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«Traffico di organi in Ucraina»: l’accusa della Zakharova

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Il portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato che in Ucraina sarebbe attiva una rete di traffico di organi umani facilitato, a suo dire, dalle autorità locali.

 

La tremenda accusa è contenuta in un articolo pubblicato sul sito web del ministero degli Esteri, dove la Zakharova cita cronache tratta dai media in cui si suggerisce che gli organi dei soldati uccisi sarebbero apparsi su alcuni dei più grandi mercati della dark web, con prezzi a partire da 5.000 euro. Secondo quanto riportato, un cuore potrebbe essere acquistato in rapidità per 25.000 mentre i reni possono essere ottenuti per 12.000 euro.

 

Un commerciante avrebbe affermato che occorrono 48-60 ore per ricevere qualsiasi organo desiderato in una scatola medica, con consegne limitate ai Paesi dell’UE.

 

La Zakharova ha osservato che anche gli organi venivano scambiati offline, citando articoli dello scorso giugno secondo cui i rappresentanti di un ministero della salute in un Paese della NATO avevano stretto un accordo con alcuni «imprenditori privati» che erano stati assistiti dal ministero della Sanità ucraino e dall’ufficio presidenziale per consegnare un vagone frigorifero pieno di organi umani e parti del corpo.

 

Nell’editoriale viene sottolineato che il colpo di stato del 2014 a Kiev e il conflitto armato nel Donbass che ne è seguito hanno ulteriormente esacerbato il problema, con l’OSCE che ha confermato la scoperta dei corpi con organi interni rimossi in fosse comuni situate nella zona di conflitto.

 

Secondo la portavoce, il traffico di organi in Ucraina è esploso con gli ultimi anni, cioè da quando le autorità di Kiev hanno approvato una serie di leggi che «hanno semplificato drasticamente il lavoro degli specialisti dei trapianti nel Paese», unitamente allo scoppio della guerra russo-ucraina.

 

In particolare, Zakharova ha indicato la legge n. 5610 dello scorso anno, che esentava i trapianti dall’imposta sul valore aggiunto, e la legge n.5831, che ha eliminato la necessità di autenticare il consenso scritto o di autenticare la firma di un donatore vivente per donare i propri organi.

 

«Non c’è nemmeno bisogno di autenticare le firme. In effetti, è consentito anche il prelievo di organi da bambini. La procedura per il prelievo di organi dal defunto che non ha acconsentito alla donazione in vita è stata notevolmente semplificata», ha scritto la portavoce, aggiungendo che, ai sensi della legislazione ucraina, la persona responsabile della sepoltura di un defunto, come un primario di un ospedale o il comandante di un’unità militare, potrebbe concedere il permesso per la rimozione dei tessuti dal cadavere.

 

Anche le donazioni postume di organi e la vendita di organi umani all’estero sono state legalizzate in Ucraina.

 

In una nota esplicativa allegata al disegno di legge del 2021, i legislatori ucraini avevano spiegato la semplificazione delle norme sui trapianti di organi del Paese con la necessità di aumentare l’efficienza del sistema di trapianti, al fine di salvare più vite.

 

Inoltre, la legge ucraina proibisce l’acquisto o la vendita di materiali anatomici umani e vieta il prelievo di organi da bambini orfani, persone non identificate o persone morte nel conflitto russo-ucraino, riporta RT.

 

La Zakharova ha affermato che, secondo gli esperti, i venditori di organi ucraini non sono in grado di specificare l’origine del biomateriale che pianificano per la consegna. Si ritiene che molti di questi organi siano forniti da specialisti di trapianti del mercato nero, che li rimuovono illegalmente dai corpi dei soldati morti e bruciano i resti non reclamati.

 

La portavoce del ministero degli Esteri russo ha affermato che tali sospetti sono supportati dall’alto tasso di mortalità e dal gran numero di soldati ucraini scomparsi, nonché dalla carenza di specialisti e reagenti per lo studio dei cadaveri in Ucraina.

 

«Ciò consente a questi criminali di coprire le loro tracce e inviare organi umani e parti del corpo nelle regioni occidentali dell’Ucraina, dove sono pronti per essere inviati all’estero per i trapianti», ha affermato.

 

La Zakharova ha anche affermato che personaggi legati al famigerato Esercito di liberazione del Kosovo – un gruppo militante albanese sostenuto dagli USA clintoniani i cui membri, alcuni dei quali arrivati alle più alte cariche dello Stato kosovaro, hanno subito accuse di prelievo illegale di organi,  come nel caso del presidente kosovaro Hashim Thaci – potrebbero controllare questo mercato illecito di organi o almeno avere rapporti con esso.

 

La portavoce sostiene che oltre ai soldati ucraini, anche i bambini ucraini rischiano di cadere preda di trafficanti illeciti di organi. Ad esempio, nel giugno 2023 un membro di un certo ente di beneficenza è stato arrestato al confine tra Ucraina e Slovacchia.

 

Secondo l’editoriale della Zakharova, il detenuto era coinvolto nel traffico di bambini ucraini all’estero, con alcuni di questi bambini trafficati a scopo di trapianto di organi.

 

La testata governativa Sputnik riporta che «nonostante la gravità delle accuse contro di lui, il sospettato è stato rilasciato su cauzione di 1 milione di grivna [circa 25 mila euro, ndr] ed è prontamente scomparso.

 

«Questa è una prova conclusiva che lo stato ucraino sta coprendo e incoraggiando questo sanguinoso affare», ha accusato la Zakharova, aggiungendo che persone vicine al vertice dello Stato potrebbero essere coinvolte nel supposto traffico.

 

Come riportato da Renovatio 21, in aprile la Federazione Russa aveva iniziato un’indagine su un video finito in rete in cui una persona che affermava di essere un chirurgo militare ucraino implica di essere stato coinvolto nell’estrazione di organi da prigionieri di guerra russi.

 

Non è chiaro se si tratti di qualcosa di reale, di uno scherzo, o delle fantasie malate di un uomo.

 

Come riportato da Renovatio 21, il ministero degli Esteri russo aveva già parlato della questione del commercio dei trapianti illegali ancora l’anno scorso, dicendo il tema dei biolaboratori USA in Ucraina avrebbe fatto la fine del traffico di organi nel Kosovo di fine anni Novanta: sarebbe stato spazzato sotto il tappeto.

 

Le accuse della Zakharova restano da provare: il trapianto, che è sempre fatto a cuor battente (con l’esclusione delle cornee), cioè quando la persona è in vita – è, quindi, uno squartamento da vivi – comporta una filiera logistica cortissima, visto che cuori ed altri organi naturalmente non durano molto una volta espiantati.

 

La questione di tale traffico implicherebbe quindi che: 1) soldati e civili espiantati non siano morti, ma vivi – al limite feriti, e 2) gli utilizzatori finali, i «clienti» dell’abominevole rete, dovrebbero farsi trovare nei paraggi per il trapianto.

 

Tali difficoltà renderebbero difficile un sistema come quello descritto dalla Zakharova, tuttavia l’esempio kosovaro, unito ad alcune rivelazioni di questi anni fatte dai giornali mainstream riguardo i commerci mondiali di organi operati da israeliani, portano a pensare che il traffico sistematico di organi non è impossibile da realizzare.

 

 

 

 

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