Pillola
Trump offre il reinsediamento ai sudafricani bianchi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo che ordina alle agenzie governative di dare priorità all’assistenza ai rifugiati sudafricani bianchi, anche tramite programmi di reinsediamento.
La decisione è stata presa dopo che il Sudafrica ha approvato una legge sull’espropriazione delle terre per affrontare le disparità razziali nella proprietà terriera.
Nel suo Executive Order pubblicato venerdì, Trump ha accusato Pretoria di «scioccante disprezzo per i diritti dei suoi cittadini» e ha affermato che la nuova legislazione adottata consente al governo di confiscare le proprietà agricole della minoranza etnica afrikaner senza indennizzo.
Gli afrikaner sono discendenti di coloni europei, per lo più provenienti dai Paesi Bassi, che arrivarono in quello che sarebbe diventato il moderno Sudafrica nel XVII secolo. Quando l’economia più avanzata del continente estese il diritto di voto a tutti gli adulti nel 1994 e pose fine a decenni di apartheid, i contadini bianchi possedevano ancora la maggior parte delle terre del Paese.
Pretoria ha fissato l’obiettivo di trasferire il 30% delle terre agricole ai contadini neri entro il 2030.
Secondo l’ordine di Trump, le politiche del governo sudafricano avrebbero dovuto mirare a privare la minoranza bianca di pari opportunità di lavoro, istruzione e affari, alimentando al contempo la violenza contro i «proprietari terrieri razzialmente sfavoriti».
Il decreto presidenziale ordina la sospensione di qualsiasi aiuto o assistenza al Sudafrica finché persistono le sue «pratiche ingiuste e immorali» e richiede che i dipartimenti e i funzionari competenti, tra cui il segretario di Stato e il segretario della sicurezza interna, «diano priorità agli aiuti umanitari, tra cui l’ammissione e il reinsediamento attraverso il Programma di ammissione dei rifugiati degli Stati Uniti, per gli afrikaner in Sudafrica».
Il documento critica anche Pretoria per aver presumibilmente «indebolito la politica estera degli Stati Uniti», ponendo così una minaccia alla sicurezza nazionale per Washington, i suoi interessi e i suoi alleati. L’elenco delle «posizioni aggressive» assunte dal Sudafrica include l’accusa di genocidio a Israele presso la Corte internazionale di giustizia e lo sviluppo di legami con l’Iran, tra cui «accordi commerciali, militari e nucleari».
Le misure introdotte dall’ordine esecutivo rimarranno in vigore finché il Sudafrica continuerà a «pratiche che danneggiano» gli Stati Uniti, afferma il documento. Washington e Pretoria si sono già scontrate di recente sulla legge sulla proprietà terriera.
Il segretario di Stato statunitenseMarco Rubio aveva precedentemente annunciato la sua decisione di saltare un incontro del G20 in Sud Africa alla fine di questo mese, accusando Pretoria di «fare cose molto cattive».
Elon Musk, che ha lasciato il Sud Africa per diventare un miliardario negli Stati Uniti ed è diventato uno dei principali consiglieri di Trump, ha anche definito la legislazione «razzista».
Come riportato da Renovatio 21, già in passato il Musk si è scagliato contro la deriva razziale del suo Paese natìo, condannando figure come il capo del partito Economic Freedom Fighter Julius Malema, che canta «Kill the Boer» («uccidi il boero») in stadi gremiti. Elon ha altresì attaccato il New York Times accusando il giornale di supportare appelli al genocidio dei bianchi sudafricani.
«Il New York Times ha davvero il coraggio di sostenere gli appelli al genocidio!» ha twittato il Musk, che è cresciuto in Sudafrica. «Se mai c’è stato un momento per cancellare quella pubblicazione, è adesso» ha scritto, accludendo un link a un sito in che permette di leggere gratuitamente gli articoli delle testate sottoposte a paywall.
The New York Times actually has the nerve to support calls for genocide! If ever there was a time to cancel that publication, it is now.
You can read their articles for free anyway using https://t.co/2NjvMTsWmj. pic.twitter.com/ow11wxw7Ny
— Elon Musk (@elonmusk) August 4, 2023
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato il tribunale ha assolto Malema dichiarando legale la canzone genocida: la Corte per l’uguaglianza di Johannesburg ha ribaltato una sentenza che aveva dichiarato la canzone incitamento all’odio e proibito a Malema di cantarla. Il gruppo di difesa afrikaner (cioè di boeri, sudafricano bianco) chiamato AfriForum aveva inizialmente citato in giudizio Malema per aver eseguito la canzone, tuttavia «non è riuscito a dimostrare che il testo della canzone potesse ragionevolmente essere interpretato per dimostrare una chiara intenzione di danneggiare o incitare a danneggiare e propagare l’odio», è stata la pronuncia del giudice Edwin Molahlehi che ha archiviato il caso.
Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha risposto dicendo che la sua nazione «non si sarebbe fatta intimidire», affermando che il mondo stava assistendo all’ascesa del «nazionalismo e del protezionismo, al perseguimento di interessi ristretti», ma non ha menzionato gli Stati Uniti per nome.
Come riportato da Renovatio 21, i massacri dei contadini boeri sono una realtà che dura da decenni, e sulla quale il mondo ha voluto oscenamente chiudere ambo gli occhi. Alcuni attivisti sudafricani raccontano di decenni di crimini e tortura ai danni dei bianchi da quando è arrivata la «democrazia» di Mandela. Tuttavia, avvertono, «l’Europa sarà peggio».
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