turchia. Erdogan cercherà la rielezione in una battaglia con il leader dell’opposizione filo-occidentale Kemal Kilicdaroglu. I sondaggi mostrano attualmente un testa a testa.

 

Sei mesi fa Istanbul è stata colpita da un sanguinoso attentato attribuito ai comunisti curdi del PKK.

 

 

 

 

 

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