Epidemie

The Lancet: «stigmatizzare i non vaccinati non è giustificato»

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Sorprendente presa di posizione in un articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet:  stigmatizzare i non vaccinati «non è giustificato».

 

L’autore del breve articolo è il dottor Günter Kampf dell’Università di Medicina di Greifswald, in Germania.

 

Il dottor Kampf si scaglia contro un’espressione utilizzata ad nauseam dai nostri medi, la cosiddetta «pandemia dei non vaccinati» con cui politici e giornalisti hanno martellato la popolazione per settimane, nel tentativo di giustificare, in tutta Europa, una nuova incredibile stretta delle restrizioni pandemiche (il 2G in Germania e Austria, il super green pass in Italia).

«È sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati»

 

«Negli Stati Uniti e in Germania, funzionari di alto livello hanno usato il termine pandemia dei non vaccinati, suggerendo che le persone che sono state vaccinate non sono rilevanti nell’epidemiologia di COVID-19. L’uso di questa frase da parte dei funzionari potrebbe aver incoraggiato uno scienziato a sostenere che “i non vaccinati minacciano i vaccinati per il COVID-19″» scrive Kampf.

 

Si tratta, dice il medico, di una visione troppo semplicistica.

 

«Vi sono prove crescenti che gli individui vaccinati continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione» scrive il medico tedesco.

 

Vi sono i numeri americani a testimoniare quanto sostiene:

 

«Vi sono prove crescenti che gli individui vaccinati continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione»

«In Massachusetts, USA, sono stati rilevati un totale di 469 nuovi casi di COVID-19 durante vari eventi nel luglio 2021 e 346 (74%) di questi casi riguardavano persone completamente o parzialmente vaccinate, di cui 274 (79%) erano sintomatici. I valori di soglia del ciclo erano similmente bassi tra le persone completamente vaccinate (mediana 22,8) e le persone non vaccinate, non completamente vaccinate o il cui stato di vaccinazione era sconosciuto (mediana 21,5), indicando un’elevata carica virale anche tra le persone che erano completamente vaccinati. Negli USA, al 30 aprile 2021 sono stati segnalati un totale di 10 262 casi di COVID-19 in persone vaccinate, di cui 2725 (26,6%) erano asintomatici, 995 (9,7%) erano ricoverati e 160 ( 1,6%) è morto».

 

Poi ci sono anche statistiche tedesche:

 

«In Germania, il 55,4% dei casi sintomatici di COVID-19 in pazienti di età pari o superiore a 60 anni riguardava individui completamente vaccinati, e questa percentuale aumenta ogni settimana. A Münster (…) si sono verificati nuovi casi di COVID-19 in almeno 85 (22%) delle 380 persone che erano completamente vaccinate o che si erano riprese dal COVID-19 e che frequentavano una discoteca».

 

Quindi, «le persone vaccinate hanno un rischio inferiore di contrarre malattie gravi, ma sono ancora una parte rilevante della pandemia». Incontrovertibilmente, non può che essere così. Punto.

 

Per cui, dice il dottor Kampf, è «sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati».

 

«Invito i funzionari e gli scienziati di alto livello a fermare la stigmatizzazione inappropriata delle persone non vaccinate, che includono i nostri pazienti, colleghi e altri concittadini, e a fare uno sforzo maggiore per riunire la società».

Anche perché, come si usa dire, chi non conosce la storia è destinato a ripeterla: «storicamente, sia gli Stati Uniti che la Germania hanno generato esperienze negative stigmatizzando parti della popolazione per il colore della pelle o la religione».

 

«Invito i funzionari e gli scienziati di alto livello a fermare la stigmatizzazione inappropriata delle persone non vaccinate, che includono i nostri pazienti, colleghi e altri concittadini, e a fare uno sforzo maggiore per riunire la società».

 

Kampf conclude il breve ma incisivo articolo con la dichiarazione di conflitto di interesse. Non ne ha nessuna.

 

Quanti dottori che vanno nelle TV nostrane possono dirlo?

 

 

 

 

 

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