Geopolitica

Trump attacca Netanyahu. I protestanti USA protestano. Perché?

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La scorsa settimana, l’ex presidente americano Donald J. Trump ha rilasciato un’intervista al giornalista Barak Ravid del sito Axios in cui si è scagliato contro il suo ex supposto alleato israeliano.

 

Trump si è dimostrato offeso dal fatto che Netanyahu si è immediatamente congratulato con Biden dopo le (ancora) contestate elezioni 2020.

 

Trump ha affermato che la chiamata di complimenti dell’allora premier israeliano al Biden è stata un tradimento della loro relazione e dei numerosi e controversi cambiamenti nella politica degli Stati Uniti nei confronti di Israele ordinati da Trump  durante il suo mandato, incluso il trasferimento dell’ambasciata USA a Gerusalemme.

«Fuck him», Trump ha detto riguardo Netanyahu

 

«La prima persona che si è congratulata con [Biden] è stata Bibi Netanyahu, l’uomo per cui ho fatto di più rispetto a qualsiasi altra persona con cui ho avuto a che fare».
Nell’intervista, Trump ha anche affermato che Netanyahu non è mai sembrato sinceramente interessato a cercare la pace con i palestinesi.

 

L’ex presidente ha elogiato il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas

Al contrario, l’ex presidente ha elogiato il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas.

 

Da notare che Trump aveva un  rapporto molto diretto con Netanyahu, costituito dal genero Jared Kushner. Il padre Charles Kushner, ricco immobiliarista finito in galera per storie sordide, era, oltre che grande sostenitore del Partito Democratico USA, anche uno dei primi donatori di Benjamin Netanyahu, il quale, si racconta, quando era a New York dormiva nella stanza di Jared.

 

I leader protestanti negli Stati Uniti – molti dei quali sono ardenti sostenitori sia di Trump che di Israele – sono stati in gran parte silenziosi riguardo commenti riportati dall’ex presidente. Ma Mike Evans, uno dei primi sostenitori evangelici di Trump, si è detto «inorridito»  ha affermato che un numero significativo di elettori evangelici potrebbe offendersi.

 

Evans, un evangelico con sede in Texas ed ex consigliere di Trump, in una lettera all’ex presidente che ha condiviso con un giornalista del Washington Post, lo ha implorato di «capire che Benjamin Netanyahu», secondo Evans, «ha un sostegno molto maggiore tra gli evangelici in America di te».

 

«Per favore, ti prego, non metterci nella posizione di scegliere tra te e la terra biblica», scrive la lettera di Evans, il quale in altre occasioni ha avuto modo di definire ha definito il nuovo primo ministro israeliano Naftali Bennett – cioè colui che ha preso il posto di Bibi Netanyahu – «un patetico e amaro ometto».

 

«Non c’è possibilità che tu possa vincere di nuovo se gli evangelici credenti nella Bibbia ti vedono come il presidente “F*****o Netanyahu” che… incolpa lo Stato di Israele, e non i palestinesi, di non aver fatto la pace», continua la lettera di Evans.

 

La lealtà di una certa parte dei protestanti americani va più a Israele, anzi al suo ex-presidente «falco», invece che al loro stesso presidente, acclamato e riverito fino a poco fa

Molte notizie sui retroscena della politica mediorientale di Trump sono contenute nel libro di Ravid, Trump’s Peace: The Abraham Accords and the Reshaping of the Middle East, un volume sul grande cambiamento geopolitico degli «Accordi di Abramo»al momento pubblicato per il momento solo in ebraico.

 

La querelle emersa tuttavia è importante per aver fatto emergere un dato che può confondere il pubblico: la lealtà di una certa parte dei protestanti americani va più a Israele, anzi al suo ex-presidente «falco», invece che al loro stesso presidente, acclamato e riverito fino a poco fa.

 

Com’è possibile?

 

«Il sostegno evangelico per Israele è guidato dalle credenze (…) radicate nella teologia cristiana evangelica sull’escatologia e sul letteralismo biblico» scrivono tre studiosi in Why Do Evangelicals Support Israel?, uno studio di sociologia politica pubblicato da Cambridge University Press. (Politics and Religion, Volume 14 , Numero 1 , Marzo 2021 , pp. 1 – 36)

 

Il cosiddetto «Christian Zionism» («sionismo cristiano»), che è più diffuso di quanto si pensi, è quindi un vero e proprio culto apocalittico

«Pertanto, le affermazioni ideologiche più significative che sono state trovate nella ricerca sono state che lo “Stato di Israele è la prova dell’adempimento della profezia sull’avvicinarsi della seconda venuta di Gesù” e che “gli ebrei sono il popolo eletto di Dio”».

 

In pratica, parte del protestantesimo americano crede che l’esistenza dello Stato Ebraico sia necessaria per far accadere la fine dei tempi, cioè l’Apocalisse. Lasciare Gerusalemme agli ebrei, per molto del pensiero evangelico, è una condizione per accelerare il ritorno di Cristo – e quindi, come scritto nella Rivelazione, della fine dei tempi.

 

Il cosiddetto «Christian Zionism» («sionismo cristiano»), che è più diffuso di quanto si pensi, è quindi un vero e proprio culto apocalittico.

 

 

 

Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

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