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Trombosi ed emorragia cerebrale dopo il vaccino a trentatré anni, è grave. La madre: «pronti a fare denuncia»

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Un 33enne di Nettuno lotta tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione del San Camillo di Roma per trombosi ed emorragia cerebrale seguite alla vaccinazione anti-COVID. Lo riporta Italia Sera.

 

Il giovane si era recato in data 5 giugno al centro vaccinale di Villa Albani di Anzio per ricevere il siero AstraZeneca. Ci è andato con la moglie, anch’essa ha ricevuto nello stesso giorno l’iniezione del farmaco anglosvedese.

«I medici sembrano pensare che ci sia una connessione diretta con il vaccino, tant’è che ogni giorno chiamano anche la moglie di mio figlio, che ha fatto Astrazeneca con lui

 

L’uomo, che non soffriva di patologie pregresse, aveva avuto qualche linea di febbre e dei piccoli dolori subito dopo l’inoculazione.

 

Dopo aver tentato di curare il malessere con l’immancabile Tachipirina, è iniziato un forte mal di testa, durato dei giorni, a tal punto da ritenere necessario informare il medico di famiglia, in data 13 giugno, il quale gli ha detto di recarsi subito in ospedale.

 

«All’ospedale di Anzio sono stati bravissimi – racconta la madre – lo hanno rivoltato come un calzino e, dopo la tac, ci hanno detto che aveva un’emorragia celebrare in corso e una trombosi, quindi lo hanno trasferito d’urgenza al San Camillo di Roma, in codice rosso. Dopo cinque giorni l’emorragia celebrale si è fermata».

 

«Mio figlio ha fatto il vaccino perché era sicuro che glielo avrebbero chiesto per il lavoro, ma questi vaccini non sono sicuri, si può dover scegliere tra la vita e il lavoro? Ora ci stiamo confrontando con i medici e con un legale, come familiari vogliamo fare chiarezza su cosa è accaduto e sulle responsabilità di questa situazione, siamo pronti a fare denuncia»

«Mio figlio è considerato in una situazione grave ma stabile ed è ancora ricoverato nel reparto di rianimazione. I medici sembrano pensare che ci sia una connessione diretta con il vaccino, tant’è che ogni giorno chiamano anche la moglie di mio figlio, che ha fatto Astrazeneca con lui ma che, dopo i primi malesseri, non è più stata male».

 

«Mio figlio ha solo 33 anni ed è sempre stato bene, questa cosa ci ha sconvolto. Anche l’altro mio figlio con il COVID è stato male, perché ha contratto il virus ed è stato in ospedale in condizioni serie. Qui non sappiamo più cosa pensare, come si fa si sbaglia».

 

«Mio figlio ha fatto il vaccino perché era sicuro che glielo avrebbero chiesto per il lavoro, ma questi vaccini non sono sicuri, si può dover scegliere tra la vita e il lavoro? Ora ci stiamo confrontando con i medici e con un legale, come familiari vogliamo fare chiarezza su cosa è accaduto e sulle responsabilità di questa situazione, siamo pronti a fare denuncia».

 

 

 

 

 

 

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