Salute

Tour de France, ciclista si ritira: «molti di noi hanno problemi a respirare». Malori nel ciclismo alle stelle

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Un ciclista francese che è uscito presto dal Tour de France dice di aver smesso a causa di difficoltà respiratorie che sono state vissute anche da altri corridori del Tour.

 

In un’intervista al quotidiano francese Le Parisien, Victor Lafay, 26 anni, della squadra di ciclismo di Cofidis, ha ammesso che il clima era estremamente caldo, ma ha detto di aver lasciato la gara perché non riusciva a respirare.

 

«Il caldo, di nuovo, va bene. Siamo ben forniti, ci idratiamo, abbiamo cubetti di ghiaccio. Non l’ho trovato orribile oggi. Dopo di che non ho finito la tappa», ha dichiarato.

 

Dopo quella tappa, però, Lafay si è ritirato perché, dice,  era divenuto «impossibile respirare». Dice di aver parlato anche con altri corridori che hanno lasciato che hanno sperimentato lo stesso fenomeno.

 

«Ne ho parlato nel gruppo, ce ne sono molti che ce l’hanno». Lafay quindi fa nomi e cognomi.

 

«Siamo tutti negativi ai test COVID. Quindi o siamo negativi ma ce l’abbiamo ancora, o è qualcos’altro. Si parla tanto del COVID, ma potrebbe esserci dell’altro. In ogni caso, abbiamo tutti i polmoni incasinati. E quando i muscoli non sono ossigenati, dopo un po’ non possono più funzionare».

 

Lafay ha parlato della sua difficoltà respiratoria anche in un’intervista su Eurosport, dove gli è stato chiesto quale potesse essere il problema. Lafay ha risposto «sì, sono malato. Non sono l’unico nel gruppo».

 

Parlando di un famoso collega di cui fa il nome, Lafay dice: «È venuto da me e mi ha chiesto: “Sei malato? Neanche tu riesci a respirare?”, e io ho detto “No” e lui mi ha detto “anche io” e mi sento così dalla sesta tappa», ha detto all’intervistatore.

 

«Ho difficoltà a respirare. Mi sento come se non avessi abbastanza ossigeno, dolore ovunque, gambe, ecc., nessuna forza, e sta solo peggiorando dopo ogni tappa», ha affermato Lafay.

 

L’idea che potesse trattarsi di COVID è stata presto smentita dai tamponi.

 

«Tutti i test COVID sono risultati negativi. Ci sono tonnellate di persone nel gruppo che si sentono tutte allo stesso modo; sono anche tutti negativi. Quindi forse potrebbe essere qualcos’altro! Non lo so; Non sono un medico, non so nulla, ma molti di noi hanno gli stessi sintomi e stanno lottando sulle nostre bici», ha dichiarato l’atleta francese.

 

Non si ha alcuna informazione sul fatto se Lafay o gli altri ciclisti di cui parla siano stati vaccinati.

 

Le regole del Tour de France sono regolate da un’agenzia internazionale chiamata UCI (Union Cycliste Internationale), nel cui ultimo regolamento  si «raccomanda la terza dose per i corridori e in particolare per i membri dello staff».

 

Per le nuove regole UCI le squadre «dovrebbero continuare i loro sforzi per migliorare ulteriormente la copertura vaccinale basata su un ciclo completo di vaccinazione».

 

Come riportato da Renovatio 21, prima delle Olimpiadi di Tokyo emersero performance compromesse dalla vaccinazione – a parlarne furono allenatori e atleti di Francia e Belgio, che hanno visto le prestazioni crollare in modo irriconoscibile.

 

Il calcio, che come il ciclismo può considerarsi uno spot di resistenza, ha avuto una quantità record di collassi in campo e di calciatori morti.

 

A fine 2021 si era avuto il caso del campione internazionale di mountain bike Kyle Warner,  che a seguito della vaccinazione mRNA Pfizer ha sviluppato una pericardite molto grave, distruggendo la sua carriera e la sua salute mentale.

 

Non solo il ciclismo di massimo livello di Tour de France e campioni mondiali è funestato da questi inediti problemi di salute per i ciclisti. Anche gare ciclistiche locali stanno sperimentando livelli insoliti di «malori improvvisi», con decine di casi in una singola gara, anche gravi, prima e dopo il traguardo, come nel caso della Nove Colli di Cesena 2021.

 

Lo scorso giugno, ad una manifestazione ciclistica a Pistoia, un partecipante di 47 anni è morto colto da questo «malore» lungo un tratto in salita.

 

Lo stesso è accaduto sempre un mese fa ad una gara sui Colli Euganei, in provincia di Padova: il corridore, originario del veronese, è stato colto da «malore» a un giro dalla fine, ed è morto.

 

Ad aprile era invece morto un ciclista al Giro di Sardegna, sempre per «malore durante la corsa».

 

Sul tema dei «troppi malori nel ciclismo» ha fatto un servizio perfino la RAI, che tuttavia è certa che la colpa è di «stress e COVID», scartando l’opzione di una possibile reazione all’intervento medico più importante subito dagli atleti, l’innesto di un materiale genico sperimentale nei loro sistemi, che, ammette la stessa Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), può dare la miocardite: «sono state osservati casi molto rari di miocardite e pericardite. I casi si sono verificati principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani di sesso maschile».

 

Per i ciclisti, tuttavia, siamo sicuri si tratti di «stress e COVID».

 

Eccerto.

 

 

 

 

Immagine Marianne Casamance via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

 

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